Mai forse un
paese si è immedesimato così radicatamente con una festa.
Festa-emblema
a tal punto da fare identificare un paese, l’appartenere a un paese, con la
Madonna in onore della quale la festa si celebra, anche al di là delle stesse
ideologie personali, al di qua di
ragionevoli dubbi, al di qua e al di là dell’Oceano.
Nicolò
Tinebra Martorana, pubblicando nel 1897 Racalmuto.
Memorie e tradizioni, si dichiara scettico nei confronti della “tradizione”
ma poi a pagina 120, nel descrivere la Festa, si abbandona e scrive: “Oh!
perché, dico, perché non torna per te il buon tempo antico, tutto entusiasmo
religioso? Allora tu saresti il prediletto della Beddamatri del Monte...”.
In pieno clima
di guerra fredda, nel secolo scorso, il granitico vescovo di Agrigento, mons.
Giovan Battista Peruzzo, venne a scuotere i fedeli racalmutesi, che rischiavano
di tralignare verso il comunismo, avvalendosi di un argomento
irrefutabile. – Volete, - disse, - il
comunismo? E allora vedrete la vostra Madonna del Monte ruzzolare con una corda
al collo, strascinata per la scalinata del vostro santuario.
“Le donne” riferisce Eugenio Napoleone
Messana nel suo Racalmuto nella storia
della Sicilia, pubblicato nel 1969, “levarono alte grida, gli uomini
rabbrividirono”.
Nei primi Anni
Settanta, sempre del secolo scorso, lo stesso Eugenio Napoleone Messana,
convertitosi al comunismo per ripicca, scendeva quando poteva dall’Emilia
Romagna, dove si era trasferito, e veniva a comiziare nella sua Racalmuto.
Esordiva portando col pugno chiuso “il
saluto dei compagni dell’Emilia rossa”, dopodiché, nel bel mezzo del comizio,
per alcuni anni si è lasciato andare all’immancabile confessione: “Ogni anno a luglio, quando penso alla Festa
del Monte e sono lontano dalla mia
Racalmuto mi rivuddri lu sangu di li vini
(mi ribolle il sangue nelle vene) – e si
premeva significativamente il polso della mano sinistra stringendolo fra il
pollice e l’indice della mano destra, tra gli applausi liberatori,
naturalmente, del pubblico, rosso.
Nel 1978, poco
prima di morire, il Messana scriverà la
prima versione del testo della Recita
in dialetto siciliano La vinuta di la
Madonna di lu Munti.
Lo stesso
Sciascia nelle Parrocchie del
1956 metteva in dubbio la provenienza
della statua della Madonna del Monte dall’Africa, ma quando è il gesuita
Monreale a sostenerlo invoca il ghigno di Voltaire, in un racconto del
1987, per osservare che un gesuita aveva
smontato quanto un francescano aveva cercato di dimostrare, vede consumarsi
divertito l’assonante detto Chi di
ragione ferisce, di ragione perisce; per i racalmutesi però, e da racalmutese, avoca la prassi dei napoletani che restano
attaccati al loro santo anche se ne è stata messa in dubbio la storicità, e
approva quell’anonimo napoletano che “esortava, in una scritta murale, san
Gennaro ad infischiarsene del decreto che lo dà per inesistente”.
Quando mai
egli stesso, che solitamente rifuggiva la calca, si lasciava sfuggire anno dopo
anno la presa della bandiera del “cero” dei borgesi?
A
testimonianza di questo attaccamento, nonostante tutto, alla Madonna e alla
Festa del Monte, sono significative alcune lettere di emigrati inviate nel 1924
da New York.
“Since the
Madonna del Monte serves a major symbol of cultural and community
identification”, ha scritto Sam Migliore, nel saggio del 1988 Religious Symbols and Cultural Identiy: A
Sicilian-CanadianExample, dedicato alla comunità racalmutese di Hamilton.
“La Madonna del Monte – sostiene l’antropologo di origini racalmutesi,- funge
da importante simbolo religioso per l’identità culturale e comunitaria”. Specialmente
in terra straniera dove è stato costruito un “pezzo” di paese con il
“santuario” e la passiàta: “Alcuni
degli anziani passeggiano su e giù per James St. North, visitando
occasionalmente i bar o i circoli siciliani allo stesso modo come facevano
nella Piazza di Racalmuto”.
Nel V
centenario della venuta della Madonna del Monte a Racalmuto, nell’ambito
dell’apposito convegno che è stato anche una festa della memoria, avvalorato
dalla presenza di autorevoli studiosi, dell’arcivescovo di Agrigento mons.
Carmelo Ferraro, dell’arcivescovo di Monreale mons. Cataldo Naro storico del
movimento cattolico in Sicilia, sono state lette per la prima volta le parole
di uno dei corrispondenti dall’America rivolte all’ingiustamente dimenticato
Padre Cipolla, esponente significativo ancorché ignorato del Movimento
cattolico siciliano.
A proposito di
memoria: gli Atti di quel convegno non sono stati ancora pubblicati, speriamo
non dover attendere la ricorrenza del prossimo centenario. I frammenti di
lettere che seguono intanto ne rappresentano una pallida anticipazione.
Il “segretario Archivista della grande
Società di Mutuo Soccorso Maria S.S. del Monte fra i cittadini di Racalmuto in
New York” - Ferdinando Ippolito - a nome
della Società, che “conta 315
fratelli tutti Racalmutesi” tempesta
Padre Giuseppe Cipolla con una semplice ed esplicita richiesta: l’invio del Dramma-Sacro pubblicato dal Padre Bonaventura
Caruselli nel 1856, ormai introvabile.
Causa indiretta di una tale richiesta era stato lo stesso Padre Giuseppe
Cipolla che aveva chiesto offerte ai racalmutesi d’oltre Oceano in sostegno
delle sue iniziative benefiche. Costoro non si limitano a inviare semplicemente
qualche dollaro di fraterna carità ma affittano un teatro e allestiscono un
cartellone per due mesi di
rappresentazioni ripromettendosi di devolvere generosamente i ricavi:
“New York, 4
Agosto 1924. Al Comitato Pro Istituto – Racalmuto. La Società di N. S. Maria
S.S. del Monte ha portato in semblea (sic!) la circolare per formare l’Istituto
nel vecchio Castello del Carretto e tutta la Colonia e entusiasmata per tale
concetto indi la Società si propone di contrattare un Teatro per dare delle
recite e il beneficio andare al detto Istituto. Dunque la Società prega il
Comitato di essere tanto cortese di mandarmi il libro della Istoria di
Racalmuto ho pure qualche Manoscritto (con l’obligo (sic!) che finite le Recite
di sostituirlo di nuovo) essendo la
Colonia Racalmutese entusiasmata vuole recitare qualche Episodio della Istoria
di Racalmuto, come per esempio la Venuta della Madonna ed altri Episodi. Il
Comitato resta pregato di farci questa Cortesia...”
“New York, 7
agosto 1924. Reverendissimo Padre [...] abbiamo contrattato un Teatro per due
mesi (Ottobre e Novembre) per recitare drammi e il beneficio andare per
l’istituto a Racalmuto. [...]
Dunque tutta la Colonia Racalmutese in
New York per fare maggiore Concorrenza vuole recitare qualche Episodio che si
trova scritto nella Storia di Racalmuto. [..] Ferdinando Ippolito”
“New York, 15 settembre 1924. Padre Reverendissimo [...] ci facciamo
sapere che giorno 4 di Ottobre Sabato sera, daremo la prima rappresentazione il
quale si darà il Dramma di Alessandro Dumas “Una notte a Firenze” inoltre a
questo ci facciamo sapere che abbiamo scritto alle colonie Racalmutese di
Buffalo e di Hamilton Canadà e ci hanno risposto che anche loro lavorano per
ricavare qualche sommetta di denaro ed aiutare la nobile iniziativa da lei
sviluppata intanto abbiamo deciso di rappresentare La venuta della Madonna il 1
Novembre (giorno di tutti i Santi).
Dunque Padre Giuseppe Cipolla, alcuni
nostri paesani uomini vecchi ci hanno informato che esiste un libro di Padre
Bonaventura Caruselli di Lucca, il quale in detto libro si trova scritto il
Dramma della Venuta della Madonna completo uso per il teatro. [...] Lei Padre
resta pregato di fare il mezzo possibile di procurarci questo libro con questo
termino chiedento la sua S.B. da parte da tutta la società. Devotissimo
Ferdinando Ippolito”
“New York, 6 novembre 1924. Pregiatissimo
Sacerdote Giuseppe Cipolla, con la presente vengo a dirci che abbiamo ricevuto
la sua lettera ed il suo prezioso manoscritto e si figuri la gioia che abbiamo
provato tutti [...] l’abbiamo ricevuto il Giovedì sera e tutto il Venerdì e
Sabato hanno fatto le prove che hanno riuscite magnifiche, si figuri che il
popolo vuole che si recita di nuovo a Richiesta generale la quale noi per
appagarli la dobbiamo fare di nuovo. [...] Con questo termino chiedo la Sua
S.B. Ferdinando Ippolito”.
“New York, 9
Dicembre 1924. Reverendissimo Padre [...] noi lo ringraziamo di cuore su il suo
gentile pensiero di fare ristampare il Padre Bonaventura Carusello (intento il
libro) [...] se lei vede che per stampare il libro di Padre Carusello ci vuole
troppa moneta noi ci lo sconsigliamo perché non vale la pena di spendere tanta
moneta per poche copie – noi ci contentiamo quando ne manda una sola copia
quando lo copiamo e subito ci lo spediremo indietro – intanto ci facciamo
sapere che la recite al teatro sono finite e speriamo a Gennaio mandarci la
moneta intanto finisco il mio dire baciandogli la mano – suo umilissimo servo
Ferdinando Ippolito – 267 Elizabeth st. – New York”.
Come
si vede, la grammatica libresca lascia a desiderare, ma quella del cuore e
delle predilezioni è di grande valore. La corrispondenza corre lungo diverse
lettere tra solleciti e precisazioni ed è una miniera di informazioni non solo
sui racalmutesi emigrati, ma anche su quelli rimasti nella madre patria, tutti
tra loro in ideale collegamento.
Questo
collegamento arriva fino a noi, fino ai nostri giorni, rendendo attuale la
lontana corrispondenza del 1924.
Piero
Carbone
Facendosi scudo di la Beddramatri di lu Munti, sono state commesse tante sciocchezze da parte di tutti.
RispondiEliminaDomenico
Quante cose apprendo a me sconosciute. Il prof carbone ci allieta con i suoi post.
RispondiEliminaMimmo
Leggo quello scambio di corrispondenza e non posso fare a meno di pensare agli emigrati, alle loro sofferenze di una vita vissuta lontani dalla propria terra.
RispondiEliminaDaniela
La Madonna del Monte rappresenta il paese e i racalmutesi. Per tutti è così, per chi crede e per chi non crede.
RispondiEliminaLilla
Appuntamento settimanale con Piero Carbone. Un vero piacere atteso.
RispondiEliminaAngelo
Leggere gli articoli di Piero Carbone emoziona. Pennellate di tempi passati, balzano alla mente le situazioni, le scene, i momenti.
RispondiEliminaGrazie Piero
Salvatore Alfano (Racalmutese Fiero)
Leggendo gli scritti di Piero Carbone, peraltro bravissimo, la sensazione che se ne ricava è che prima, in paese, si faceva di più. Tutti erano animati dalla buona volontà.
RispondiEliminaLuigi
Noi racalmutesi siamo intrisi di la Beddramatri du lu Munti. Come se la nostra vita ruotasse attorno a quel santuario, la cui campana, le funzioni scandiscono i ritmi di una vita che si trascina giorno dopo giorno. Nel nostro parlare quotidiano c'è la Madonna. Usiamo dire sempre: Beddramatri! n'capu la Beddramatri!
RispondiEliminati lu giuru n'capu la Beddramatri di lu Munti. Devoti o affezionati?
Lillo
Caro Piero,
RispondiEliminauna curiosità tra il serio e il faceto, senza volontà alcuna di essere irriverente.
Visto che hai parlato, nel tuo articolo di Padre Cipolla, volevo sapere da dove nasce la frase: "Nun c'è scuru e fuddra si nun c'è Patri Cipuddra" ?
Grazie, saluti
Totuccio
Perchè non ristabilire veri contatti con gli emigrati e avviare scambi culturali?
RispondiEliminaDonatella
Il solito grande Piero
RispondiEliminaCarmelo
Entrare nel blog e trovare un articolo di Carbone è sempre una bella emozione.
RispondiEliminaAlessandra
Ho avuto modo di leggere le belle poesie del prof. Piero Carbone, uomo di vera sensibilità. Aumenta la stima per la persona e l'apprezzamento per i suoi scritti.
RispondiEliminaLidia
Chiedo scusa se capita che non risponda tempestivamente a domande e a sollecitazioni scaturite dai vari, come si dice in gergo, post. Non sempre ne ho il tempo a disposizione. In particolare, l'idea di Donatella è interessante, ci vorrebbe un sostegno istituzionale che assicuri la continuità dei rapporti con le varie comunità di racalmutesi nel mondo. Nel passato tutto si è risolto con qualche visita ufficiale di sindaci e arcipreti o in qualche esibizione in trasferta di gruppi folkloristici. Ma l'idea andrebbe ulteriormente caldeggiata. A Totuccio che vuole sapere da dove nasce la frase: "Nun c'è scuru e fuddra si nun c'è Patri Cipuddra", rimando a Sciascia che ne parla in "Occhio di capra" anche se quella spiegazione di uno che si agita per darsi da fare, di "maneggione" insomma, merita ulteriori approfondimenti e integrazioni. Un grazie sempre a tutti gli amici lettori per l'attenzione e gli attestati di stima. Alla prossima.
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