Durante i festeggiamenti in onore
di Maria SS. Del Monte, la recita La vinuta di la Madonna di lu Munti a
Racarmutu nella sua versione dialettale si recita ormai dal 1978, in trentaquattro
anni tante ragazze e ragazzi vi hanno preso parte nei diversi ruoli:
Eugenio Gioeni, principe di
Castronovo di Sicilia;
Fernando, scudiero del Principe;
Ercole III, conte del Carretto e
Signore di Racalmuto;
Ambrogio, uomo di fiducia del
Conte;
Arsenio, ambasciatore del Conte;
Giacinto, uomo al servizio del
Conte;
Ludovico, ambasciatore del
Principe;
Contessa del Carretto;
Damigella particolare della
Contessa;
Popolana al seguito della
Contessa;
Figlioletto della popolana (solo
in alcune edizioni);
Cavalieri;
Damigelle.
Primo e secondo pastore (solo
nell’edizione del 1986)
Quell’esperienza di una pubblica
recita rischia inevitabilmente di sbiadirsi,
di sparire col trascorrere del tempo, proprio per questo vorremmo restituirla agli
stessi protagonisti che l’hanno vissuta e al pubblico che l’ha condivisa:
attraverso una raccolta di fotografie da esporre virtualmente su questo blog e
da proiettare durante la festa del Monte.
Invitiamo pertanto tutti coloro
che hanno preso parte alla Recita dal 1978 al 2011 di inviare le loro foto scannerizzate, da pubblicare sul
blog e da proiettare a Racalmuto durante la Festa del Monte, accompagnandole con una breve didascalia:
nome e cognome, ruolo ricoperto, anno della Recita. (Chi lo desidera può
scrivere anche altre impressioni e personali ricordi)
Bella iniziativa, molto interessante.
RispondiEliminaNon ricordo l'anno,ma fu un bella emozione, per me ma anche per tutti i racalmutesi,vedere scendere sul carro della Madonna un angelo in carne ed ossa.
RispondiEliminaUna cintura poderosa lo teneva attaccato ad una fune di acciaio che correva da
un balcone ,sito nella piazzetta,ad un altro di fronte.L'angelo scivolava piano,piano, fino ad arrivare nel mezzo del carro e,donato un bel mazzo di fiori ,si posizionava, tra gli applausi fragorosi di tutti,in'poppa'
Sì,poppa:il carro in quell'anno aveva la forma di nave.
L'angelo,incredibile ma vero, era una donna,una ragazza racalmutese .Maria
Non so se ricordo male, ma tantissimi anni fa l'angelo lo fece la figlia di Giugiu Cavaleri. Allora era una bambina biondissima. Magari qualcuno può confermare o smentire i miei ricordi.
RispondiEliminaRosalia
Sì,era Paola,ma non era biondissima.
EliminaMaria
Sì anch'io lo ricordo chiaramente, (una delle pochissime volte che ho visto la
RispondiElimina"festa") anche se ero una bimba di circa 7 anni, ma il ricordo è ancora più vivido poiché guardavo con ammirazione quella ragazza: la figlia di Cavaleri, sì come dice Maria... Paola: emozionante!!! Lia
Ma è mai possibile che si continui a mettere nel dimenticatoio la figura del prof. EUGENIO NAPOLEONE MESSANA ? che riscrisse di sana pianta in versi la recita "Di la Vinuta di la Madonna di lu Munti".A quanti se lo fossero dimenticati gli ricordo quella prima recita la diresse sempre Lui.
RispondiEliminaUm'altra precisazione: a prendere le notizie sulla stotia di Racalmuto dal suo libro "Racalmuto nella storia della Sicilia" sono in molti e tutti bravi ma a citarne la fonte solo in pochi.
E chi potrebbe dare torto all’anonimo? A proposito: perché restare anonimi nel rivendicare i diritti di qualcuno? In questo caso il diritto della proprietà letteraria. Nel caso del Messana so come, quando e quanto è legato il nome di Eugenio Napoleone Messana alla Recita in dialetto, visto che nel 1977 mi chiese di procurargli una copia del Dramma del Caruselli presso la Biblioteca nazionale, ora regionale, di Palermo.
RispondiEliminaMan mano che il Messana andava traducendo, passava le parti dattiloscritte con inchiostro rosso su fragili fogli di carta velina, che conservo gelosamente, agli interpreti. Con trepidazione provavamo sul terrazzo di casa sua consapevoli dell’azzardo della prima volta. Durante la Festa del 1978, la prima recita. Subito dopo egli muore. Nel 1979 la Recita non ha luogo. In quella del 1980, vi ho introdotto, non senza resistenze e qualche minaccia!, la figura della Contessa facendole recitare alcuni versi di Giuseppe Rizzo, un poeta racalmutese dei primi del Novecento. La comparsa della Contessa, seguita dalle damigelle di corte e una popolana, piacque tanto che volendo pubblicare il testo del dramma si volle che si inserisse anche quest’altro personaggio; il professore Restivo venne a casa mia e mi chiese di sostituire le parole recitate dalla Contessa con versi originali. Così feci. Nel frattempo il Prof. Nicolò Macaluso, a cui fu proposta la regia, aveva apportato qualche ritocco lessicale e introdotto il personaggio d’apertura Giacinto. Quando mi venne dato il libretto stampato, ho notato che il tutto veniva attribuito indistintamente ai tre autori.
Quando nel 1988, per conto del Comitato dei festeggiamenti, curai la ristampa del libretto, aggiungendovi la cronaca del gemellaggio con Castronovo, avrei voluto distinguere graficamente le varie parti attribuendole ai loro autori, ma mi venne opposto che si doveva ristampare per come era nato. Per discrezione, essendo l’autore di tutta la seconda parte, assecondai i consigli altrui.
Tuttavia, conoscendo la genesi della Recita in dialetto ritendo doveroso oltreché corretto attribuirne l’idea originaria al Messana. Per il caro anonimo riporto quanto ho scritto nel post “Le passioni dei racalmutesi nel 1924” pubblicato su questo blog qualche settimana fa:
“Nel 1978, poco prima di morire, il Messana scriverà la prima versione del testo della Recita in dialetto siciliano La vinuta di la Madonna di lu Munti”.
Evidentemente l’anonimo, che ringrazio per avere fornito il pretesto di fare alcuni legittimi chiarimenti, (ma perché nascondersi dietro l’anonimato anche in simili pacifiche faccende? L'intenzione di attribuire a ciascuno il suo è meritevole), si riferiva in generale al malvezzo di chi non riconosce volontariamente il lavoro altrui e non lo cita o, peggio ancora, qualche volta anche maldestramente lo imita o se ne appropria. Mentre gli va fatto notare che talvolta, senza voler togliere nulla ad alcuno, omettere assieme a quello degli altri il proprio nome è una misura che si chiama discrezione.
Copia, incolla.
RispondiEliminaQuesta mattina ho ricevuto un comunicato stampa dell’ADUC nel quale si riferiva che il Tribunale di Firenze, accogliendo il ricorso proposto da tal Sig. Fabio Oreste, avrebbe disposto in via d’urgenza la chiusura di un forum di discussione ospitato, creato e gestito dallo stessa ADUC perché nello stesso si consentiva di postare contenuti anonimi.
Devo ammettere - e mi perdoneranno gli amici di ADUC - che sulle prime non ci ho creduto ed ho pensato che l’estensore del comunicato avesse frainteso il provvedimento del Giudice.
Sono, quindi, andato a leggere il provvedimento che ritrascrivo qui di seguito:
osservato che e’ degno di tutela il diritto di opinione e di critica ma che nell’ordinamento non puo’ trovare protezione l’anonimato; che dalle notizie anonime e non controllate diffuse su internet puo’ derivare danno irreparabile alla reputazione del ricorrente Fabio Oreste, con conseguenze negative anche economiche; ritenuto quindi che il ricorso sia accoglibile
PQM
visto l’art. 700 c.p.c. inibisce all’Aduc la divulgazione in internet del sito “Fabio Oreste e la fantafinanza” e ne ordina la rimozione, assegna alle parti termine perentorio di 60 giorni per l’inizio della causa di merito.
Pienamente d'accordo con l'amico "archivio e pensamente" è bello ricordare e far conoscere la nostra storia e i suoi "personaggi", piaccia o no, hanno contribuito a scriverla!
RispondiEliminaPremesso ciò, se non ricordo male il Prof. Eugenio Napoleone Messana, durante la sua lunga sindacatura, nel periodo dei festeggiamenti in onore alla Madonna del Monte oltre a seguire l'organizzazione e accompagnare la statua per tutto il paese, la sera del venerdì, arrivati sotto "la scalunata di lu Munti", incitava i portatori della statua,allora la statua veniva portata a spalla dai "facchini"
Questi erano persone che allora portavano qualsiasi tipo di merce in spalla, percependo un compenso, alcuni erano nostri compaesani e altri venivano da altri paesi, pernottando per tutto il periodo della festa "ni lu funnacu di Mennu".
Ritornando al Sindaco Messana, mentre i portatori si riposavano ai piedi della scalinata, Lui li incitava a salire le scale senza fermarsi, promettendo loro qualche lira in più e una bottiglia di vino come premio.
Poi Lui con altri nostri compaesani, si posizionava vicino "lu casinu di li surfarara" e a squarciagola cantavano "Maria passa".
Caro Amico di Regalpetra, ma sei proprio sicuro che il canto fosse Maria passa? E non Di n capu mari na navi vinìa? Il dubbio nasce dal fatto che Maria passa è il canto del venerdì santo. Grazie per l'eventuale precisazione.
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