E’ vero che dobbiamo
mirare a risolvere i problemi dei giovani, adoperandoci per far sì che il loro
futuro, nel paese, abbia dei risvolti positivi. Ma è pur vero che
diametralmente all’opposto stanno gli anziani, non uso la parola vecchi e, se
dovessi farlo, darei tutto il significato di tenerezza che accompagna questo
termine. Gli anziani vivono la loro vita parcheggiati nelle famiglie che,
spesso, mal tollerano la loro presenza. Sono lenti nei movimenti, arroccati
alle loro idee, non seguono di pari passo il progresso e questo crea nei
giovani, l’insofferenza nei loro confronti. Gli anziani ci mettono , con il
loro aspetto, con i loro acciacchi, di fronte alle nostre coscienze, di fronte
alla fragilità dell’essere umano. Gli anziani oggi, con la loro invisibilità, rappresentano
quella risorsa economica che attenua la crisi che vivono le famiglie. Loro lo
sanno ed è triste pensare che pur di stare in compagnia, pur di vivere la loro
vita lontani dalla solitudine o, peggio, emarginati negli ospizi, accettano
alla fine condizioni di vita poco adeguate. Gli anziani vogliono rendersi utili
per non sentirsi inutili, per non sentirsi soli, per continuare ad affermare la
loro presenza nella vita. E quando prendono coscienza che la loro figura via,
via diventa superflua, allora si rintanano in una muta attesa, aspettando
un’inesorabile fine. Gli anziani perdono
le loro compagne, i loro compagni e non hanno voglia e possibilità di rifarsi
una vita. Mi capita di vedere, quando cammino per Racalmuto, quando passo
davanti ai Circoli, dei salinai, zolfatai, la Società di Mutuo Soccorso in
piazza Castello, l’Associazione Combattenti e Reduci in piazzetta, i nostri vecchi
seduti, sguardo assente, perso nel vuoto, a rincorrere i loro pensieri, i loro
ricordi di una vita che sfugge dai loro corpi. Mi viene tanta tristezza. Anelano poter chiacchierare con qualcuno,
scambiare due parole, dimostrare ancora che sanno, che sono utili. Raccontare
le loro storie. Mi fermo spesso a parlare con loro, sono vecchietti che rappresentano ciò che è
stato il paese . Alcuni hanno dimostrato , nei loro mestieri, grandi capacità
imprenditoriali, non sempre accompagnate da istruzione, cultura e, per questo,
ancor più rilevanti. Pochi sono disposti
a coinvolgerli. Qualcuno, un’esigua minoranza però, si rende disponibile a
portarli in famiglia e far sì che qualche loro pomeriggio sia diverso dai
soliti. Anche per loro occorrono iniziative a sostegno dello scorrere monotono
della loro vita. Per loro occorrono gli spazi di verde, che già esistono e che
vanno ripristinati, curati. Per loro occorre il coinvolgimento in qualche
attività di normale routine di vita sociale, che possa farli sentire ancora
utili per determinate piccole adempienze. Loro vogliono sapere che hanno un
impegno e vogliono dimostrare che sono capaci di portarlo a termine con
scrupolosa puntualità. Mi piacerebbe sapere che l’ Amministrazione Comunale, in
accordo con i vari Circoli, la Fondazione, il Teatro, il Castello
Chiaramontano, la Biblioteca, le Scuole,
possa adoperarsi in un progetto di recupero,
intrattenimento e impegno per questi nostri simpatici vecchietti, che
rappresentano le radici del nostro essere, senza i quali la nostra vita, il
nostro ritmo frenetico non potrebbe esistere. Gli anziani non dovrebbero mai
più soffrire, perché, a differenza dei giovani, non hanno tempo per recuperare.
Noi veniamo dal passato e ci proiettiamo in un futuro che, più avanti,
inesorabilmente, rappresenterà ciò che siamo stati.
Racalmutese Fiero
Purtroppo, nella nostra società vi è un rifiuto a riconoscere nell'anziano un ruolo che può ancora giocare, una voce che può farsi ancora autorevolmente sentire, sembra far parte anche di quell'intreccio di meccanismi di potere, insiti nelle strutture sociali, che si innescano sul piano familiare e collettivo,che si traducono nel considerare il "vecchio" come oggetto e non soggetto attivo.
RispondiEliminaPubblico, sempre volentieri, i commenti dell'"Amico di Regalpetra". Sempre in sintonia con il suo essere: discreti, intelligenti.
EliminaRacalmutese Fiero
Gli anziani portano nella nostra vita la memoria di tutto ciò che ci costituisce, delle nostre radici, delle esperienze educative, culturali, ma anche delle esperienze storiche, degli avvenimenti che sono il piedistallo su cui poi si è sviluppata la nostra esistenza.
RispondiEliminaHo sempre rispettato ed amato gli anziani; non solo per la saggezza ma anche per la dolcezza che vedo nei loro occhi. Hanno tanto bisogno di una parola gentile, di una carezza.
RispondiEliminaE' triste vedere in loro la fragilità, la malattia, la lenta perdita di energie.
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