In paese pochi la conoscono, pochissimi ne hanno
sentito parlare, se cercate su Google la trovate associata all’ospedale di un
paese del nisseno. Eppure è nostra concittadina, appartenente ad una speciale
genia di racalmutesi. Già! Racalmuto, prima ancora che di altre categorie più
remunerative a parlarne e a scriverne, è terra di eretici e di santi. Ma, al di
là delle categorie e dei giudizi religiosi, vogliamo ricordare una figura
straordinaria per indurci a riflettere che la vita non solo privata ma anche
pubblica ha il senso che noi le diamo; che vogliamo darle, nonostante tutto.
Nata
a Racalmuto il 7 novembre 1914 da genitori di modeste condizioni economiche,
condizioni che con i nostri parametri di oggi definiremmo povertà ma allora
erano condizioni diffuse di dignitosa sopravvivenza, suor Cecilia, al secolo Angela Basarocco,
crebbe nel clima tipicamente e mediamente religioso dei nostri piccoli centri
agricoli.
Fin da ragazza manifestò una
particolare sensibilità per le pratiche religiose e disponibilità ad aiutare il
prossimo: “segni” evidenti di una autentica vocazione religiosa. Fu accolta
come probanda nella Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto,
fondata da Don Pietro Bonilli. Senza eccessivi ripensamenti, emise i voti
definitivi alla fresca età di ventun anni.
In sintonia con le finalità della
Congregazione, spese tutta la sua esistenza nell’Ospedale di Niscemi dove
svolse il suo ministero di consacrata. Attività che letteralmente la consumò. A
Niscemi ancora oggi dire suor Cecilia è come dire “Ospedale”. La sua vita si
identifica con l’Ospedale in tutte le varie fasi che la struttura ospedaliera
ha attraversato: dall’Ospedale-infermeria privo di ogni basilare servizio a
quello odierno efficiente e spazioso, dal ricorso alle fontanelle per il
rifornimento idrico alla gestione di macchinari sofisticatissimi. Oltre cinquant’anni di presenza assidua e
ininterrotta, fatta di fedeltà e fatica quotidiana, l’hanno resa un simbolo.
Episodi di fede e di coraggio alimentano la sua leggenda.
L’episodio di coraggio. Siamo nel
1943. Sbarcati gli americani a Gela, alcuni soldati tedeschi trovano rifugio
nell’Ospedale di Niscemi: qui suor Cecilia era rimasta sola a soccorrere tanti
feriti militari e civili, fra i pericoli delle incursioni aeree. Tutti gli
altri erano fuggiti tentando di mettersi al sicuro. Scoperti dai soldati
americani, i tedeschi divennero mira dei loro fucili mitragliatori, destinati a
immediata carneficina. Suor Cecilia, che era un donnone, irruppe senza pensarci
due volte e col suo corpo fece scudo ai tedeschi, gridando in faccia ai soldati
che tenevano i mitra spianati: “Non è possibile! Non è giusto!”. Nessuno
comprese le parole, ma gli
anglo-americani avvertirono la forza morale di quel gesto, e rinunziarono
all’impresa.
L’episodio di fede. Risale alle
circostanze della sua morte: epilogo luminoso di tutte le sue virtù. Qualche
mese avanti l’anniversario del cinquantenario di professione religiosa, il
corrispettivo delle “nozze d’oro” per le persone sposate, si manifestarono in
suor Cecilia le avvisaglie di un male incurabile. Nonostante ciò, si celebrò la
lieta ricorrenza il 25 marzo 1985. Suor Cecilia, dissimulando la mortale
angoscia, offrì all’altare un vassoio con i “ferri” a lei tanto familiari. Il
giorno successivo, col riserbo che le era proprio, in gran segreto si sottopose
all’intervento chirurgico. Fu operata proprio con gli stessi ferri che aveva
offerti il giorno avanti durante la messa, nella stessa sala dove aveva
assistito centinaia di pazienti. Volle apparecchiare la sala operatoria con le
sue stesse mani.
Morirà poco più di un anno dopo, il
20 ottobre 1986.
Di questa suora, che si vedeva poco
nel suo paese d’origine, che ha voluto essere seppellita nella “sua” Niscemi,
si può dire ciò che è stato scritto sugli ultimi momenti di vita di San
Giuseppe Calasanzio: “Non mai si vide Giuseppe tanto giulivo, e contento, che
in quest’ultima infermità, che dovea rompere i lacci della sua spoglia. Non
sapea saziarsi di parlar sempre di Dio, e della gloria del paradiso”.
La suggestiva citazione ricade nello stile
agiografico, è vero, ma in tempi così poco propensi all’agiografia classica ci è parso opportuno rievocare un
inedito personaggio sicuramente “positivo” attraverso alcuni fatti per meditarci
su, consapevoli che a ben altre “agiografie” ci hanno abituato o vorrebbero abituarci opportunisti
pennivendoli e uomini di spettacolo.
Ma anche per un paventato timore abbiamo voluto
ricordare suor Cecilia Basarocco: non vorremmo che in tempi di ristrettezze economiche e
“razionalizzazione della spesa”, il dimensionamento o la cancellazione delle
piccole strutture ospedaliere cancellasse l’ospedale di Niscemi polo
d’eccellenza e la memoria di suor Cecilia a cui esso è intestato. Come è avvenuto già da tanto per l’ospedale
di Racalmuto e del suo fondatore Ferdinando Martino.
Piero Carbone
Madre Angela, così la chiamavo, l'ho conosciuta. Una grande donna con una profonda fede.
RispondiEliminaMaria Carmela
Piero Carbone ci porta a conoscenza di personaggi e fatti poco noti o sconosciuti, dimostrando una profonda conoscenza di Racalmuto.
RispondiEliminaGiovanni
Piero tira sempre dal cilindro qualcosa di veramente interessante.
RispondiEliminaComplimenti sempre, Piero!
RispondiEliminaAngelo
Mi ritrovo a pensare ogni settimana: vediamo cosa scriverà Piero Carbone.
RispondiEliminaMi piace leggere i suoi post
Maria Luisa
Mi complimento con il prof Carbone che con i suoi articoli arricchisce un blog già interessante.
RispondiEliminaLia
Grazie Piero.Il paese ha bisogno di conoscere che qualche compaesano è capace di gesti simili, di aver vissuto onestamente per il prossimo.
RispondiEliminaGrazie Angelo per il commento.
EliminaIl blog è sempre a disposizione per i tuoi interessantissimi articoli.
Piero Carbone e il sottoscritto, ne saremmo ben lieti.
A presto
Salvatore Alfano
Una piacevolissima testimonianza inedita di Piero Carbone. Uno scritto che inorgoglisce quanti sentono di appartenere a questo paese.
RispondiEliminaVincenzo
aspettando l'eretico.grazie per questa bella storia
RispondiEliminaLillo Mendola
Bello questo articolo di Piero Carbone sulla vita di Suor Cecilia Basarocco, donna ricca di umanità e coraggio.
RispondiEliminaAssunta
La Sicilia, ricca di contraddizioni e di contrasti, è costellata di persone di questo spessore, che spesso sono offuscati da ben altra gente. Grazie Piero, che ci racconti di tanta eccellenza!
RispondiEliminaAurelio
Mi piace l'impostazione: a proposito del "tenace concetto" di cui Sciascia parlò a proposito e di cui tanti parlano a sproposito:
RispondiEliminaGrazie per avermi dato l'opportunità di conoscere questa grande Compaesana onore e privilegio della nostra amata terra che vanta le origini di Padre Giuseppe Elia Lauricella.
RispondiEliminaMaria Lauricella