domenica 10 giugno 2012

"TIEMPU DI FAVI"


Caro amico Salvatore,

anche questa sua lettera ha aperto nella mia mente celle di memoria piene di ricordi.
Finita la scuola, con grande disapprovazione da parte mia madre, la quale temeva che io potessi appassionarmi ai lavori di campagna e quindi diventare un contadino, andavo con grande piacere e divertimento ad aiutare mio fratello Giuseppe in campagna.
Alle prime luci dell’alba era affascinante vedergli costruire un grande cerchio per terra, così perfetto che mi chiedevo come facesse.
Lui certo non sapeva niente di raggi, circonferenze, diametri, Pi greco e 3,14. Eppure i suoi cerchi sembravano disegnati da un ingegnere.
Poi la terra dentro il cerchio veniva bagnata, in modo che asciugando diventasse dura, successivamente si trasportavano all’interno dell’area del cerchio le fascine di fave.
Quando tutte le fascine erano ben sparpagliate dentro l’area, si facevano entrare, nel nostro caso, i cavalli e si cominciava a farli girare sopra le fascine.
Aspettavo con ansia questo momento, perchè per me era un gran divertimento guidare i cavalli dentro l’area, mi sembrava di essere come” Benur” al circo massimo. Ricordo, come fosse ora, che mentre facevo girare i cavalli nell’aria, mio fratello mi gridava a squarciagola “ NON FARE IL NIDO, NON FARE IL NIDO”. Aveva ragione, se si facevano girare le bestie in forma circolare si otteneva come un grande nido di uccello.
Per evitare questo problema bisognava quindi far girare i cavalli in piccoli cerchi concentrici , la cui circonferenza passasse per il centro del grande cerchio dell’area di lavoro, solo così tutta la superficie sarebbe stata calpestata dagli zoccoli dei cavalli. Successivamente quando le sterpaglie erano ben triturate, si aspettava il vento per spagliare.
Non so cosa darei per rivivere ancora una sola volta quell’esperienza.


                                                                                                               Roberto Salvo
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3 commenti:

  1. I ricordi di Roberdo sono teneramente struggenti
    Salvo

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  2. La memoria rappresenta la misura del tempo passato. Tornare indietro significa riappropriarsi della propria giovinezza.
    Complimenti Roberto
    Antonio

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  3. Opportuna integrazione oltreché una bella testimonianza personale.

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