giovedì 31 maggio 2012

I RESTAURI “DI LU MUNTI”


Oggi si conclude il mese Mariano. Un affettuoso saluto a Don Alberto e Don Gennaro che hanno accompagnato, per tutto il mese, nella preghiera i fedeli.
Di seguito, alcuni cenni di storia recente circa i restauri del Santuario della Madonna del Monte.
L’anno 1952  ad opera del sac. Salvatore Farrauto, nominato delegato Vescovile del Santuario Madonna del Monte da S.E. Mons. G.B. Peruzzo, Arcivescovo – Vescovo di Agrigento, con bolla del 1 gennaio 1952, avendo rinunciato il rettore sac. Francesco Petrone, perché ammalato, venne dorata e restaurata a cementite la prima metà del Santuario e cioè l’artistica custodia della Madonna, il cappellone, i muri dal pavimento al soffitto con la cupola.
Ciò venne eseguito con le offerte raccolte da devote persone con a capo il sac. Petrone, sia a Racalmuto che in America, dal gennaio 1950 al dicembre 1951 e con altre, procurate dal suddetto sacerdote,  il quale mise anche del suo. Così il 20 settembre 1952 si effettuò l’esecuzione di una  parte del progetto di restauro, da anni desiderato, del Santuario. Tale restauro fu eseguito dalla ditta Paolo Triolo di Palermo.
Verso la fine di febbraio 1953 il suddetto delegato, fece sostituire l’altare maggiore di legno, logorato e tarlato, con un artistico altare di marmo, eseguito dal prof.  Meschino di Caltanissetta.
Lo stesso anno, precisamente nei mesi estivi, il sac Farrauto ideò e fece eseguire il livellamento del suolo del Santuario. Sotto l’arco di centro un gradino divideva il pavimento della Chiesa in due livelli, con impedimento della visuale per coloro che sedevano nelle file posteriori. Con il livellamento si aggiunse un secondo gradino a quelli già esistenti dell’altare maggiore e la visuale si rese ottimale per tutti.
Sotto lo scavo fu rinvenuta una cappella funeraria di metri 10 di lunghezza  e metri 4 di larghezza; vi si accedeva scendendo una scala che dall’arco di centro arrivava sotto l’altare dell’Immacolata e si prolungava fin sotto l’altare di San Francesco di Paola. Forse tale cappella serviva per i funerali prima di seppellirvi i morti. Essendo di nessun valore artistico, il delegato, prof. Grillo, inviato dal Sovrintendente ai monumenti di Palermo, ordinò si chiudesse l’accesso dal pavimento.
Bisognava intanto completare la doratura e i restauri della seconda metà del Santuario. Il sac. Farrauto ne intraprese l’opera, tanto più che, dopo sue richieste ai devoti del paese  e ai compaesani d’America, Canada, Belgio e altri paesi, arrivarono delle offerte.
Nel luglio del 1954 iniziò una sottoscrizione nel paese che diede buoni risultati, si aggiunsero anche  le offerte precedentemente ricevute dal 1953 a giugno 1954, nonché l’offerta  del comitato “Festeggiamenti Madonna del Monte” di Racalmuto. Si potè così effettuare il restauro completo e la doratura dell’altra metà del Santuario.
La costruzione del grande ponte venne eseguita, come per la  volta precedente, dalla ditta Vincenzo Macaluso di Racalmuto, con travi e tavole prese in affitto dal Delegato prof. Grillo e i lavori di doratura e restauro furono sempre eseguiti dalla ditta Paolo Triolo di Palermo. I lavori iniziati a metà settembre, terminarono il 20 novembre 1954.
L’11 dicembre 1954, a conclusione dell’anno Mariano e dei festeggiamenti per il Santuario restaurato, S.E. Mons Francesco Fasola, Vescovo coadiutore di Agrigento, consacrò l’altare maggiore con l’Olio dei Catecumeni e del Santo Crisma, ponendo nel sepolcreto della mensa una piccola pergamena commemorativa e le reliquie dei Santi Martiri Nino e Vito.


                                                                                                          Enzo Matrona
Stampa il post

4 commenti:

  1. Gli ultimi restauri, quelli recenti, disastrosi.

    RispondiElimina
  2. In tempi lontani, Racalmuto poteva vantare queste persone che mettevano del proprio per il bene comune.
    Nicola

    RispondiElimina
  3. E' arrivata poi, la stagione dei restauri con i cantieri scuola, la peggiore cosa che potesse capitare agli edifici di culto i cui rettorati avevano conoscenze in assessorato.
    Una incresciosa parentesi che bastò a rovinare campanili, pulpiti, altari, pavimenti e persino cripte. Anche questo è successo, sotto gli occhi indifferenti di tutti.

    RispondiElimina
  4. Pur essendo racalmutese, molte cose non le sapevo. Grazie. Assunta

    RispondiElimina