Ogni mamma, arrivata al momento in cui
da una alimentazione esclusivamente lattea dovrà cominciare a somministrare al
suo bimbo altri cibi, viene presa da una serie di dubbi che il pediatra,
spesso, non riesce a risolvere, anche perché, quando si parla di alimentazione
e a maggior ragione di quella dei nostri piccolini, molti sono i consigli e non
di rado in contrasto tra loro. Una pediatra che da sempre si è occupata di
divezzamento (svezzamento o alimentazione complementare, come sarebbe meglio
chiamarlo), Irene Axelson, affermava che il divezzamento è, insieme
all’allattamento, una tappa rivoluzionaria nella vita alimentare del bambino. E
dunque particolare attenzione va posta agli alimenti che somministriamo al
nostro cucciolo nonché al rispetto delle tappe, perciò, al contrario di quello
che invece avviene sovente, non si dovrebbe aver fretta di cominciare né di
terminare l’introduzione dei vari alimenti.
Quando si dovrebbe iniziare lo
svezzamento? L’inizio, secondo praticamente tutti, dovrebbe avvenire dopo i 6
mesi di vita perché a tale età le necessità nutrizionali del bambino non
possono essere più soddisfatte dall’uso esclusivo del latte materno o della
formula.
L’antico poeta latino Giovenale
affermava, nel V secolo a.C., “maxima debetur puero reverentia” (si deve il
massimo rispetto al bambino), e la “reverentia” nei confronti dei nostri
piccolini dovrebbe passare anche attraverso la protezione e la corretta
conservazione degli alimenti a loro destinati.
Ormai da diversi anni l’industria
alimentare dell’infanzia produce una vasta gamma di alimenti, destinati proprio
alla prima infanzia, che presentano diversi vantaggi: innanzitutto la sicurezza
di lavorazione fino al prodotto finito, poi la praticità per la mamma che
spesso, ritornata al lavoro, non ha molto tempo per preparare dalla A alla Z il
pasto del suo bambino, oppure è costretta a lasciare il piccolo alle nonne, che
però hanno perso dimestichezza con pappe e pannolini, e ancora il rispetto dei
fabbisogni per l’età, o almeno la maggior facilità di dosaggio, rispetto al
prodotto fresco.
Da diverso tempo però si nota una
tendenza al ritorno alla natura accompagnata da una ricerca, che vale anche per
gli adulti, di cibi naturali. Così, anche nell’alimentare i propri piccoli,
molte mamme scelgono e chiedono al pediatra di poter preparare da sé le pappe,
senza ricorrere all’uso di omogeneizzati dell’industria, aiutate in questo
anche dalla disponibilità di omogeneizzatori casalinghi che permettono di
ottenere preparazioni con una granulometria ideale per le prime fasi del
divezzamento.
Come detto in precedenza, nella scelta
dobbiamo accertarci che i nostri piccoli ricevano alimenti sicuri, perché il
loro organismo, essendo in rapido accrescimento, è particolarmente esposto al
danno tossicologico da contaminazione chimica o biologica dei prodotti.
Oltre ai prodotti biologici che sono
sicuri, dal 2008 in tutti gli stati dell’Unione europea è in vigore un nuovo
regolamento (regolamento CE n 396/2005 del Parlamento Europeo) che modifica il
regolamento precedente in tema di pesticidi: questa legge fissa i limiti
quantitativi tollerabili per la sicurezza di tutti, bambini e adulti; inoltre
un organo europeo, l’Efsa, o Autorità europea per la sicurezza alimentare,
valuta che il limite fissato sia realmente sicuro per tutte le categorie di
popolazione, dunque anche per neonati, bambini e vegetariani (più esposti per
l’alto consumo di vegetali).
Nel 2011 l’Autorità europea per la
sicurezza alimentare ha pubblicato la terza relazione annuale sui residui di
pesticidi negli alimenti distribuiti in Unione europea nel 2009 e i risultati
sono stati ottimi: il 97,4% dei campioni analizzati rientrava nei limiti di
legge, questi dati confrontati con i dati del 2006 relativi agli stessi
prodotti dimostrano che la percentuale del superamento dei limiti è scesa dal
4,4% all’1,4%, dunque non solo la legge esiste ma viene anche applicata.
Allora, per i nostri piccoli ben venga
il prodotto dell’industria, ma sì anche alle mamme che scelgono il “fai da te”,
meglio se utilizzando materie prime da agricoltura biologica e a chilometri
zero, così da garantire la freschezza e mantenere inalterati tutti quei
nutrienti che deperiscono con la conservazione.
Dott.ssa
Assunta Martina Caiazzo
Medico Specialista in Scienza
dell’Alimentazione
Approvo questo pubblicare articoli che possano aiutare le mamme a risolvere i piccoli problemi e le incertezze, dei loro bambini.
RispondiEliminaSpero che continui.
Nicoletta
Sono la mamma di una bimba di quasi quattro mesi. A breve affronterò lo svezzamento, mi crea un pò di ansia, ma penso che mi aiuterà la vostra rubrica, che trovo molto interessante.
RispondiEliminaGrazie
Giusy