Un paese di artisti
Racalmuto
ha dato i natali a grandi artisti, purtroppo ormai scomparsi, i quali oltre a
costituire un vanto non solo per il nostro paese, la Sicilia e tutta la cultura
ad alto livello, devono essere continuamente valorizzati per la tutela della memoria
collettiva e ricordati come meritano, sia come racalmutesi che come artisti. La
pittura ci ha dato Pietro D’Asaro già alla fine del 1500. La letteratura del
nostro tempo ha avuto ed ha, ancora attualissimi, gli scritti di Leonardo
Sciascia.
E la musica? Salvatore Puma e Luigi
Infantino
E
la musica? Cosa ha dato la musica al paese? Non ci sono documenti, purtroppo,
di un’attività musicale nei secoli trascorsi. L’unica pubblicazione
interessantissima appena uscita riguarda l’attività bandistica di Racalmuto
dalla seconda metà dell’800 ai nostri giorni. Da una particolare e approfondita
ricerca di documenti raccolti dal prof. Giovanni Di Falco è venuta fuori
l’origine dell’ antica scuola musicale racalmutese. Grazie ad essa Salvatore Puma e Luigi Infantino, nati a Racalmuto nel 1920 e 1921, anziché
limitarsi a coltivare una semplice passione per la musica, o per gli strumenti
musicali, hanno scoperto in loro doti eccezionali e talento innato per intraprendere
gli studi per il canto lirico a livello professionale. Naturalmente si facevano già apprezzare spontaneamente in
paese. Da quel momento la loro vita era segnata dalla via musicale che li
avrebbe portati a conquistare successi nei più famosi teatri lirici di tutto il
mondo.
Esperienze parallele ma diversificate
I
due artisti con la stessa origine, dello stesso paese, entrambi tenori,
continueranno a fare sia esperienze parallele sempre di alto livello, e scelte
artistiche personalizzate e diversificate dovute soprattutto a ragioni naturali,
di ordine tecnico-musicale. La voce di Tenore infatti, pur indicando la voce
più acuta tra le voci maschili non assicura uguale altezza, intensità e qualità
a tutti coloro i quali la possiedono. Vi sono perciò molte diversità sui timbri
vocali, sui colori che richiamano la voce chiara o scura, sui registri o altezze preferite, le intensità forti o
aggraziate più agevoli.
Ugualmente bravi, ma diversi
I
diversi tipi di voci tenorili si possono riassumere in “Tenore di grazia”,
con una tessitura o estensione acuta e dotato di agilità, come il “Conte di
Almaviva” del Barbiere di Siviglia di G. Rossini. Inciso per la Cetra dal
nostro Luigi Infantino nel 1950 con altri interpreti di spessore
internazionale.
Il “Tenore
lirico” con una migliore cantabilità dalla zona centrale a quella acuta.
Il “Tenore
lirico o di mezzo carattere” come “Turiddu” della Cavalleria rusticana di
Pietro Mascagni, che ha avuto un interprete impareggiabile in Salvatore Puma, e
“Cavaradossi” della Tosca di G. Puccini interpretato sia da Puma nel lontano
1956 a Tokyo e nel 1973 al Teatro Massimo di Palermo, sia da Infantino al San
Carlo di Napoli nel 1946.
Il “Tenore
lirico vero e proprio” , portato sulle scene dai nostri tenori, come il
libertino Duca di Mantova del Rigoletto di G. Verdi, l’innamorato pittore Mario
Cavaradossi della Tosca di G. Puccini, e dello stesso compositore l’innamorato
di Manon, Des Grieux.
Il “Tenore
lirico spinto” personaggio principale dell’Andrea Chenier, interpretato da
Puma al Massimo di Palermo nel 1972, e Don Josè nella Carmen di G. Bizèt,
portato felicemente in giro nei teatri di tutto il mondo dai nostri tenori.
Per finire il “Tenore
drammatico” con voce potente e accenti forti, come l’Otello di G. Verdi e
il Sansone dell’opera omonima di Saint-Saens, magnificamente interpretati da
Salvatore Puma.
Grandi artisti e apprezzati professionisti
Tantissimi altri personaggi sono stati valorizzati sulla scena del
canto dai nostri tenori. Tutti e due hanno interpretato nei capolavori di G.
Verdi, oltre i già citati, il guerriero Radames dell’ Aida, l’innamorato
Alfredo della Traviata. Nelle opere di G. Puccini il poeta Rodolfo della
Bohème, il principe Calaf della Turandot, il tenente Pinkerton della Madame
Butterfly. Il capocomico Canio nell’opera Pagliacci di R. Leoncavallo, Lord
Edgardo nella Lucia di Lammermoor di G. Donizetti. Lohengrin nell’opera omonima
di R. Wagner, il Conte Loris della Fedora di U. Giordano, il nobile Grimaldo
nella Gioconda di Ponchielli, il Faust nella stessa opera di C. Gounod, Vasco
de Gama nell’Africana di Meyerbeer. Sedici tra i più grandi capolavori
operistici che offrono, anche al tenore di oggi, un panorama così vasto, ampio
e articolato di caratteri, sentimenti e personaggi da fare rivivere con il
canto e la recitazione. Da incutere timore, rispetto e ammirazione per il
piacere estetico.
Successo di pubblico e di critica
Molti
altri sono stati i capolavori scelti dall’uno e non interpretati dall’altro e
viceversa. Giustamente per seguire la scelta più appropriata al proprio timbro
vocale regalato loro dalla natura. Quello di Tenore lirico di grazia per Luigi
Infantino e l’altro Tenore lirico spinto e drammatico per Salvatore Puma. Con i
quali timbri vocali personali si può dare voce ai personaggi diversi già
previsti dai compositori.
Per Puma nelle
opere di Trovatore, Forza del destino, Ballo in maschera , Ernani,
Nabucco, Tabarro, Iris, Norma, Mefistofele, Guglielmo Tell, e
moltissime altre.
Per Infantino nell’Elisir
d’amore, Barbiere di Siviglia, Sonnambula, Cenerentola, Pescatori di perle,
Flauto magico, Don Giovanni, Falstaff, Rienzi, e moltissime altre.
Grandi
apprezzamenti e successi popolari per i nostri tenori sia da parte del pubblico
di livello internazionale che da parte della critica specializzata. Anche se
qualche volta questa critica musicale non ha gradito gli sconfinamenti oltre il
proprio registro vocale soprattutto per Infantino, e qualche volta si è
mostrata timida nei confronti di Puma.
Ora, dopo queste
brevi note, le nostre voci della lirica meriterebbero approfondimenti adeguati
alla loro statura di artisti, studi critici musicali ampi, e pubblicazioni
intese a conservare e diffondere quanto con l’arte del canto siano riusciti a
realizzare due racalmutesi. Molte notizie si raccolgono su internet digitando
nei vari motori di ricerca come Google i
nomi e cognomi di S. Puma e L. Infantino.
Carmelo Scimè:
valente tenore, per diletto
Quando
si parla dei tenori racalmutesi corre l’obbligo ritagliare uno spazio ben definito
per un’altra bella voce di Racalmuto, Carmelo
Scimè, classe 1924. Pur non avendo scelto, per vari motivi, il canto come
professione principale, viveva a Roma infatti dove gestiva una gioielleria,
conservò per tutta la vita la passione per la lirica. Curava con meticolosità e
raffinatezza l’emissione della sua voce, il suo timbro di Tenore lirico e
l’espressività nel canto. L’unica testimonianza della sua voce, che ci rimane
al momento, è l’incisione su disco 45 giri per la Melody del famoso Inno racalmutese
di carattere sacro “La vinuta di la Madonna di lu Munti”. A quella
registrazione nel lontano 1975, partecipò il gruppo corale folkloristico
racalmutese “A Virrinedda”. La voce di Scimè in questo disco appare chiara ,
nitida, espressiva, pronta a mettere in luce ed esprimere i significati più
profondi della religiosità contenuta nel testo.
Per finire, la musica ha sempre dato tanto al
paese, sono certo che Racalmuto saprà sempre ricambiare e incoraggiare tutti
coloro i quali esprimono con la creatività musicale la propria appartenenza ad
una paese di grandi sentimenti e di grandi artisti.
Domenico Mannella