Domani,
19 novembre, al Castello Chiaramontano, il seminario dal titolo: “Mai dire
clandestino”, organizzato da Malgrado Tutto.
Il
nostro non è un Paese razzista.. Non c’è dubbio tuttavia, che vi siano state, a
volte, delle intolleranze verbali verso chi, per fuggire a una guerra, alla
miseria o alla oppressione, ha deciso di espatriare e fissare la dimora in
questi nostri luoghi.
Del
resto, tutta l’Italia non può essere definita una nazione xenofoba, anche se,
schieramenti politici del nord hanno fatto della lotta contro l’immigrazione un
obiettivo pretestuoso, finendo poi per privilegiare altri temi. Tuttavia c’è
una stigmatizzazione dello straniero e
un disagio prodotto dal faticoso impatto tra residenti e immigrati. Qui sta il
nodo cruciale dell’intero problema.
Una
preoccupazione collettiva nei confronti dello straniero, tanto più in una fase
di acuta crisi economica, è un sentimento, per certi versi spiegabile: erroneamente si pensa che lo straniero tolga
lavoro ai residenti in una realtà marcata profondamente dalla crisi
occupazionale. In verità, gli stranieri che giungono nel nostro paese, si
adattano a svolgere lavori che, noi residenti, rifiutiamo di svolgere. C’è
inoltre, una questione di linguaggio che, separando due opposti fratelli,
favorisce il termine per
l’identificazione di chi è in posizione, in maniera supponente, di inferiorità:
clandestino. Un meccanismo, a volte istintivo che porta l’uomo al rifiuto del
nuovo o del diverso. Quello che succedeva, ad esempio, negli anni sessanta con
i nostri migranti , forzati a cercare lavoro al nord e mortificati nella loro
dignità di uomini nel leggere i cartelli affissi negli usci dei bar: “vietato
l’ingresso a meridionali e cani”. Vengono
chiamati clandestini quanti sbarcano sulle nostre coste e mostrano i loro volti
alla curiosità dei residenti e di noi tutti, privi di ogni cosa e totalmente
disarmati, semi nudi, febbricitanti e
comunque assolutamente inermi. Per questi esseri umani, abusiamo troppo spesso
del termine clandestino. Che fa pensare, soprattutto, a una figura
che agisce nell’ombra e, dalla quale, ci sentiamo minacciati.
Racalmutese Fiero
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