martedì 20 novembre 2012

IL MIO RICORDO

Oggi ricorre l’anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia – 20 novembre 1989 -


La mia mano di bambino stringeva quella ruvida  di mio padre, incallita dal lavoro di ferroviere. Amava portarmi con sé, nei giorni di pausa concessi dal lavoro. Ci recavamo al dopolavoro e, con fare timido e impacciato, poco propenso al vanto di un piccolo figlio che però lo inorgogliva nel cuore, mi presentava ai suoi colleghi.

Dispensavo baci e saluti, ricevendo a volte caramelle, come se un’affettuosità non spontanea, valesse eppure un premio. Lungo la strada, prima di arrivare in quel grande palazzo dall’aspetto triste, un giorno incontrammo Leonardo Sciascia – credo che allora abitasse a Caltanissetta –

Ricordo quest’uomo serio in volto, una figura non tanto alta e di corporatura normale. Un vestito grigio, una sigaretta tra l’indice e il medio della mano destra, radi i capelli tirati all’indietro, lasciavano  intravedere una pronunciata stempiatura. Bambino non conoscevo  fisicamente chi fosse Sciascia, anche se esisteva nei discorsi dei miei genitori; di mio padre che vantava giochi di infanzia con lo scrittore, essendo suo coetaneo e di mia madre che ne attestava vicinanza in contrada Noce.

Mio padre mi strinse più volte la mano, scuotendola un po’ e chinando il capo, storcendo la bocca verso di me,  con voce bassa ma orgogliosa mi bisbigliò: ” vedi quello? È Leonardo Sciascia, lo scrittore di Racalmuto” Poi, quando gli passammo accanto, con un leggero inchino: “buongiorno, professù”.

Più avanti negli anni, ormai più che ventenne, verso la metà degli anni 80’, rivedo Sciascia sulle strade sterrate della Noce con Francesco Cossiga,  una mano reggeva un bastone e l’altra poggiava sul braccio dell’allora Presidente della Repubblica. Avevo già letto alcuni suoi libri e visto il film, tratto dal suo omonimo romanzo, “il giorno della civetta”. Passandogli accanto, con una certa emozione, mi rivolsi dicendo: “buonasera Presidente, buonasera Maestro”. La sua risposta non si fece attendere, limitandosi ad un sorriso,  espressione di un carattere schivo ma gentile.

Racalmutese Fiero

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1 commento:

  1. mi chiedo e chiedo a voi: "chissà' che avrebbe pensato il "Prof. Nanà Sciascia" se fosse stato ancora tra noi di quello che si stà passando di particolare nel paese di RACALMUTO ???

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