Oggi ricorre l’anniversario della
scomparsa di Leonardo Sciascia – 20 novembre 1989 -
La mia mano di bambino stringeva quella ruvida di mio padre, incallita dal lavoro di
ferroviere. Amava portarmi con sé, nei giorni di pausa concessi dal lavoro. Ci
recavamo al dopolavoro e, con fare timido e impacciato, poco propenso al vanto
di un piccolo figlio che però lo inorgogliva nel cuore, mi presentava ai suoi
colleghi.
Dispensavo baci e saluti, ricevendo a volte caramelle, come se
un’affettuosità non spontanea, valesse eppure un premio. Lungo la strada, prima
di arrivare in quel grande palazzo dall’aspetto triste, un giorno incontrammo
Leonardo Sciascia – credo che allora abitasse a Caltanissetta –
Ricordo quest’uomo serio in volto, una figura non tanto alta e di
corporatura normale. Un vestito grigio, una sigaretta tra l’indice e il medio
della mano destra, radi i capelli tirati all’indietro, lasciavano intravedere una pronunciata stempiatura.
Bambino non conoscevo fisicamente chi
fosse Sciascia, anche se esisteva nei discorsi dei miei genitori; di mio padre
che vantava giochi di infanzia con lo scrittore, essendo suo coetaneo e di mia
madre che ne attestava vicinanza in contrada Noce.
Mio padre mi strinse più volte la mano, scuotendola un po’ e chinando il
capo, storcendo la bocca verso di me,
con voce bassa ma orgogliosa mi bisbigliò: ” vedi quello? È Leonardo
Sciascia, lo scrittore di Racalmuto” Poi, quando gli passammo accanto, con un
leggero inchino: “buongiorno, professù”.
Più avanti negli anni, ormai più che ventenne, verso la metà degli anni
80’, rivedo Sciascia sulle strade sterrate della Noce con Francesco
Cossiga, una mano reggeva un bastone e
l’altra poggiava sul braccio dell’allora Presidente della Repubblica. Avevo già
letto alcuni suoi libri e visto il film, tratto dal suo omonimo romanzo, “il
giorno della civetta”. Passandogli accanto, con una certa emozione, mi rivolsi
dicendo: “buonasera Presidente, buonasera Maestro”. La sua risposta non si fece
attendere, limitandosi ad un sorriso,
espressione di un carattere schivo ma gentile.
Racalmutese
Fiero
mi chiedo e chiedo a voi: "chissà' che avrebbe pensato il "Prof. Nanà Sciascia" se fosse stato ancora tra noi di quello che si stà passando di particolare nel paese di RACALMUTO ???
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