Che fatto strano, ancora a pensarci non so se sia stato
qualcosa di veramente accaduto o semplicemente un sogno. Ma tanto vale raccontarlo.
Il 27 del mese scorso, ottobre, mi trovavo la sera tardi a Racalmuto, a
passeggiare da solo in piazza. Ero assorto nei miei pensieri e mi godevo la
vista del paese deserto. Avevo appena superato l’imbocco della via Matrona e mi apprestavo a percorrere il tratto
davanti la Matrice e girare a destra sfociando in quel pezzo di corso che viene
chiamato la “chiazza”.
I lampioni gialli accesi davano una luce incerta per
definire i dettagli. Tanto che quella figura, addossata alla statua di Leonardo
Sciascia mi sembrò più un’ombra che una persona in carne e ossa. Ne percepivo,
con gli occhi, i contorni e i piccoli movimenti, ma non distinguevo chi fosse.
Affrettai il passo per raggiungerla e, giunto a pochi metri, spontanea dalla bocca
partì un’esclamazione: Beppe Grillo! Non mi sembrava possibile, se non fossi
stato certo della buona salute del comico, adesso politico, che pochi giorni
prima aveva attraversato lo stretto di Messina a nuoto, vista l’ora tarda, le
23,50 circa, avrei potuto pensare si trattasse di un fantasma. Invece era
proprio lui, in carne e ossa.
Mi fermai davanti e lo salutai, chiamandolo per nome.
Gentilmente mi rispose, rimanendo accanto alla statua di bronzo del nostro
amato Sciascia. Il suo braccio sinistro stava sulla spalla dello scrittore e
come due vecchi amici, che sembrano comprendersi anche senza parlare, stavano
così, come a condividere pensieri e scambiarsi opinioni magari su un paese che,
per certi versi, avrebbe potuto pure accomunarli. Si staccò per venirmi
incontro e assieme ci spostammo verso quelle due sedie che, forse non a caso,
Tommy aveva dimenticato fuori prima di chiudere il suo bar. Non mi sembrava
vero stare accanto a Grillo e poter
chiedere tutto ciò che avrei voluto sapere.
Le mie domande si rivolsero verso i problemi sociali, gli
ideali e i programmi di un movimento nato da poco e che in così poco tempo aveva
attecchito. Ovvio chiedere il motivo di tutto ciò. Beppe con aria sorniona,
calma, mi disse che la gente era stanca di tutto quello che non andava da
tanto, troppo tempo: corruzione, arrivismo, sete di potere, egoismo, menzogna e
che lui, insieme ai suoi sostenitori rappresentava il nuovo alternativo, così
si espresse. Io non volli contraddirlo ma tra me e me pensai che tanta
esperienza andava ancora fatta e che un conto era la teoria e un altro la
pratica che spesso si scontra con la realtà, ma non glielo dissi.
Volli fare un accenno a Racalmuto, tralasciando i
problemi reali del paese, che Beppe ben conosceva e concentrandomi su quello
che nell’immediato lui pensava si potesse fare. Non fece alcuna diagnosi, non
prescrisse nessuna cura, si limitò solamente a dire che bisognava puntare sui
giovani, vera risorsa e ricchezza di ogni paese e che spettava però a loro
impegnarsi e dimostrare di poter rappresentare una significativa alternativa,
una forza del nuovo. Concetti semplici, ovvi. Ma detti da Beppe Grillo apparivano
come la giusta cura per tutti i mali.
L’aria si era fatta piuttosto frizzante, si decise di
salutarci e avviarci ognuno verso direzioni diverse; io verso la Matrice, Beppe
Grillo verso la piazzetta. Incamminandomi, dopo un po’ mi voltai per un ultimo
cenno di saluto. La strada era deserta…
Racalmutese
Fiero
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