lunedì 30 aprile 2012

“ CU RESTA ARRINESCI ? “


Ho letto, sul blog dell’amico Scimè, l’articolo sull’ultimo libro di Gianni Riotta “Le cose che ho imparato” e incuriosito ho spulciato anch’io in rete, leggendo qua e là le recensioni. La convinzione che mi sono fatto è che il Riotta, nel suo libro, abbia dato una visione distorta della sua Sicilia e dei siciliani. Da una parte si legge una storia di bambino forzatamente affettata e piena di forme e di azioni che non convincono il lettore attento; molte scene sembrano messe lì più per colpire che per raccontare una verità vissuta. Dall’altra si legge la voglia di un Riotta di estendere le sue capacità giornalistiche (per la verità sempre asservite ora a questo ora a quel potente), oltre i limiti di una terra che rischia di dare poco a chi ha più che ambizioni, voglia di arrivismo. E questo lo si percepisce scrutando l’intimo dello scrittore che sogna fin da bambino la “Merica”, come lui stesso scrive. Infine, come a tacere un senso di rimorso di una persona che avverte di aver tradito una terra che gli appartiene o, meglio lui appartiene a questa terra, parla del padre, giornalista anche lui, che gli ha dato l’imprinting che Riotta non ha mai tradito, che ha sempre coltivato, tanto da reputare che la differenza tra lui che è andato via e il padre che è rimasto, non ci sia.

“ Chi esce riesce ma chi non esce riesce se esce da certi schemi, pregiudizi…..:”

Questa è l’unica frase vera: uscire non tradendo quella che è l’appartenenza, non rinnegandola e non ostentare un successo avuto fuori dalla tua terra. Rimanere elevandosi oltre i confini di un paese, un quartiere, una casa. Capire che la mente deve spaziare. Uscire, riuscire ma non dimenticare e fare, se si può fare, per la nostra terra, quello che possiamo fare.

Racalmutese Fiero
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento