martedì 17 aprile 2012

LE TRADIZIONI NEI RICORDI DI UNA BAMBINA


I miei ricordi di bambina sono legati a Racalmuto e alle domeniche trascorse coi miei nonni, libera di girare e rovistare ovunque nella casa posta al primo piano, al “Purgatorio”. Mi sembrava di scoprire dei tesori e toccavo oggetti che non erano, per me, usuali.Girare per le stanze aveva un sapore indescrivibile che faceva venir fuori tutto l’entusiasmo di bambina.Aspettavamo i cugini che arrivavano più tardi e l’euforia era irrefrenabile.Mia nonna, col suo grembiule nero, stava in cucina, preparava li cavati.Non permetteva a nessuno di avvicinarsi a “lu scanaturi”, dove lei, con mani esperte e agili,impastava e formava poi quei piccoli tozzetti di pasta rigirata.Noi bambini, in religioso silenzio, stavamo a guardare quelle dita ossute che con velocità incavavano rettangolini di impasto.Alla fine, messi al sicuro li cavati, la nonna ci permetteva di giocare con un po’ di farina.Sul fornello borbottava, in una pentola smaltata, il sugo che spandeva, per tutta la casa, un profumo di pomodoro aspro e denso.Per la stanza, speranzosa di ricevere qualcosa, gironzolava la solita gatta che, avvicinandosi troppo, veniva scacciata ricevendo l’immancabile “iiiisssiiii”.Mentre noi bambini giocavamo, i grandi si raccontavano le ultime novità del paese, più che altro pettegolezzi.Alla fine si finiva sempre con le notizie su chi era morto, quando e come.Nel mentre, in un’altra stanza, dove in un braciere ardeva “lu ginisi”, si preparava la tavola, una tovaglia bianca che le zie facevano volteggiare in aria per poi farla ricadere sul tavolo di legno spesso.Mia madre disponeva piatti, bicchieri e posate.La nonna, in una profonda pentola con acqua bollente, faceva scivolare la pasta che emanava odore di farina.Quando era ora di scolarla, noi bambini venivamo allontanati perché potevamo scottarci.Finalmente i piatti venivano riempiti e tutti sedevamo attorno al tavolo per gustare li cavati.L’allegria, dovuta alla felicità di essere assieme, arricchita da un buo piatto era tanta.La nonna, premurosa, più che mangiare, stava a controllare che i nostri piatti fossero sufficientemente pieni o che volessimo un’altra porzione.Allora la festa era rappresentata dal fatto che la famiglia si riunisse.Le poche cose ci rendevano felici anche se molte cose mancavano. Ma ancora ricordo un piatto di cavati, la serenità di mia nonna, l’allegria di tutti.

Rurù

DA OGGI PRENDE IL VIA LA NUOVA RUBRICA DI ANTICHE RICETTE CURATA DALLA NOSTRA AMICA RURU’. CHIUNQUE VOLESSE SEGNALARE ANTICHE O ATTUALI PIETANZE, PUO’ FARLO SCRIVENDO A: castrumracalmutodomani@gmail.com
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