Signora ministra, leggo su taluni blog ossequienti che Ella sta giungendo a Racalmuto non solo per privarla del sacrosanto diritto al voto, ma addirittura per venire accolta come un tempo si faceva con i vescovi visitatori. (che poi flagellavano preti, monache, confraternite, sagrestani e persino il sessuofobo padre Elia Lauricella che ora ignari credenti vorrebbero santificare). Forse mancherà la musica del mio presidente Carrara, ma gli ingredienti, pare, ci siano tutti.
Come si fa con le sette chiese, farà devoto omaggio alla criptica tomba del nostro Sciascia, ove vi è pure sepolta la moglie che non mi risulta avere amato tanto l’estranea Racalmuto. Poi si recherà alla fondazione Sciascia, che per l’occasione si farà trovare aperta. Resta in sospeso il fatto che i due generi che voleva Sciascia pare che si siano ridotti ad una unità e non si riesce a capire come provvedere alla sostituzione. Sciascia veramente voleva solo un comitato di controllo scientifico che salvaguardasse il valore delle carte che lasciava. Dovevano essere tutte, ma pare che il fascicolo Ficarra e quello di Sindona non ci stiano. La prefettura dovrebbe provvedere a sanare le anomalie di una fondazione costosissima per le casse dello stato e del comune e che per le bizzarrie di chi ha voluto mutare il consiglio scientifico in organo apicale della fondazione risulta, se non acefala, stranamente amministrata. Che istruzioni lascerà alla sua pretoriana in gonnella?
Si recherà quindi al Circolo Unione: le diranno che quello è il circolo delle “Parrocchie di Regalpetra” ma Ella non vi troverà né i personaggi di allora né qualche loro sosia; solo giovani rampanti dell’ultima ora; ma anche questi pochi, pochissimi, entrati ad onta di vecchie barriere statutarie e subito assurti a soci egemoni. Stia attenta quando sale le scale: se, a quanto pare ha qualche annetto, quelle scale non le saranno agevoli, come non lo sono per quel terzo di soci residui, che per leggi anagrafiche non vantano una lunga vita residua (e qui mi ci metto anch’io, sia pure con tutti gli scongiuri del caso). Se poi le viene di fare la pipì, non la faccia lì; quel liquame finirebbe nelle gerbere che fungono da fogna, andando forse ad inquinare le acque dei celeberrimi cannoli della Fontana. Non so se questa gliela faranno vedere con i vasi borbonici soprastanti (quelli in pietra sono stati asportati e non si ritrovano più, quelli falsi dovrebbero venire confezionati con cemento sia pure di ultima concezione, ad un costo pare salato sostenuto non ho capito da chi e per conto di chi).
Simpatica la faccenda del centro storico racalmutese, in gran parte servito dalle gerbere come fogna, ma ripensato da un grottesco per la modica somma di 80 mila euro che giustamente il Petrotto avrebbe voluto vanificare. Pare che se ne parli in “giochi di potere”. Come si sia comportato, dopo, il “missus panormitanus” non so; se l’impegno di spesa resta ancora in piedi, quali istruzioni darà ai suoi pretoriani cui demanda per due anni l’amministrazione di questo non mafioso paese?
Dopo la porteranno in teatro: come potranno aprirglielo non so, dato quel trambusto di veti propinati dai pompieri e l’inidoneità degli amministratori pro tempore di superarli magari da parte di un presidente foresto (romano, pare) e di un consiglio di amministrazione kafkianamente elaborato.
La visita alle sette chiese, non arriverà forse alla quinta che nel programma dovrebbe essere una bella gita alli Pantaneddi dove forse ancora vi stanno camion combusti, dalla mafia certo, ma non credibilmente indigena. Forse si farà chiarire il senso di una strana lettera inviata con piglio inestricabile circa autocontrolli per fibrillazioni nell’ipogeo minerario. Un mio commento in REGALPETRA LIBERA chiarisce un po’ di più. Ma stia attenta per la Sua salute: attorno bivaccano montagne di rosticcio che io so essere nocive alla salute pubblica, ma la mia tesi sul pericolo per i racalmutesi con erratiche statiche di morti per cancro non trova molto consenso. Lei, se si vuol bene, eviti quel luogo e dia debite istruzioni ai suoi “missi”.
Racalmuto è una strana terra. Sa talora essere mordace come ai tempi dei “fasci siciliani” quando le donne, femministe anzitempo, guidavano la “bassa plebe” a strusciare i piedi nel marciapiede del circolo unione per dileggio dei “galantuomini”, spingevano i loro tremebondi uomini di bassa condizione sociale a bruciare i granai di don Agreliu o del suo antagonista, e li portavano con gli abiti della festa ad accogliere, con Viciu Vella, il deputato socialista alla stazione, a dire il vero anche con la banda musicale del tempo. Un po’ meglio di come si farà con Lei, signora ministra.
Calogero Taverna
Caro Rino
RispondiEliminaHo letto le due lettere che hai scritto a proposito della visita a Racalmuto della ministra degli interno Cancellieri causa commissariamento del Comune.
Devo dire che, oltre ad una scrittura viaggiata, mostri anche un coraggio non da poco nel fare certe affermazioni.
Ieri sono stato ospite a pranzo da Giovanni;c'erano anche Luigi e Irene che hanno trascorso la festività a S.Vito. Tra le tante cose dette tra me e Luigi é venuta fuori la discussione relativamente alla tua prima lettera che hai iviato pure a Luigi. Anche lui ha riconosciuto che hai un coraggio leonino e un carattere da combattente.
Ancora un saluto e un abbraccio
Agato