Mi trovavo al bar della scuola, stavo
prendendo un caffè con l’amico Salvatore nato ad Alessandria D’Egitto, dove ha
vissuto sino all’età di nove anni. Il mio paese ha un nome di origine araba gli
dico, si chiama Racalmuto, mi hanno spiegato che è l’unione di due parole,
racal maut. Resto di sasso quando Salvatore pronuncia in arabo quelle due
parole, qualcosa come: “ rahal maaut”,
il suono delle parole era aspirato. Paese o villaggio del silenzio, proseguì
Salvatore, questo è il significato delle due parole. Spiegai al mio amico che
la Sicilia era stata occupata dagli Arabi e che quando raggiunsero il mio
paese, probabilmente, allora era solo un villaggio; notarono un gran silenzio
poiché a causa di una epidemia gran parte della popolazione era morta e gli
abitanti erano pochissimi.
Da
sempre trascorro gran parte delle vacanze estive a Racalmuto, paese che amo e
che custodisce moltissimi ricordi della mia vita. Ogni anno ho notato che
qualcosa è cambiata: l’edilizia ad esempio, si sposta sempre più oltre la
periferia, praticamente nelle campagne, si creano nuovi quartieri e il paese
muore un poco alla volta perché le vecchie case vengono abbandonate. Le leggi,
i regolamenti rendono difficile e costose le ristrutturazioni e la gente che ha
bisogno di case più confortevoli preferisce costruire nuove palazzine
nell’estrema periferia. Chi ha voglia e tempo di girare per le vie e le viuzze
del nostro paese potrà vedere con i propri occhi quante case disabitate e
abbandonate al degrado ci siano. Sembra che un piano di recupero esista da
tempo; mi chiedo, perché non ha prodotto risultati? Forse i cittadini non sanno
della sua esistenza o non è funzionale, oppure è stato fatto al solo scopo di
dare gli incarichi sapendo in partenza che era inutile. Quello che colpisce
maggiormente è il centro storico, il
cuore del paese è come morto, pochi i negozi in attività, la maggior parte sono
chiusi da anni. Molte case disabitate, alcune sono delle vere catapecchie
pericolanti. Se fosse possibile
incentivare con un aumento di cubatura e l’ inglobamento di catapecchie
confinanti, si attiverebbe la ripresa edilizia e il recupero di zone
abbandonate. La piazza, un tempo luogo di incontro e di fermento, è poco
frequentata; di sera sembra il deserto dei Tartari . Alcuni giovani vanno fuori
paese altri si radunano nei bar di periferia o nelle pizzerie; le antiche e
salutari passeggiate non sono più di moda.
Questo paese è molto diverso di come lo ricordavo, anche la popolazione
è cambiata, è diventata un popolo di rassegnati, colpiti da una mortale apatia.
Nessuno crede più in un cambiamento, specialmente in politica, molti sono
convinti che la politica sia diventata solo “bisinisse” e nient’altro. L’approccio dei politicanti è: “chi c’è pi mia?”. Fare politica è diventato come partecipare ad
un concorso alle poste, chiunque è in grado di dimostrare di disporre di un
pacchetto di voti, lo propone come ad un’asta al migliore offerente. La cosa che più fa male è la perdita di
fiducia nelle istituzioni; siamo convinti che i governanti siano tutti uguali a
qualunque formazione politica appartengano. I metodi e i risultati sono sempre
gli stessi. Sono convinto che molti lettori racalmutesi di questo blog abbiano
le capacità e le conoscenze per potere scrivere sui tantissimi problemi del
nostro paese, ma evidentemente sono rassegnati al silenzio. Molti si limitano a
qualche sporadico commento anonimo;
forse l’innata Sicilianità impedisce loro di esporsi e manifestare le proprie convinzioni, pensando
che: “la migliore parola è quella
che non si dice”, altri preferiscono ignorare le questioni politiche in
generale e parlano d’altro. In verità i Racalmutesi in qualche occasione, con
uno scatto di rivoluzionaria dignità, hanno provato il cambiamento, hanno
eletto governanti provenienti da professioni estranee alla politica e si sono accorti di essere caduti dalla
padella alla brace. Oggi siamo governati da commissari, uno schiaffo alla
democrazia che il “paese della ragione”
non meritava. Chi governava declina ogni responsabilità su quanto accaduto e
come delle verginelle dichiarano di cadere dalle nuvole, i Racalmutesi
sfiduciati, pensano che più buio di mezzanotte non possa fare. Temo che molti
si stiano preparando all’assalto della prossima diligenza; l’hanno già fatto e
possono farlo ancora, in fondo si tratta solo di mettersi d’accordo, “a ciascuno il suo”, la politica si sa è
l’arte del compromesso. Largo ai
giovani, sono loro che devono provarci con il loro entusiasmo e la loro
intelligenza, sono l’ultima speranza per questo paese. Purtroppo per i cittadini anche la speranza è
diventata un lusso che non possono più permettersi, almeno sino a quando il
nostro sarà: “il paese del silenzio”.
Roberto
Salvo
Buon compleanno, Roberto.
RispondiEliminaCatone
Buon compleanno, Roberto. Ottime considerazioni per il tuo genetliaco.
RispondiEliminaNon Anonimo.
Ottimo osservatore e dispensatore di 'ragionevoli'proposte,Roberto!Buon compleanno e buon tutto....
RispondiEliminaMaria Di Naro
Il silenzio non può transitare dall'opportunismo.Che le coscienze si sveglino!
RispondiEliminaAuguri anche da parte mia; trasformiamo il silenzio in ragione!
RispondiEliminaAuguroni :)
RispondiEliminaBella pagina Roberto. Intensa, carica di sentimenti dolorosi a stento. A proposito di “la migliore parola è quella che non si dice” che ricorda il detto toscano "Il silenzio è d'oro!" interessante cosa scrive lo storico Salvatore Lupo:
RispondiEliminahttp://www.spazioamico.it/salvatore_lupo_storia_della_mafia.htm#omertà
Ancora auguri
Giuseppina
Condivido e ti ringrazio per aver dato, secondo me, la giusta interpretazione letterale dell'origine della parola Racalmuto. Io da tempo ci provo tramite interpreti di lingua araba di origine magrebina, ma non ci sono riuscito. Tu, Roberto, in un precedente intervento hai usato un detto- "nuddru fa nenti pi nenti"-. E' vero. Ma come tutti i detti comuni c'è sempre il contrario: "cu a nenti si minti a nenti si trova". In medio stat virtus e forse giunto il momento della riflessione, del giudizio, dell'equilibrio, in sintesi della ragione, come dice Carmelo.
RispondiEliminaCordialità
Ignazio Scimè
sig. Roberto le sue riflessioni sono interessanti ma lei proprio lei quando viene a Racalmuto che fa?
RispondiEliminaSig Vincenzo M. (Milioto o Maniglia?),Roberto Salvo parla, come parla Carbone. Non per difenderli, lei sta parlando adesso, e non la critico per questo, gli altri parlano non con la convinzione di risolvere qualcosa ma con l'illusione di farlo. Se a lei tutto questo che vive il paese e vivrà in futuro, sta bene, allora il suo discorso di critica, mi permetta non costruttiva, non fa una grinza e va bene. Se, invece, a lei non piace quello che vive Racalmuto, allora critichi pure ma sia costruttivo, costruendo e non demolendo. Con tutto il rispetto per la sua persona, saluti Francesco S.
EliminaCurioso signor Vincenzo, cosa vuole che faccia? “Io proprio io in persona”, sono in vacanza! Mi scusi ma non sono bravo con i disegnini, spero capisca lo stesso.
EliminaIn questi giorni ho seguito con molto interesse il blog. Ho assistito alla visita dei Ministri e alle discussioni alla Fondazione. Si è parlato anche di Teatro. Mi rendo conto che l'apertura dello stesso era necessaria; la struttura non andava abbandonata al degrado. A proposito del "Paese del silenzio", articolo di Roberto Salvo, Nessuno ha visto, sentito e parlato della presenza dell'onorevole Angelino Alfano. Era presente, anche se è andato via in anticipo. Mi domando: chi lo ha invitato e cosa è venuto a fare a Racalmuto? Forse è stato invitato da qualche esponente politico locale per tastare il terreno in vista delle prossime elezioni regionali? E magari, il politico locale ha ricevuto promesse future? Intanto noi poveri racalmutesi abbiamo visto il duplicarsi delle tasse comunali. E' la politica lo strumento che con promesse di rinnovamenti serve a...non cambiare nulla e a strumentalizzare tutto e tutti.
RispondiEliminaAngelino
TANTI AUGURI
Ringrazio tutti gli amici che mi hanno fatto gli auguri. Roberto
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