Qualche anno fa fui invitato ad un pranzo elettorale da
un caro amico. Una piccola folla si riunì nel cortile del grande casale che
questo mio amico possedeva in un immenso sterminato giardino di limoni,
mandarini ed arance. Il pranzo era di altissima cucina siciliana: rigatoni,
salsa con melanzane e salsiccia e tante altre ottime cose.
Bastava spostarsi ai lati del cortile e si entrava nel
folto di migliaia e migliaia di piante di limone. Con milioni di frutti gialli
d'oro splendenti e rifulgenti gli ultimi raggi di sole. Dovunque lo sguardo io
girassi non vedevo altro che sterminati grappoli di frutti appesi agli alberi.
Molti di questi alberi avevano insieme frutto e fiore. E' cosa straordinaria,
ma per noi siciliani naturale vedere la zagare e gli agrumi attaccati allo
stesso ramo.
Camminando nel giardino di questo mio amico, dopo un paio
di chilometri immersi nel verde e nell'oro dei limoni e nel rosso delle arance
e dei mandarini, si giungeva al mare. Il grande generoso mare che circonda la
Sicilia isolandola ed unendola al mondo.
Riflettevo che tutto il destino della Sicilia è
nell'immensità della ricchezza di limoni, arance e mandarini, che a momenti ci
soffoca. Una ricchezza che è la nostra povertà perché spesso non abbiamo i
soldi per pagarne la raccolta per immagazzinarla e per esportarla. Quel
giardino per me è una metafora. La metafora di una ricchezza inutile sterile
che genera povertà, sofferenza e dolore.
Mi è tornata in mente una pagina di Vittorini dove
racconta di un venditore di arance calabrese che usa il traghetto per venire a
vendere la sua roba a Messina e quando non vende niente è costretto a mangiare
e a dare da mangiare alla sua bambina arancia tagliata a fette con un po' di
sale mentre lo stomaco gli si contorce e chiede pane, una bella consistente
fetta di pane!
Pietro Ancona
Bella prosa la tua,seppur soffusa da antiche dolorose constatazioni!
RispondiEliminaPenso ,però,che una migliore organizzazione del lavoro,l'azzeramento dei passaggi( più o meno leciti)tra produttori e consumatori,la conservazione/trasformazione dei prodotti agricoli non venduti in conserve DOP,potrebbero restituire a questa terra un maggior benessere e dignità .Maria Di Naro
Bellissimo il tuo articolo. E’ l’amara verità di una terra ricca di tante risorse e capolavori unici al mondo che potrebbero dare lavoro e ricchezza. Preferiamo sopravvivere di assistenzialismo, peccato! A Milano sugli scaffali dei supermercati troviamo agrumi provenienti da tutte le parti del mondo, succo di arancia rossa proveniente dalla Germania, arance dal Sudafrica, aglio cinese, ciliegie turche, nespole cilene e vino dall’Australia con un bel canguro stampato in etichetta. Da noi si danno gli incentivi per estirpare le vigne.
RispondiEliminaHo letto tanti articoli su questo blog, trovo che ”il giardino di limoni”, sia tra i più belli e meriterebbe un maggiore confronto tra i lettori del blog.
RispondiEliminaUn grande critico d’arte francese sosteneva che non basta avere gli occhi per apprezzare la magnificenza di un’opera d’arte. Penso che non basti sapere leggere per emozionarsi con la lettura. Sono rimasto colpito quando ho letto che la ricchezza da noi può essere povertà. Perché noi Siciliani siamo fatti così?
Gentile amico,
RispondiElimina"il giardino dei limoni" pennella una realtà, quella siciliana. Ogni articolo merita attenzione perchè esprime sentimenti o tende a mettere in luce problemi. Il confronto....siamo sempre fiduciosi.
Coltivatori per passione ormai! Due stipendi l'anno per tenere verdi cinque ettari di terra. Circa mille piante di vario genere che alla nostra azienda forestale costerebbero una fortuna, se consideriamo che per mille piante in salute altre centomila vanno in fumo, dalle mie parti. In cambio: niente spesa per la palestra, frutta a volontà e mal di schiena ogni sera.
RispondiElimina