Gli ultimi carrettieri
Fino ad una
trentina di anni fa, scrivevo nel 1988, ora aumentata di un’altra ventina,
numerosi carretti rullavano sulle strade petrose di Racalmuto.
Carretto,
cataletto. Duro mestiere quello del carrettiere, sia che fosse un acqualuòru, che vendesse cioè acqua per le vie e viuzze del paese, sia che
trasportasse, per destinazioni prossime o anche fuori provincia, mercanzie
varie: masserizie, prodotti della campagna e naturalmente zolfo e sale delle
locali miniere. A Ravanusa i più anziani ancora se ne ricordano du racarmutisi ca vinnìa sali, del
racalmutese che vendeva sale.
I
carrettieri, numerosi, esposti all’acqua e al vento, ai rischi della strada e
agli agguati predatori di malviventi mpaccialàti
nei passi scògniti, perennemente
in competizione, erano gente spavalda, irascibile, generosa. Abili nel fare scùrriri la zzòtta e sfiorare il dorso del cavallo o pizzicare le
orecchie del mulo da tiro per vincerne la ritrosia e sollecitare il passo ritmicamente
cadenzato sotto la canicola, incontro al vento di tramontana, nelle arrancanti
salite. Compare Alfio, il famoso carrettiere
della Cavalleria rusticana, in
dialetto canterebbe così: Oh, chi bieddru
mistieri, fari lu carrittieri, jiri di ccà e di ddrà, jiri di ccà e di ddrà.
Scurri la zzòtta, accàaa!
Poi hanno
smesso. Soppiantati dai mezzi meccanici e dalle mutate condizioni lavorative, i
carretti sono stati accantonati, i loro proprietari si sono adeguati
motorizzandosi. All’inconfondibile scrùsciu
di carrettu sono subentrati altri confusi rumori. Ma qualcuno ha cambiato
mestiere o se ne è andato in America.
Sono
scomparsi d’incanto, o per metamorfosi o per l’emigrazione, gli ultimi
carrettieri.
Il
carretto da qualche tempo è tornato di moda ma come impennacchiato oggetto
ornamentale, vezzo borghese, citazione pittorica, oltreché essere servito alle
carriere di professori universitari e a fortune editoriali con studi e
pubblicazioni. In primo piano sono balzati artigiani e artisti del carretto
nella sua molteplice tipologia: il palermitano, il catanese, il marsalese, il
castelvetranese, e le maestranze di Bagheria, Agrigento, Modica, Vittoria: i
Ducato, i La Scala etc.
Il
carrettiere, sullo sfondo, è passato in
secondo piano, pressoché ignorato. Del
carrettiere, del suo mondo, andrebbe scritta
la saga per restituirgli o riconoscergli
difficoltà, passioni, sentimenti, il ruolo nella società del suo tempo. Ognuno lo
fa come può. Anche dei versi possono tornare utili e dare l’illusione di fare
reincarnare con suoni e immagini ectoplasmi sfuggenti.
Nni la notti na
lanterna
S’arrimìna di
luntanu.
Canta un cori
vagabunnu
‘Na canzuna senza
suonu.
Nni la coffa c’è
attaccatu
Un canazzu, e va
abbajannu.
Canta, pensa, havi pi
liettu
Luna e... scrusciu di
carrettu.
Nella notte una lanterna / oscilla
da lontano. / Canta un cuore vagabondo / una canzone senza suono. / Alla cesta
vi è legato / un cane e va abbaiando. / Canta, pensa, ha per letto / luna e...
rullo di carretto.
Mi
ha stupito tempo fa l’interesse per il mondo dei carrettieri mostrato da
un’amica spagnola che ha voluto replicare un sentimento facendolo spaziare
oltre il dialetto siciliano:
Luna y traqueteo de carro
En la noche una lintena
Se balancea lejana....
Canta un corazón vagabundo
Una canción silenciada.
En el eje camina atado
Un perro que va aullando.
Canta, piensa, tiene por cama
La luna y las ruedas que
traqueteaban.
Traduzione di Paqui López Buyo
Ma
per tornare ai carrettieri in carne e ossa di un tempo si è fatto appena in
tempo a registrarne i nomi anzi i soprannomi con un’apposita ricerca. - Scrivi, scrivi la ngiuria, - tenne a
precisare con entusiasmo una vedova nel
ricordare il marito carrettiere – ccu lu
nnomu nun nni canusci nuddru -. Scrivi, scrivi il soprannome, col nome non
ci riconosce nessuno. Il soprannome, dunque, che è un falso nome, come
contrassegno efficace di riconoscimento e identità.
L’ordine di elencazione
è sparso: la memoria non registra secondo l’ordine alfabetico né con rigorosa
fedeltà anagrafica. Luigi Passerini, ad esempio, sollecitato dal famelico intervistatore
si è ricordato di parecchi carrettieri raggruppandoli per vaneddri e curtiglia, per
vie e cortili, ricollocandoli, vivi e animati come un tempo, nelle strade e nei
quartieri dov’essi abitavano, chiamandoli, direi evocandoli, per nome o
soprannome, in italiano, in dialetto, in
un festoso e contaminato mélange
linguistico.
Acquaioli
Pietru, Titu e Liddru Cuddrura,
Ancilu, Peppi e Pietru Rizzu,
U Giurdanu
Viecchiupilu
Domenico Scozzari
Pagliarieddru
Carmelo Montante
Rocco Messina
Panareddra
Santamulinu
Diego Salvo
Peppi Pucinaru
Calogero Curto
Pitrinu Baccareddra
Panaru
Peppi e Giuvanni Ippunieddru
Ramunnu Pilota
Turiddru Tilèriu
Vincenzo Rinallo
Trasportatori e
rivenditori
Luigi Passerini
Luigi Giglia
Nardu e Peppi Agrò
Peppi Ciccuzzu
Alfonso Bellomo
Carmelo Merulla
Carminu Testaleggia
Peppi Cardiddru
Giuseppe Traina
Carminu Cipuddra
Caloriu e Peppi Chiuòvu
Carmelo, Stefano e Giovanni Petruzzella
Salvatore Franco
Ntoniu, Vicienzu e Nicu Quagliariddraru
Tascareddra
Arfonziu Scimè
Peppi, Caliddru, Luvigi, Angilu e Raffieli Chiarelli
Turiddru Calalìa
Liddru Cicirunieddru
Liboriu La Miennula
Luvigi, Peppi, Fofu e Tanu Geraci Sarraviddru
Carminu e Angilu Piazza
Totu, Raffieli, Liddru e Angilu Giacatàru
Turiddru u Babà
Peppi Lattuca
Sarafinu e Nicu Cardiddru
Turiddru Baiuoccu
Liddru Amatu
Carminu Liunieddru
…
Piero Carbone
Una pagina di storia racalmutese e non solo. Complimenti all'autorey
RispondiEliminaNei racconti di Piero Carbone, vedi le scene e senti i rumori che accompagnano tempi andati. Complimenti!
RispondiEliminaQuanta nostalgia! Tempi felici; il rumore delle ruote sul selciato era musica e allegria.
RispondiEliminaDonatella
Piero, sei un grande.
RispondiEliminaAngelo
Complimenti al prof. Piero Carbone per questo articolo.
RispondiEliminaDescrive molto bene il fascino di una vita del paese che non esiste più.
Lina
llegir aquest poema que jo ja sabia, jo estava molt emocionat.
RispondiEliminaMilagros
L'estate, dalla campagna al Roveto, si andava a prendere l'acqua alla menta. Verso le 17/17,30, arrivava sempre un carrettiere. Gentilissimo ci metteva a disposizione una sua invenzione per riempire meglio i contenitori; una lattina di carna forata e il pezzo di tubo rigido di plastica in dotazione ai bidoni. Il tutto veniva inserito nel cannolo della fontana. Manco dal paese ormai da troppo tempo. Mi ha commosso questo scritto
RispondiEliminaPaolo
Grazie agli amici lettori che hanno apprezzato la rievocazione. Gracias!
RispondiEliminaTutto questo ha un senso: ha un senso far conoscere un modo di vivere che,pur in presenza di poca ricchezza e duro lavoro, aveva una propria musicalità. ricordo un verso cantato che diceva: " Parti di notti e si minti a cantari; canzuni beddri di centu maneri; carrettu e sunagliera "nni ddu momentu, ca ci faciva d'accumpagnamentu, ecc.
RispondiEliminaSono versi bellissimi;è bello rievocare tutto ciò,è bello leggere i commenti, ma cosa ci sarebbe di strano se ognuno ponesse la propria firma di seguito al commento!
Chiedi troppo. L'anonimato è insito nella nostra cultura. Complimenti per i carrettieri
EliminaNonò Salamone
RispondiEliminaMolto interessante!!!