mercoledì 11 luglio 2012

LUNA E...SCRUSCIU DI CARRETTU

Gli ultimi carrettieri

Fino ad una trentina di anni fa, scrivevo nel 1988, ora aumentata di un’altra ventina, numerosi carretti rullavano sulle strade petrose di Racalmuto.
            Carretto, cataletto. Duro mestiere quello del carrettiere, sia che fosse un acqualuòru, che vendesse cioè  acqua per le vie e viuzze del paese, sia che trasportasse, per destinazioni prossime o anche fuori provincia, mercanzie varie: masserizie, prodotti della campagna e naturalmente zolfo e sale delle locali miniere. A Ravanusa i più anziani ancora se ne ricordano du racarmutisi ca vinnìa sali, del racalmutese che vendeva sale.
            I carrettieri, numerosi, esposti all’acqua e al vento, ai rischi della strada e agli agguati predatori di malviventi mpaccialàti nei passi scògniti, perennemente in competizione, erano gente spavalda, irascibile, generosa.  Abili nel fare scùrriri la zzòtta e sfiorare il dorso del cavallo o pizzicare le orecchie del mulo da tiro per vincerne la ritrosia e sollecitare il passo ritmicamente cadenzato sotto la canicola, incontro al vento di tramontana, nelle arrancanti salite.  Compare Alfio, il famoso carrettiere della Cavalleria rusticana, in dialetto canterebbe così: Oh, chi bieddru mistieri, fari lu carrittieri, jiri di ccà e di ddrà, jiri di ccà e di ddrà. Scurri la zzòtta, accàaa!
Poi hanno smesso. Soppiantati dai mezzi meccanici e dalle mutate condizioni lavorative, i carretti sono stati accantonati, i loro proprietari si sono adeguati motorizzandosi. All’inconfondibile scrùsciu di carrettu sono subentrati altri confusi rumori. Ma qualcuno ha cambiato mestiere o se ne è andato in America.
            Sono scomparsi d’incanto, o per metamorfosi o per l’emigrazione, gli ultimi carrettieri.
            Il carretto da qualche tempo è tornato di moda ma come impennacchiato oggetto ornamentale, vezzo borghese, citazione pittorica, oltreché essere servito alle carriere di professori universitari e a fortune editoriali con studi e pubblicazioni. In primo piano sono balzati artigiani e artisti del carretto nella sua molteplice tipologia: il palermitano, il catanese, il marsalese, il castelvetranese, e le maestranze di Bagheria, Agrigento, Modica, Vittoria: i Ducato, i La Scala etc.  
Il carrettiere, sullo sfondo,  è passato in secondo piano, pressoché ignorato.  Del carrettiere,  del suo mondo, andrebbe scritta la saga per restituirgli  o riconoscergli difficoltà, passioni, sentimenti, il  ruolo nella società del suo tempo. Ognuno lo fa come può. Anche dei versi possono tornare utili e dare l’illusione di fare reincarnare con suoni e immagini  ectoplasmi sfuggenti.

Nni la notti na lanterna
S’arrimìna di luntanu.

Canta un cori vagabunnu
‘Na canzuna senza suonu.

Nni la coffa c’è attaccatu
Un canazzu, e va abbajannu.

Canta, pensa, havi pi liettu
Luna e... scrusciu di carrettu.
Nella notte una lanterna / oscilla da lontano. / Canta un cuore vagabondo / una canzone senza suono. / Alla cesta vi è legato / un cane e va abbaiando. / Canta, pensa, ha per letto / luna e... rullo di carretto. 

            Mi ha stupito tempo fa l’interesse per il mondo dei carrettieri mostrato da un’amica spagnola che ha voluto replicare un sentimento facendolo spaziare oltre il dialetto siciliano:
Luna y traqueteo de carro
En la noche una lintena
Se balancea lejana....
Canta un corazón vagabundo
Una canción  silenciada.
En el eje camina atado
Un perro que va aullando.
Canta, piensa, tiene por cama
La luna y las ruedas que traqueteaban.
Traduzione di Paqui López Buyo

            Ma per tornare ai carrettieri in carne e ossa di un tempo si è fatto appena in tempo a registrarne i nomi anzi i soprannomi con un’apposita ricerca. - Scrivi, scrivi la ngiuria, - tenne a precisare con entusiasmo una  vedova nel ricordare il marito carrettiere – ccu lu nnomu nun nni canusci nuddru -. Scrivi, scrivi il soprannome, col nome non ci riconosce nessuno. Il soprannome, dunque, che è un falso nome, come contrassegno efficace di riconoscimento e identità.
L’ordine di elencazione è sparso: la memoria non registra secondo l’ordine alfabetico né con rigorosa fedeltà anagrafica. Luigi Passerini, ad esempio, sollecitato dal famelico intervistatore si è ricordato di parecchi carrettieri raggruppandoli per vaneddri e curtiglia, per vie e cortili, ricollocandoli, vivi e animati come un tempo, nelle strade e nei quartieri dov’essi abitavano, chiamandoli, direi evocandoli, per nome o soprannome,  in italiano, in dialetto, in un festoso e contaminato mélange linguistico.

Acquaioli
Pietru, Titu e Liddru Cuddrura,
Ancilu, Peppi e Pietru Rizzu,
U Giurdanu
Viecchiupilu
Domenico Scozzari
Pagliarieddru
Carmelo Montante
Rocco Messina
Panareddra
Santamulinu
Diego Salvo
Peppi Pucinaru
Calogero Curto
Pitrinu Baccareddra
Panaru
Peppi e Giuvanni Ippunieddru
Ramunnu Pilota
Turiddru Tilèriu
Vincenzo Rinallo

Trasportatori e rivenditori
Luigi Passerini
Luigi Giglia
Nardu e Peppi Agrò
Peppi Ciccuzzu
Alfonso Bellomo
Carmelo Merulla
Carminu Testaleggia
Peppi Cardiddru
Giuseppe Traina
Carminu Cipuddra
Caloriu e Peppi Chiuòvu
Carmelo, Stefano e Giovanni Petruzzella
Salvatore Franco
Ntoniu, Vicienzu e Nicu Quagliariddraru
Tascareddra
Arfonziu Scimè
Peppi, Caliddru, Luvigi, Angilu e Raffieli Chiarelli
Turiddru Calalìa
Liddru Cicirunieddru
Liboriu La Miennula
Luvigi, Peppi, Fofu e Tanu Geraci Sarraviddru
Carminu e Angilu Piazza
Totu, Raffieli, Liddru e Angilu Giacatàru
Turiddru u Babà
Peppi Lattuca
Sarafinu e Nicu Cardiddru
Turiddru Baiuoccu
Liddru Amatu
Carminu Liunieddru
 …
                                                                                                          Piero Carbone
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11 commenti:

  1. Una pagina di storia racalmutese e non solo. Complimenti all'autorey

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  2. Nei racconti di Piero Carbone, vedi le scene e senti i rumori che accompagnano tempi andati. Complimenti!

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  3. Quanta nostalgia! Tempi felici; il rumore delle ruote sul selciato era musica e allegria.
    Donatella

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  4. Piero, sei un grande.
    Angelo

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  5. Complimenti al prof. Piero Carbone per questo articolo.
    Descrive molto bene il fascino di una vita del paese che non esiste più.
    Lina

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  6. llegir aquest poema que jo ja sabia, jo estava molt emocionat.
    Milagros

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  7. L'estate, dalla campagna al Roveto, si andava a prendere l'acqua alla menta. Verso le 17/17,30, arrivava sempre un carrettiere. Gentilissimo ci metteva a disposizione una sua invenzione per riempire meglio i contenitori; una lattina di carna forata e il pezzo di tubo rigido di plastica in dotazione ai bidoni. Il tutto veniva inserito nel cannolo della fontana. Manco dal paese ormai da troppo tempo. Mi ha commosso questo scritto
    Paolo

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  8. Grazie agli amici lettori che hanno apprezzato la rievocazione. Gracias!

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  9. Tutto questo ha un senso: ha un senso far conoscere un modo di vivere che,pur in presenza di poca ricchezza e duro lavoro, aveva una propria musicalità. ricordo un verso cantato che diceva: " Parti di notti e si minti a cantari; canzuni beddri di centu maneri; carrettu e sunagliera "nni ddu momentu, ca ci faciva d'accumpagnamentu, ecc.
    Sono versi bellissimi;è bello rievocare tutto ciò,è bello leggere i commenti, ma cosa ci sarebbe di strano se ognuno ponesse la propria firma di seguito al commento!

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    1. Chiedi troppo. L'anonimato è insito nella nostra cultura. Complimenti per i carrettieri

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  10. Nonò Salamone
    Molto interessante!!!

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