C’è
un’opera letteraria scritta da Giulio Cesare che parla della guerra civile e ne descrive i momenti
più salienti, anche se, con un marcato spirito di parte. Alla fine viene il sospetto
che l'origine di questo libro sia proprio quella di convincere i contemporanei
della validità del modo di agire del famoso condottiero, un sistema per
ribadire che a lui non interessava tanto il potere, ma la grandezza di Roma e
il rispetto delle prerogative e dei diritti propri di quella repubblica.
Sembra
quasi che abbia voluto applicare la strategia che la miglior difesa è l'attacco, mettendo a disposizione dei romani
un memoriale che sancisse l'estrema correttezza del suo operato, fornendo
quindi le risposte prima ancora che gli venissero effettuate le domande o in
determinati casi, facesse le domande agli altri ancor prima che gli altri le
facessero a lui.
Credo
che in ogni luogo, nessuno escluso, ci sia un
Giulio Cesare che, imperversando per anni e anni, conscio di un potere
istituzionale e carismatico, abbia gestito senza mai chiedersi quale rotta
stesse seguendo la nave e in quale direzione l’avesse indirizzata il suo
timoniere. Ne esce fuori che a nave sfasciata, a frittata già fatta,
frastornato ma incolume, si chieda – parliamo sempre del nostro Giulio Cesare-
come mai la nave si sia schiantata sugli scogli, da dove sia saltato fuori
quello squarcio nella chiglia e come
mai si rischi, adesso, di affondare miseramente.
A
questo punto scatta qualcosa nella mente del nostro Giulio, la sua intelligenza è risaputa e la
soluzione trovata sembra la più semplice ma anche la più arguta, ovvero
applicare il detto: la migliore difesa è l’attacco. Ed ecco che si scatena in
domande, accuse su chi avrebbe dovuto sovrintendere alla navigazione, chi
avrebbe dovuto controllare la bussola, chi il sestante e chi, alla fine, timone
in mano, avrebbe dovuto dirigere la nave verso rotte più sicure. Il
ragionamento o meglio l’espediente, la furbata, non fa una grinza. Solo che il
nostro Giulio Cesare, dimentico forse, tralascia di dare risposte alle domande
che in passato gli sono state fatte dove qualcuno lo aveva anche avvertito che
si stava percorrendo una rotta sbagliata. Ma, soprattutto, omette di asserire e
forse di ricordare a se stesso che su
quella nave c’era anche lui.
Racalmutese Fiero
Da quando ho letto l'articolo,non riesco a capacitarmi (Lui è furbo e noi siamo gli stupidi di turno)Un paese meravigliosamente STRAORDINARIO....................
RispondiEliminaA.M