" L’uomo è ossessionato dalla
dimensione dell’eternità e per questo si chiede: "le mie azioni
riecheggeranno nei secoli a venire?".
I personaggi sono i protagonisti di
una delle più grandi guerre: la guerra di Troia. Conosciamo tutti la storia: secondo
la tradizione della mitologia greca, il conflitto ebbe inizio a causa del
rapimento di Elena, la regina di Sparta, da parte di Paride, principe troiano.
Il marito di Elena, Menelao, grazie all’aiuto del fratello Agamennone radunò un
incredibile esercito, formato dai maggiori comandanti dei regni greci e dai
loro sudditi, muovendo così guerra contro Troia. Il conflitto durò all’incirca 10 anni, con gravi perdite da ambo i
lati. Fra le vittime più celebri l’invincibile Achille, principe di Ftia, ed
Ettore, figlio del re Priamo e campione della resistenza troiana. La città
venne infine conquistata e distrutta.
Questa affascinante leggenda narrata dall’epica, presenta notevoli
possibilità di riflessione sull’uomo, sui suoi comportamenti, sui suoi modi di essere.
In particolare, all’interno di questo racconto si possono mettere in evidenza la personalità di alcuni
personaggi: Achille e Ettore.
Entrambi combattono la stessa guerra
ma ognuno di loro rappresenta due qualità del comportamento umano differenti
che pur possono confondersi tra la polvere del duello.
Achille è un personaggio
ambiguo e un po’ infantile. Non vorrebbe combattere , ma viene attirato e convinto a combattere una
guerra da una semplice promessa e prospettiva di gloria e immortalità. Queste
due parole fanno breccia nel suo animo
perché alimentano in lui il sentimento che gli appartiene maggiormente: l’ORGOGLIO. Quel sentimento procedente
da eccessiva stima di sé, poca o nessuna
degli altri, diventa il motore delle sue azioni. Un altro aspetto del suo
comportamento, compagno dell’orgoglio: la PRESUNZIONE,
cioè, "un aspetto del carattere che connota un’eccessiva sicurezza delle
proprie convinzioni senza verificarne la veridicità". ... E così è
l’orgoglio: "una bestia feroce che vive nelle caverne e nei deserti".
Ma è proprio questo il suo punto debole rappresentato topograficamente dal
tallone. L’orgoglio che lo indebolisce. Achille forte e invincibile nel corpo
si mostra così ai nostri occhi:
- egocentrico: usa la guerra per
far sì che il suo nome diventi leggenda. È in nome di questo che combatte e
uccide altri uomini;
- rigido: ha una sua visione di
tutto ciò che lo circonda (dal comandante all’avversario) discordante dalle sue
stesse azioni ma, nonostante questo, mai una volta rivaluta la sua posizione né
quella degli altri;
- oppositivo: è una continua negazione di tutto per partito
preso. Si oppone anche alla guerra e al comandante per cui combatte.
- vanitoso: è per orgoglio che
va in guerra, perché il suo nome venga ricordato. Fa tutto in funzione del
giudizio dei posteri.
- permaloso: è indotto a
credere, per i suoi elaborati di pensiero non del tutto corretti, che gli altri
parlino male di lui in termini negativi, ma senza verificare se ciò sia vero.
- suscettibile in modo negativo:
le sue reazioni rispetto agli eventi sono rappresentate sempre come esagerate e
sproporzionate.
Si comporta come "un
bambino"; sebbene abbia superato l’età in cui questi atteggiamenti sono
fisiologici, egli sembra totalmente immerso più che nell’acqua magica del fiume
Stige, nelle fasi transitorie.
"E’ triste essere adulti senza
essere cresciuti" ("Un Giudice". F. De Andrè)
E sarà l’orgoglio che lo ucciderà e gli farà perdere le occasioni della vita.
Ettore appare come un condottiero gentile, garbato, cordiale, calmo, moderato,
riservato, autorevole, auto conciliativo... e rappresenta la DIGNITA’.
Ettore ha un alto sentimento e rispetto di sé, sa di valere e, in virtù di
ciò, le sue azioni e i suoi comportamenti, dalla prima scena all’ultima,
appaiono contraddistinti da capacità di logica e di razionalità, affetto
positivo, aggressività positiva.
Le situazioni in cui si viene a trovare sembra che non abbiano mai la
capacità di travolgerlo, sconvolgerlo, trasfigurarlo. Mantiene sempre il
contegno. Non mostra orgoglio. In lui vince sempre la saggezza e la dignità.
Achille lo sfida convinto di aver
subito un torto e lui lo affronta.
Ettore con dignità raggiunge il suo avversario. Non lo aggredisce ma non
fugge dal duello per dignità. Non
si preoccupa del rispetto che Achille ha per lui, ma di quello che egli ha nei
confronti di sé stesso. Muore sì, ma
come ha sempre vissuto: con dignità.
Naturalmente, questi personaggi
incarnano delle tipologie di alcune componenti comportamentali totalmente
percepibili e divisibili. Al di fuori dell’epica, nei comuni esseri umani,
abbiamo sfaccettature diverse, elementi positivi e negativi mescolati che
contraddistinguono il nostro comportamento. Ciò è un bene perché è l’analisi
delle nostre modalità di reazione (comportamento)
che ci permette di comprendere il
livello di maturità che abbiamo raggiunto, i conflitti che non abbiamo ancora
risolto, le fasi transitorie che non abbiamo del tutto superato o,
semplicemente, la saggezza cui siamo arrivati.
In ogni caso, la vita come la storia ci insegnano
che la dignità è quella guardia
del corpo che ci impedisce di bruciare la nostra integrità. Che ci troveremo a
combattere qualunque battaglia, qualunque guerra , che avremo di fronte Achille
o altre persone ed eventi avversi,
spiacevoli, incomprensibili, se avremo sentimenti di rispetto e amore per noi
stessi, essi non saranno mai distruttivi... una freccia in un tallone non può
essere mortale!
"I
Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di
Nettuno non temere,
non sara` questo
il genere di incontri
se il pensiero
resta alto e un sentimento
fermo guida il
tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e
Lestrigoni, no certo,
ne’ nell’irato
Nettuno incapperai
se non li porti
dentro
se l’anima non te
li mette contro".
( Kostantin Kavafis, Itaca)
ANONIMO. Signor Alfano mi consenta di riportare questo periodo del suo articolo. spero che lo pubblichi .
RispondiEliminaC’è gente che consapevole e accecata dalle proprie capacità, crede che questa sia l’unica chiave per aprire qualunque porta della vita. Questa gente, poco modesta, non tiene conto di tutti i modesti e tende a guardarli con distacco, con sufficienza, quasi con disprezzo.
Al di fuori dell’epica, nei comuni esseri umani, abbiamo sfaccettature diverse, elementi positivi e negativi mescolati che contraddistinguono il nostro comportamento. Ciò è un bene perché è l’analisi delle nostre modalità di reazione(comportamento) che ci permette di comprendere il livello di maturità che abbiamo raggiunto, i conflitti che non abbiamo ancora risolto, le fasi transitorie che non abbiamo del tutto superato o, semplicemente, la saggezza cui siamo arrivati.