È
un’espressione tipica della nostra epoca, di cui i genitori spesso abusano e
per la quale chiedono spesso aiuto, che comprende tutta una gamma di situazioni
che vanno dalla normale vivacità, passando per l’irrequietezza per arrivare a
forme “patologiche” di reale iperattività, chiaramente dannose per la vita di
relazione dei bambini e delle loro famiglie.
La
definizione “come l’acqua del mare” usata quando si parla di bambini è
un’espressione largamente accettata e condivisa. Ma il limite
dell’accettabilità, nel tempo, si è abbassato man mano che la scolarizzazione
si è anticipata sempre di più. Questo confine tra accettabilità e
insopportabilità del comportamento di un bambino vivace si è fatto sempre meno
preciso perché ogni genitore lo filtra attraverso la sua esperienza di vita
ormai troppo frenetica per permettere una serena attenzione, troppo impegnata
per dedicargli tempo prezioso, e soprattutto perché contaminata da una scelta
educativa troppo permissiva che non prevede l’uso dei limiti. Quanto questo
cambiamento nel concetto di iperattività dipenda da noi e quanto dalla società
in cui viviamo che esige bambini che a 2 anni siano attenti alla lettura, a 3
siano capaci di usare un tablet e a 4 stiano seduti nei banchi dell’asilo per
un alcune ore, non possiamo dirlo. Sappiamo solo che da una parte schemi
educativi poco rigidi e tempi ridotti, e dall’altra forti limiti di spazio e
tempo alla loro esuberanza, ci hanno portati ad osservare sempre più bambini
con queste caratteristiche.
Qualche consiglio:
Fate giocare di più il bambino e
aspettate i suoi tempi di maturazione.
Spesso, anche se molto intelligenti, alcuni bambini fanno più fatica a
concentrarsi e a organizzarsi rispetto ai coetanei.
Alleatevi con gli insegnanti
condividendo con loro questa situazione in modo che impegnino il piccolo in attività diverse che richiedano
un’attenzione per breve tempo.
Fate osservare al bambino poche regole
basilari del vivere civile, che
ritenete fondamentali e sulle quali non transigere, senza assillarli con
continui richiami come “stai fermo” o “non toccare” riferiti a qualsiasi
situazione, che suonano poco credibili e sono praticamente inefficaci: “Se non
posso fare niente, e faccio tutto, vuol dire che posso fare tutto!”
Considerate normale e permettete loro
ciò che hanno sempre fatto i bambini:
sedersi per terra, sporcarsi il vestito, sudare giocando con gli amici, correre
oppure cantare a squarciagola.
E
quando questa “normale e fisiologica” iperattività diventa incontrollabile e si
associa a disattenzione, grave incapacità a concentrarsi, impulsività e
rappresenta un ostacolo per la vita sociale del piccolo? Allora potrebbe
trattarsi della Adhd (Attention deficit
hyperactivity disorder). In questa sindrome, la cui causa è neurobiologica
e multifattoriale, è richiesto l’intervento congiunto di un team composto da
neuropsichiatra infantile, psicologo e pedagogista, che lavori in modo corale
con il supporto di una terapia farmacologica.
Anche
in questo caso è importante riconoscere e valorizzare le qualità del piccolo,
che non riesce a controllare la relazione con gli altri in uno slancio di
esuberanza che può diventare aggressivo. Una volta che la situazione viene
presa in carico, l’incontro tra genitori, insegnanti ed esperti può diventare
molto utile perché è innegabile che per questi bambini e adolescenti
l’educazione è più impegnativa. L’Adhd rappresenta infatti una sfida: gli
adulti devono sforzarsi di vedere nel figlio la persona che diventerà, cercando
di ottenere il massimo da lui, grazie soltanto a una grande e onesta
collaborazione tra le parti che se ne fanno carico.
E
l’alimentazione, ha qualcosa a che fare con l’iperattività? Ad oggi nessuna
delle ipotesi che sono state avanzate, che privilegiano alcuni alimenti
rispetto ad altri, hanno un fondamento scientifico. Per cui, bando alle false
speranze e soluzioni, valgono le solite raccomandazioni di una buona educazione
alimentare che preveda l’uso di cibi vari, moderati nelle quantità ed
equilibrati nella varietà e, soprattutto, tanta frutta e verdura da consumare a
tavola tutti insieme, a Tv spenta.
Dott.ssa Marina Cammisa
Pediatra
Nessun commento:
Posta un commento