I
prodotti di stagione sono da anni raccomandati da noi nutrizionisti in quanto
migliori rispetto ai prodotti di serra o importati da Paesi lontani. Le ragioni
per questo univoco consiglio non sono sempre chiare al grande pubblico, o
quanto meno lo sono solo parzialmente. La prima motivazione attribuita a questa
scelta da parte delle persone comuni è che i prodotti di stagione sono più
gustosi e profumati, aspetto sicuramente importante, ma vi sono vantaggi
ulteriori che riguardano ragioni nutritive in senso stretto, oltre che
economiche ed ecologiche.
Dal
punto di vista nutrizionale l’elemento cardine è il contenuto in vitamine e
sali minerali, molto elevato nelle frutta e verdure che arrivano naturalmente a
maturazione e vengono a breve consumate. I prodotti di serra invece presentano
mediamente un contenuto vitaminico inferiore, in particolare per quanto attiene
alla vitamina C e al β-carotene, in quanto subiscono una irradiazione solare
scarsa o perché, per aumentare la durata di conservazione, vengono raccolti
prima della completa maturazione. Altra possibilità è che i vegetali non
stagionali siano stati stoccati o siano stati importati. In entrambi i casi il
problema è relativo al tempo e alle modalità di conservazione. Con il passare
dei giorni, delle settimane o anche dei mesi (si pensi che le mele possono
essere conservate per 1 intero anno) avviene una graduale degradazione delle
vitamine, amplificata dall’esposizione alla luce e dalle temperature più
elevate. La vitamina C, la più labile tra tutte, nelle mele conservate in casa
per 2 mesi si riduce di 2/3 e scompare completamente nella verdura conservata
per qualche giorno a temperatura ambiente, la vitamina A si riduce del 35%, più
stabili invece le vitamine del gruppo B e la vitamina E.
I
prodotti stagionali inoltre hanno tendenzialmente percorso meno chilometri, e
pertanto causato minor inquinamento; ma ancora, utilizzando i ritmi naturali di
accrescimento, necessitano di minor energia di produzione e di un uso inferiore
di pesticidi e fertilizzanti chimici. Tutto ciò si traduce in un minor impatto
ambientale e in un costo al consumo mediamente inferiore.
Ancora,
parlando di prodotti stagionali si fa primariamente riferimento a quelli
agricoli, ma è utile ricordare che anche i prodotti di origine animale hanno
una forte stagionalità, seppure grandemente sovvertita nel mondo globalizzato.
Un esempio emblematico sono i prodotti ittici che hanno delle fasi di nascita,
crescita, riproduzione e deposizione delle uova scandite da ritmi biologici, e
il rispetto di questi ritmi garantisce un prodotto nutrizionalmente più ricco
(ad esempio, i pesci d’allevamento hanno un contenuto inferiore di omega-3) e
dei costi di produzione, di gran lunga inferiori con il rispetto dell’ambiente
senza compromissione della delicata catena alimentare.
Pertanto,
sposare la scelta dei prodotti stagionali garantisce un apporto di nutrienti
vario e completo, ha un minore impatto ambientale e sul nostro portafoglio e
inoltre, dal punto di vista del comportamento alimentare, soddisfa il principio
della varietà tanto difficile da applicare anche per noi adulti ma specialmente
per i nostri bambini.
Dott. Federico Mordenti
Medico
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
Nessun commento:
Posta un commento