giovedì 25 ottobre 2012

PER MERITO DI FACEBOOK


    Ho conosciuto ieri in un bar di Palermo, dove ci eravamo dati appuntamento, il mio amico di FB Pippo Carrubba e la gentile sorella che lo ha accompagnato. Pippo Carrubba mi è quasi coetaneo, originario di Riesi e poi vissuto nel genovese per via del suo lavoro di operaio alla Fincantieri. Si trova a Palermo dove vive la sorella e dove viene una volta l'anno per rivederla e stare un po' con lei e la sua famiglia.  Mi ha portato in dono i tre libri che ha scritto per raccontare la Sicilia, la storia della sua vita, le lotte alla Fincantieri.

    Ieri sera ne ho preso in mano uno ed ho cominciato a leggerlo. Non riuscivo a staccare gli occhi dallo scritto e ben presto sono stato preso dalla necessità di leggerlo tutto il più presto possibile, magari sommariamente, per poi   ritornarvi con più calma.

   E' un libro che riguarda soprattutto la sua infanzia di bambino poverissimo, spesso ospite di orfanotrofi e narra la Sicilia nella sua durezza spaventosa. Quanto può essere dura la Sicilia con i poveri può essere raccontato da chi l'ha vissuta.

    La Sicilia raccontata da Verga è la stessa Sicilia raccontata da Pippo Carrubba ma mentre qualche volta quella di Verga è verista, quella di Pippo è soltanto vera. Leggendo "Tempi di cicoria amara nel XX secolo", che è il titolo del libro di Pippo,  ho provato una forte emozione come soltanto la visione di una grande opera d'arte o il recupero di sentimenti già provati e sedimentati nel fondo della nostra anima possono dare.

   Ho letto per esteso la descrizione dello stupro, ad opera di soldati americani, di otto bambine che accompagnate dal carrettiere don Ciccio si recavano da  Delia a Caltanissetta. Straordinaria la figura di Don Ciccio che, per difendere le bambine,  viene colpito ed ucciso dai soldati  dopo averne accoltellato uno che stava addosso al corpicino di una. Il capitolo riguardante "lo stupro" è di una verità e di una forza straordinaria e mi ha ricordato molto la Ciociaria di Moravia e poi di Sofia Loren, ma qui lo scenario e i tratti della tragedia sono certamente più grandi ed intensi e popolate da tante figure, come quella del cane Dix ucciso  mentre tentava di difendere il suo padrone.

    Altro capitolo straordinario è quello dedicato al mafioso la cui abitazione è tempestata dalle pietrate di una madre a cui aveva maltrattato il figlio: "Don Liborio dei miei cabasisi!”. Anche questa storia raccontata con una vivezza straordinaria!

   Il libro è un pozzo inesauribile di verità storiche e nello stesso tempo un romanzo straordinario sulla Sicilia. Un romanzo fatto di verità, di una verità che raccontata diventa essa stessa arte. Ritornerò a parlarvene perchè ne vale davvero la pena. I soli capitoli dedicati alla invasione americana che lasciò, come abbiamo saputo soltanto molti decenni dopo, una lunga scia di sangue, di orrore e di dolore, valgono la pena di procurarsi lo scritto. Ma il libro è molto di più. E' la storia di una povertà vista dalla zona più profonda della sofferenza e della privazione.

                                                                                                                       Pietro Ancona
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8 commenti:

  1. Ho letto questo libro di Pippo Carrubba. Molto bello; struggente a tratti commovente

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  2. Oggi nel pomeriggio andrò a caccia di questo libro, la curiosità, ma soprattutto la certezza che sarà un piacere leggerlo mi spinge ad averlo al più presto. Chissà quante storie come quella raccontata dallo scrittore Pippo Carrubba ci sono nelle menti di tanti siciliani, voglio invitarli tutti a scriverle, magari chiedendo aiuto a Pietro che sono sicuro si presterebbe con molto piacere. Roberto Salvo

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  3. Mi piace sottolineare che l'autore, Pippo Carrubba, devolve il 50% del ricavato dalla vendita del libro, a un'associazione oncologica. Questo fa onore a un vero siciliano!

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  4. Non ci sono parole per commentare questa triste testimonianza. Più leggo la storia della Sicilia e più mi convinco, sempre più, che la nostra terra è stata da sempre stuprata. Spero che un giorno noi tutti potremo essere orgogliosi di essere, finalmente, SICILIANI LIBERI

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  5. L'amore per una terra tanto dura ma mai dimenticata. Anche io vivo lontano dalla mia Sicilia. Porto dentro gli odori, i colori. Ogni volta che i miei figli, ahimè "polentoni", mi invitano a parlare della mia terra, dopo un po' devo interrompere; un nodo alla gola mi impedisce di continuare.
    Totò B.

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  6. Mi raccontava mio nonno che gli americani furono visti come salvatori, liberatori dall'oppressione. In verità si macchiarono anche di orrendi crimini. Mio nonno aveva gli occhi lucidi quando mi raccontava queste cose

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  7. Mi sono chiesto sempre perchè si rimane legati ad una terra che ci ha tolto tanto e dato molto meno. Cosa ci tiene così saldati alla Sicilia tanto da provarne nostalgia per tutta una vita, buona parte della quale trascorsa in altra terra?

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  8. Al carissimo Anonimo delle 11,58:
    La Sicilia non ti ha dato poco e non ti ha tolto nulla. Sono stati tutti gli invasori, fin dall'antichità, a toglierci tutto ed è per questo che amiamo la nostra isola, perchè non è mai stata veramente e solo nostra. Ciò significa che quando viene a mancarci qualcosa di bello, di buono, ne apprezziamo il valore perduto.

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