Blaise Pascal, antagonista di Voltaire |
La
polemica, come dal cozzare di pietre durissime, sprizza scintille,
volterriane scintille, e una di queste, nel buio della notte,
schizzata fuori dal post di Roberto Salvo, fa intravvedere frenetiche
attività: “spartirsi le cariche, governare beni, servizi e
istituzioni a tavolino, come se fossero cosa loro, lo chiamano: “’La
chiave’”.
Ma con chi ce l’ha
Roberto Salvo?, mi sono chiesto, quando d’un tratto mi è venuto un
dubbio: è di te che parla la favola. Mi sono ricordato del post di
Sergio Scimè intitolato “La chiave” dove annunciava cariche per
tutti: “A1
(giornalista) e A2
(giornalista
scrittore) potrebbero portare una ventata di ossigeno all'esistente
c.d.a. della Fondazione Sciascia e creare un organismo nuovo, dentro
la Fondazione, che rappresenti i giovani. Nel consiglio di
amministrazione del Teatro: A3
(poeta), A4
(presidente
Pro loco), A5
(saggista),
A6
(presidente ARCI), A7
(Attrice
amatoriale impegnata nel sociale) . A8
(pittore) e A9 (scultore)
potrebbero occuparsi della direzione artistica del Castello, con A10
che
in solitudine, in questi anni, è riuscito a dare colore e vita alle
stanze chiaramontane”. A3
sarei io, e ringrazio per l’alloro poetico (anche se non poetico,
l’alloro possiede ben note virtù medicinali che consiglio a tutti;
); lo prendo come augurio.
Ho
di proposito indicato lettere numerate e non nomi per significare che
nessuno è indispensabile: si devono seguire i criteri oggettivi e
validi per tutti, non le ambizioni, i nomi sono secondari se al
servizio di un’idea.
Quando
lessi l’organigramma di Sergio Scimè mi è sembrato l’annuncio
della formazione di una squadra di calcio, tuttavia lo reputai giusto
nelle intenzioni (individuare persone ritenute idonee e corrette per
affidare loro determinati incarichi), ma sbagliato nella forma (non
bisognava preventivamente contattare queste persone, avanzare la
proposta e ricevere la loro disponibilità, e solo dopo rendere
pubblici i nomi? Invece è come avere letto sulla bacheca della
chiesa le pubblicazioni del proprio matrimonio senza che
l’interessato ne sappia nulla.)
Ma
che valore può avere una tale designazione? Sono cariche in potere
del blog Regalpetra o il blog a sua volta deve proporli ai commissari
che a loro volta devono imporre o proporre ai diretti interessati?
Ma questi nomi li propone il blog perché ha raccolto i suggerimenti
dai lettori del blog? dai cittadini? al bar? Li propone in solitario
il suo amministratore? Oppure ha consultato qualcuno e si è fatto
consigliare?
Viene
da chiedersi: è sufficiente la patente di giornalista, giornalista
scrittore, poeta,
presidente della Pro loco, saggista, presidente ARCI, Attrice
amatoriale impegnata nel sociale, pittore, scultore, per essere le
persone adatte per rinnovare la Fondazione o amministrare il Teatro o
il Castello?
L’analisi
e la proposta del blog Regalpetra rischiano di sortire l’effetto
contrario, creare involontari bersagli alle giuste osservazioni oggi
di Roberto Salvo e domani di chissà chi, di bruciarli insomma.
Volendo
entrare nel merito delle valutazioni del blog Reglapetra, perché non
confermare al teatro chi in passato ha dato prova, se l’ha dato, di
lungimirante, virtuosa e disinteressata amministrazione?
Certo,
ci sono rimasto male quando da neoassessore (maggio 2007) nel mettere
piede al teatro ho letto sulla targhetta degli estintori la data di
installazione: erano stati installati in occasione della “prima”
apertura in pompa magna e non erano stati mai più ricaricati. Uno
dei primi atti dell’amministrazione di cui ho fatto parte è stato
quello di “ricaricare” gli estintori. Basta richiedere la
documentazione e consultarla.
Siamo
sicuri che alla Fondazione Sciascia saprà dare linfa nuova chi in
passato non si è mai esposto per fare quelle osservazioni che oggi
fanno i commissari su un ossequientissimo “foglio” cittadino, che
oggi non difende quello che va difeso o perlomeno integrato,
precisato, e ieri, più di dieci anni fa, attaccava chi faceva gli
identici rilievi sollevati dai commissari di oggi? I commissari in
fondo rappresentano l’aspetto esterno di quei principi che
dovrebbero essere interiorizzati e guidare l’agire e il pensare di
ogni cittadino.
Come mai nessuno ha
raccolto l’osservazione avanzata da qualcuno, sul web, circa la non
presenza e il non invito (sic!) del Direttore letterario della
Fondazione Sciascia (da Sciascia voluto e designato, e manco
racalmutese per essere sospettato di macchie collettive) in occasione
dell’importante appuntamento del 24 luglio alla Fondazione con la
presenza di ben tre ministri e tutto il resto?
Anzi,
è accaduto un fatto gravissimo: all’autore della suddetta
osservazione è stato indirizzato il seguente messaggio: Caro
Prof. Pietro Carbone,
mi permetto di ricordarLe una massima di
Anton Cechov:
"La signorilità non sta nel non versare la
salsa sulla tovaglia, ma nel non mostrare di accorgersi se un altro
lo fa. Anton Cechov”.
Quanta letteratura! Che
pensiero gentile! Preoccuparsi della mia signorilità!
Non ho voluto intendere
la citazione come un "invito" al silenzio. Sarebbe
terribile nel paese della “ragggione”.
Certo, se l’avesse
letto Felice Cavallaro, si sarebbe molto indignato, come si indignò
nel 1990 quando, in occasione del primo anniversario della morte di
Sciascia, alcuni ragazzi che volevano distribuire davanti alla scuola
media il loro “giornaletto” furono invitati a spostarsi un po’
più in là, dietro il cancello. Se ne accorse il corrispondente del
Corriere della Sera, (ero presente alla scena), e apriti cielo! Come
poteva consumarsi un atto di censura nel paese di Leonardo Sciascia?
Questo interrogativo retorico pubblicato sul Corsera lavò l’offesa
e fece la fortuna di quei ragazzi. La lavò tanto bene che all’ultimo
importante evento della Fondazione sempre quello stesso “foglio”
veniva distribuito in sala dallo stesso direttore, con qualche slalom
tra gente seduta e gente in piedi.
Colgo l’occasione
invece per ringraziare, sebbene dopo tanto tempo, Felice Cavallaro
per la stima e la fiducia in me riposta quando, dopo avergli
comunicato che in quanto assessore avrei fatto parte di diritto del
cda della Fondazione, mi ha esortato: “Schiodali!”. Io non avevo
da schiodare nessuno, ma ho colto il senso dell’augurio per la
Fondazione e per il mio incarico, di spingere cioè la Fondazione ad
un maggiore dinamismo! Ho cercato di fare quel che ho potuto, con
spirito critico e propositivo, come si evince dai verbali delle
sedute a cui ho partecipato. Su molte iniziative mi sono trovato in
sintonia col vicepresidente e col direttore letterario.
Forse ho divagato. Ma non
tanto. E comunque la “colpa” è di Roberto che mi fa auguri che
non posso accettare. Anzi la colpa è mia per non avere risposto
subito al post di Sergio Scimé, credevo che fosse stata sufficiente
un’informale e amichevole telefonata per dissipare inopportune
investiture. Magari speravo che lo facessero gli altri “investiti”
dando per scontato che Sergio, memore della telefonata, includesse
anche me al “no, grazie, in questo modo” degli altri.
Non posso pertanto
ringraziare il tagliente e appassionato voltairiano Roberto per i
suoi auguri visto che così scrive: “Comunquemente
sia, voglio esternare i miei più sentiti auguri e congratularmi con
tutti: intellettuali, giornalisti e poeti, per le prestigiose
investiture ricevute.”
Non lo posso ringraziare
per la semplice ragione che non mi sento investito da nessuna
investitura. Né voglio. E ho avuto modo di scrivere altrove in una
analoga “discussione” il perché.
Credo che, al di là
della designazione di questo o quel nome, al di là della
disponibilità di questi o di quello, per il bene della collettività,
della comunità, del paese o come si vuol dire si dica, di tutti
insomma, credo vada affermato un metodo che serva ad aprire le porte
piuttosto che a chiuderle.
Piero Carbone
Grazie, amico mio. Oggi è una bellissima giornata!
RispondiEliminaOttime osservazioni...ma come ha potuto pensare Scimè di imbrigliare piero Carbone, profondo conoscitore degli umori del paese, con una banale nomina virtuale. Una degenerante forma di populismo atta a captare la benevolenza di chi di tanto in tanto qualche frecciata ama lanciarla? Bho!!
RispondiEliminaNel leggere il post di Piero Carbone, traspare l'impegno profuso, l'orgoglio del passato, la dignità che ne attesta l'UOMO. La delicatezza del suo essere
RispondiEliminaMaria Luisa Corbo
Piero, non sono mai stato designato da nessuno, né politico né blogger, mi devo preoccupare o, come penso, sto meglio nel mio buen retiro?
RispondiEliminaSe il "pubblico" lo identifichiamo sempre e comunque col "male" e allora non c'è scampo per nessuno, come avviene con il fumo, attivo o passivo che sia. Per designati e non designati. Se.
RispondiEliminaE' ferragosto; quand'ero ragazzo si cominciava a preparare un grande falò di stoppie in onore della Madonna di mezz'agosto, a mio padre restavano le chiuse pulite, cosi penso era per tanti altri. Pensiamoci al falò, non sulla spiaggia però, ma ognuno nella propria campagna e ai blog lasciamo il tempo per poter respirare altrimenti soffocheranno irrimediabilmente.Meglio prendere una granita al bar col fresco mattutino. Buone vacanze!
RispondiEliminaProverbio dei nostri padri: Mentri lu lupu piscia, la piecura si fa la via. E viceversa. In versione moderna: Mentre ci prendiamo la granita, altri rilevano la gelateria.
RispondiEliminaCarissimo “sommo”, se Voltaire, Pascal e Petronio non fossero sufficienti, sono pronti a scendere in campo tanti altri personaggi illustri per difendere la gelateria.
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