Senza cuore e senza rancore
Forse
ho capito perchè siamo fortemente legati al paese. E' a causa di quello in cui
siamo stati trasformati. Dico questo perchè ritengo che non abbiamo con il
paese un autentico rapporto affettivo, ma per certi versi siamo costretti a
viverci ed a viverci in determinato modo, secondo le influenze negative
ricevute da esempi sociali degenerati, siano essi dell'ambito politico o
criminale, che hanno smembrato il corpo sociale rendendolo litigioso e
patologicamente individualista. Se poi aggiungiamo che nell'ultimo ventennio la
dialettica politica, culturale e sociale è stata annichilita o addirittura
annullata, possiamo concludere dicendo che a Racalmuto per vent’ anni si è
vissuto in una sorta di Babilonia priva di regole morali, civili e legali e
composta da furbi, da opportunisti e da gente indignata ritiratasi a
strettissima vita privata.
Oggi
qualcosa si comincia a muovere. I giornali ritornano a scrivere, nei blog si
anima il dialogo sociale, culturale e politico, insomma sembra che grazie
all'intervento delle Istituzioni dello Stato sia stato tolto il tappo
asfissiante di un vulcano rimasto inattivo per quattro lunghi lustri e nella
notte si vedono sfavillare le prime luci.
Dopo
questa premessa, da padre di tre figli Racalmutese faccio pubblica ammissione
di responsabilità per non essere riuscito sino ad oggi a costituire un Comitato
cittadino -il Ministro Cancellieri: “prendete in mano il vostro destino”-
strumento civico indispensabile per poter avviare una stagione di dialogo con
le istituzioni e con la società, con rappresentanti del giornalismo e
culturale. E comunque sembra che qualche cosa comincia a muoversi. Io, come
tanti racalmutesi onesti, ritengo di non avere il "Gene Maledetto"
della diffidenza atavica verso le istituzioni, anche se ho visto troppe volte
il mio paese umiliato e tradito nelle
sue aspettative dalle istituzioni o meglio dagli uomini che le istituzioni
locali hanno detenuto, nessuna esclusa. Esorto i miei compaesani, di tenace
concetto avrebbe detto il Grande Maestro Nanà, a raccogliere questo mio invito
a costituire un comitato cittadino ed ad essere protagonisti del proprio
destino e quello dei propri figli, se così non sarà molto probabilmente
ritorneremo a vedere vecchi teatrini della politica ed a sentire sempre le
stesse musiche anche se qualche musicante nel frattempo è stato cambiato.
Oggi
Racalmuto sta vivendo un nuovo risorgimento si sentono nuove opinioni di uomini
liberi anche se non c'è dialogo, stiamo ricevendo tanta attenzione dallo Stato
e da Confindustria, ci sono racalmutesi che svolgono professioni di prestigio
che stanno dando una grossa mano di aiuto per far ripartire il paese, la Chiesa
è in fermento, insomma sembra che ci siano tutte le condizioni per un rinato
ottimismo.
Perciò
devo citare ancora Il Ministro Cancellieri che non ha parlato da Ministro di
ferro e poliziesco come appare in televisione ma da Grande ed affettuosa Nonna
( come ha detto lei stessa nella precedente visita: pensavo di fare la nonna e
non il Ministro):"Racalmuto merita tanto e forse di più".
Insomma
occorre muoversi e svegliarsi onde evitare che certi errori si ripetano.
Sento
da più parti voci critiche e a volte anche polemiche, alcune volte accompagnate
da proposte altre volte fine a se stesse. E sino a qui nulla di male ognuno è
libero di dire quello che vuole.
Ma
il bello ed il brutto di un paese è che ci conosciamo tutti ed allora io
ritengo che il dibattito in atto è animato da un forte attaccamento benevolo al
paese, ma nello stesso tempo leggo e sento parole di astio e di vecchi rancori.
Una
mia modestissima considerazione, che vuole essere anche un invito alla
riflessione rivolto agli amici e concittadini di Racalmuto: chi è animato oggi
da sani sentimenti e segue le ragioni del cuore, rischia di non ricordare gli
errori del passato e di non vedere gli errori che sta per commettere; chi
invece è animato da rancori può consumare qualche piccola rappresaglia. Ma in
ambedue i casi abbiamo fatto un torto al nostro paese, smarrendo quello che
deve essere l'obiettivo comune: far progredire Racalmuto che ha bisogno di
futuro anzi ne ha il diritto.
Concludo
con l'auspicio che ognuno di noi si scrolli di dosso vecchie abitudini alla
litigiosità, vecchi rancori, si evitino saltuarie ed occasionali quanto
appassionate dichiarazioni per evitare che l'eccessivo sentimentalismo si
trasformi in provocazione, al fine di poter, “Ragionando” tutti insieme,
ripristinare le condizioni del dialogo “senza cuore e senza rancore”.
Ignazio Scimè