E’
finita l’estate, e tutti quanti, adulti e bambini, ritorniamo alle
nostre care abitudini e alle regole che scandiscono le giornate e
dalle quali ci siamo allontanati durante le vacanze. Per i nostri
piccoli le vacanze rappresentano spesso l’assenza di regole anche
dal punto di vista alimentare: si svegliano più tardi, spesso
saltando la colazione e la merenda, consumano più fuori-pasto e
pranzano e cenano con orari molto diversi dal solito.
Ed
eccoci qui, al ritorno a scuola, e ai famosi e tanto raccomandati 5
pasti giornalieri: la colazione, tallone di Achille di molti
piccolini che pur di dormire il più a lungo possibile spesso la
saltano; la merenda di metà mattino e pomeriggio; il pranzo e la
cena.
La
merenda è anch’essa un pasto fondamentale nell’economia della
giornata alimentare di un bambino, in quanto serve da “spezza-fame”
ed evita che le ore di digiuno tra la colazione o, per chi
malauguratamente non la fa, la cena della sera precedente e il
pranzo, o tra il pranzo e la cena diventino eccessive, portando, a
causa di variazioni ormonali, ad avere una gran fame al pasto
successivo e ad alimentarsi in modo quantitativamente e
qualitativamente scorretti.
Dato
il suo ruolo di “spezza-fame”, la merenda non dovrebbe fornire
troppe calorie, giusto il 5-10% di quelle che il bambino, in base
alla sua età e sesso, dovrebbe consumare nell’intera giornata. Per
la maggior parte dell’età pediatrica diciamo che siamo sull’ordine
delle 70-90 kcal.
Ma,
pur essendo così importante, la merenda difficilmente viene gestita
correttamente dagli adulti, che tendono spesso o a sottostimarla,
facendola così anche saltare spesso ai bambini, vuoi per una sorta
di recupero calorico, vuoi dandosi la giustificazione che il bambino
non ne sente la necessità; o, viceversa, a sovrastimarla, fornendo
alimenti o porzioni molto più vicine a quelle di un pasto.
Ad
esempio, in molte scuole d’Italia la merenda di metà mattina viene
fornita dalla mensa scolastica, con una alternanza di scelte
giornaliere studiate dalle Commissioni Mense del Comune. Qualora i
bambini non gradiscano quel “che passa il convento”, non dovrebbe
tuttavia esser loro consentito di portare qualcosa da casa; tutto ciò
per educare i bambini a scelte alimentari corrette, ed anche per far
sì che tutti consumino gli stessi alimenti. Sulla carta questa
scelta sarebbe perfetta, ma avviene che siano molti – troppi! – i
bambini che non gradiscono la merenda fornita dalla scuola e, cosa
ancor più grave, che il genitore sostenga la scelta del figlio,
adducendo la motivazione di scelte a suo parere poco salutari e/o
appetibili. Come risultato, tollerato dagli insegnanti ormai
sfiancati, ecco allora ricomparire tra i banchi le più varie e
spesso troppo abbondanti merende portate da casa. E nel pomeriggio,
poi, all’uscita di scuola, il rito della merenda si consuma spesso
in pizzeria, o davanti a mega-panini imbottiti, per compensare –
dicono i nonni o chi si occupa del bambino in uscita – la fatica di
una giornata di studio, nemmeno questi figli fossero stati in
miniera! O il fatto che il bambino abbia saltato il pasto della mensa
scolastica perché non gradito. Per non parlare poi di ciò che
avviene dopo appena un’ora di sport, a compensazione del fatto che
il bambino si è mosso tanto!
Per
capire di quanto sia facile eccedere nelle merende facciamo un
esempio pratico e consideriamo un ragazzino di 10 anni, di peso
normale; diciamo che per età e sesso dovrebbe assumere durante la
giornata circa 1800 Kcal e, considerando che la merenda, come detto
in precedenza, dovrebbe rappresentare il 5, massimo il 10%
dell’energia giornaliera, essa dovrebbe contenere dalle 90 alle 180
kcal; una merenda tipica per questo ragazzino invece è spesso
rappresentata da 1 succo di frutta e una merendina farcita al latte,
ovvero circa 230 kcal, mentre se arriviamo – altra merenda tipica –
ad una pizzetta farcita sfioriamo le 400 kcal, tacendo del fatto che
alla pizzetta si aggiunge spesso una bibita zuccherata!
Dunque
la merenda non solo determina un eccessivo introito di calorie,
zuccheri e grassi saturi, ma finisce per saziare troppo il bambino,
facendogli saltare il pranzo e/o la cena e alterando i ritmi
alimentari della sua giornata.
Dunque
care mamme e nonni e zie:
- aiutiamo i nostri bambini a consumare una merenda corretta dal punto di vista nutrizionale, incoraggiando, senza fornire alternative, il consumo di quella scolastica, laddove fornita, oppure, se non viene data dalla scuola, dando loro della frutta di stagione, alternandola magari con dei cracker, uno yogurt e, 1-2 volte a settimana, anche con una piccola merendina non farcita.
- impariamo a non sovrastimare il consumo energetico dato da un’ora di sport, valutando criticamente il tempo che realmente viene passato in attività di movimento (se ci fate caso, spesso equivale a circa mezz’ora, decisamente non molto!).
- non compensiamo con la merenda pomeridiana il mancato pranzo, perché in questo modo sosterremo il bambino nel suo rifiuto della mensa scolastica; invece, con fermezza, invitiamolo a consumare o almeno assaggiare il pranzo, e non cediamo alle proteste di aver fame all’uscita di scuola: il pranzo lo aveva a disposizione, se lo ha rifiutato… peggio per lui, o per lei!
Dott.ssa
Assunta Martina Caiazzo
Medico
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
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