Durante
tutti questi mesi in cui ho scritto su Castrum, più di una volta mi è capitato
di provare lo scoramento, l’impotenza di fronte a fatti e comportamenti che mi
lasciavano l’amaro in bocca e quasi mi facevano riflettere se fosse opportuno
continuare a mettere su un foglio virtuale pensieri, ricordi e tanto di quello
che, nel corso degli anni è cresciuto in me, il bisogno di riappropriarmi delle
mie origini, cercando un’identità sopita per tanto tempo.
Parlando
con un amico raccontavo di questo e dicevo che scrivere su questo blog per me
rappresenta dimostrare attaccamento per un paese e cercare, quindi, di dare un
contributo, seppur minimo, affinchè si possa prospettare per Racalmuto un
avvenire più vicino a una realtà che sembra sfuggita al quotidiano di questI
luoghi. Poi interrompevo il racconto e riflettendo giungevo alla conclusione
che scrivere di questo paese aiuta me stesso, serve a me. Ricavo dal paese
quello che mi illudo di tentare di trasmettere ad esso.
Per
questo Racalmuto è straordinario, perché nonostante i suoi problemi, le
difficili circostanze, la situazione in cui versa, che balza subito agli occhi
di chi si inoltra tra le viuzze, cercando forse ricordi che non potrà mai più
ritrovare, sepolti con gli anni che sono andati via, ti conquista e, come un
anziano parente, non si stacca mai da te. Eppure i ricordi, forse perché tali, pietosamente rendono opaco tutto ciò che
chiudendo gli occhi riusciamo a scorgere nella nostra mente. Immagini che
riempiono il cuore di tenerezza, di malinconia.
Quelli
erano anni! Camminare per le stradine, aspirare i profumi che provenivano dalle
botteghe e osservare gli anziani avvolti nei loro scialli scuri, dava quella
sensazione di “pulito”. Racalmuto non era così come è adesso. La realtà di quel
paese di allora ruotava attorno a dei principi morali che ne facevano una
regola unica e imprescindibile. Tante cose non si facevano, tanti misfatti non
si consumavano perché esisteva una morale che impediva di oltrepassare certi
limiti e di avventurarsi in percorsi che avrebbero potuto danneggiare altri.
C’era la solidarietà. Anche gli avversari avevano rispetto l’uno dell’altro. E
come Peppone e Don Camillo, al momento del bisogno, si ritrovavano a tendersi
la mano e ad aiutarsi reciprocamente.
Questo
era Racalmuto fino a qualche, forse tanti anni fa. Poi tutto è precipitato: i
giovani si affacciavano imperiosamente alla vita politica e soppiantavano gli
anziani che inesorabilmente cadevano sotto le parole, i comizi fatti di vocaboli
più ricercati, più diretti, frasi impenetrabili, più violente. Qui è sempre
stato così, le nuove generazioni, soppiantando le vecchie, hanno rappresentato
un progresso, seppur minimo. Infine i fatti recenti, amministrazioni fuori
dalle regole, il commissariamento del comune, l’incandidabilità di alcuni
vecchi amministratori.
Cosa
è successo a Racalmuto? Perché non si è saputo trasportare nel presente ciò che
di buono ci aveva dato il passato? Sicuramente il benessere ha amplificato la
voglia di agiatezze e questo ha distorto le idee e gli ideali di alcuni. Adesso
si ha la sensazione che in paese si proceda a tentoni, si cercano gli argomenti
che possano fare breccia sul popolo, frasi ad effetto, si provano le strade per
conquistare il consenso popolare e, la sensazione che ho io è che ci si allontana sempre più da tutte le cose
positive del passato, che per arrivismo, bramosia di potere e di ricchezza, non
siamo stati capaci di mantenere. Una morale che lascia ancor più sconcertati se
si pensa che qui non è rimasto davvero nulla da spartire ma solo da
ricostruire.
Questo
è quello che ho dentro, pensando
comunque che il mio contributo, il mio modesto richiamo al buon senso, il mio
semplice cercare di far riflettere, non mi abbandoneranno mai e mi spingeranno
sempre a far scrivere i miei pensieri su queste pagine virtuali. Forse perché
io ho bisogno di questo paese.
Racalmutese Fiero
Leggendo questo articolo mi sovviene il fatto che poche volte mi fermo a pensare come era il paese prima e come eravamo noi prima. Vivendoci la differenza la si avverte meno. Ma le cose che ho letto mi fanno apprezzare le differenze e mi fanno preferire quello che eravamo
RispondiEliminaCondivido in parte la riflessione di Racalmutese Fiero. Ieri il paese aveva una sua dignità,oggi non si riesce più ad avere un dialogo costruttivo, giorno dopo giorno assistiamo a un'apatia generale. Negli sguardi delle persone si intravede la speranza che qualcuno faccia qualcosa per loro. Siamo delusi, assistiamo solo alle parole, i fatti non ci sono. E non scarichiamo le colpe su chi cerca di rimetterci sulla via della trasparenza e della legalità.
RispondiEliminaA.M.
La scrittura e il lavoro aiutano la persona a scoprire il perchè delle scelte fatte e indicano la via del futuro.
RispondiEliminaParlare,confrontare le opinioni e i vissuti,scrivere e individuare le cricità
dei percorsi non possono che fare bene a tutti.
Maria Di Naro