Il
ragionamento dell'anonimo del 12
gennaio, ore 21,00 su Castrum, “FELICE RITORNO” e che per la verità non
credo si tratti assolutamente di osservatore non assiduo, è molto
condivisibile.
C'è
un problema di fondo però, che concerne il concetto di volontariato e di
clientela, forma quest'ultima becera e meschina di fare politica, modalità
purtroppo nota e diffusa ovunque poichè trova il suo humus e la sua forza nei
bisogni della gente contraccambiati con il voto.
C'è
sempre il rischio che anche dietro apparenti attività sociali, volontarie e
gratuite, si nasconda sempre il fine ultimo "dell'assalto alla
poltrona".
E'
vero, bisogna analizzare la storia di ognuno e nell'analisi va incluso il dato,
non di poco conto, dell'umiltà dell'uomo - autore di attività sociali, umiltà
che si constata facilmente nell'assoluto diniego delle autocelebrazioni, del
porsi su una bilancia in contrapposizione alle attività degli altri,nel sapere
valorizzare le azioni altrui e non screditarle sempre a priori,ma soprattutto
nel non rivendicare e a tutti i costi ricercare i meriti delle azioni per
tenere la scena, altrimenti il fine nobile del volontariato non esiste.
Avere
un nitido concetto di volontariato deve necessariamente inglobare queste
silenti azioni comportamentali che tracciano la linea netta di demarcazione da
ogni altra azione che, seppur volontaria e gratuita, è finalizzata a qualcosa
di diverso dal fare bene sociale che di solito un uomo onesto e serio non deve
mai farne motivo di vanto personale. Potremmo fare il tipico esempio del libero
professionista in generale che nel prestare a disposizione degli altri, dei
clienti, la propria opera intellettuale gratuitamente, in periodo elettorale va
poi a richiedere il voto a quei singoli clienti che hanno usufruito della
prestazione gratuita; appare ovvio che seppur di fronte ad un’ opera volontaria
e gratuita siamo di fronte ad un qualcosa che non ha nulla a che vedere con il
volontariato e l'essere benefattore.
Altra
cosa è l'azione di chi, in forma assolutamente silenziosa e senza secondi fini,
volontariamente svolge attività di utilità sociale all'interno degli ospedali, nelle case per
anziani, nelle comunità incontro, nelle chiese garantendo la socializzazione
genuina dei giovani.
Sono
attività che non fanno notizia e di cui gli autori mai e poi mai ne fanno
motivo di vanto o di dimostrazione del proprio impegno sociale e ben che mai
utilizzate per un ritorno elettorale.
A
Racalmuto ci sono persone, giovani che quotidianamente svolgono attività di
volontariato di ampio, AMPISSIMO respiro sociale e volutamente preferiscono
rimanere nel nobile silenzio perchè schifati e sdegnati certamente da chi
puntualmente, dopo avere svolto attività dall'apparente risvolto sociale, non
lesinano a pretendere il pubblico ringraziamento, e che se tarda ad arrivare o
non gli viene riconosciuto, non disdegnano il facile rito di puntare il dito
contro quelli, anche intellettuali, che guardano il tutto dal balcone, espressione
assai ricorrente per rimarcare l'importanza delle proprie azioni frutto di
autocelebrazione con ovvie finalità politiche-elettoralistiche.
Il
fare bene sociale per definizione non è cosa da servirsene come dimostrazioni o
prove per accreditarsi la patente di capacità di gestione politica della res
pubblica; concetto che certamente non appartiene a chi la pensa come l'anonimo
di cui sopra, convinto che il tutto, anche le attività apparentemente con
risvolti sociali, possano essere motivo di distinzione da chi magari preferisce
starsene a guardare dal balcone pur di non sporcarsi l'anima nel mistificare le
buone azioni sociali con l'intimo intento delle finalità politiche.
Vanno
apprezzati,elogiati quanti stanno lontani dal mondo nobile del vero
volontariato allorquando hanno deciso di spendersi in politica, perchè ogni
azione volontaria nobile e genuina rischierebbe di essere sporcata dal fine
ultimo politico elettoralistico che purtroppo la storia degli ultimi 60 anni ci
dice che è meno nobile del vero volontariato davvero gratuito e davvero nobile
nettamente distinto e abbondantemente distante da quell'apparente volontariato
usato come mezzo per raggiungere il fine politico.
Non
sempre il fine giustifica i mezzi, e certamente il mezzo dell'uso del concetto
di volontariato non giustifica il fine prettamente politico- elettorale.
Clientela
e populismo regnano sovrani allorquando ci si convince che le apparenti buone
azioni sociali, il propagandare le proprie attività di ampio respiro sociale
sminuendo o denigrando quelle altrui pur d'esaltare le proprie, ovviamente
dimostrano la mancanza di quell'umiltà a cui faccio riferimento sopra, umiltà e
onestà di pensiero che sono carenti allorquando si pensa di potere prendere in
giro la gente nascondendo dietro le azioni sociali il fine ultimo della
politica.
Non
sarà un caso se la risposta di Castrum Racalmuto Domani al commento anonimo tiene a puntualizzare con le virgolette il
termine cristallina, così come non sarà un caso se dinanzi coloro i quali si
vantano di avere fatto e fare buone azioni sociali di ampio respiro, la gente
non ne riconosce assolutamente il nobile fine sociale.
VOLUTAMENTE ANONIMO
Analisi perfetta, ma anche super conosciuta. In Italia, e il nostro paese non fa eccezione, quanto Lei dice è la regola e l’unico modo che i politici, o politicanti se preferisce, conoscono per fare politica. Purtroppo il consenso politico tramite il merito è sconosciuto, forse perché visti i motivi che spingono a fare politica, non può essere che così. Sperare che le cose cambiano è pura utopia, l’unica cosa che possiamo dire a codesti signori è che prendano coscienza che i cittadini fanno solo finta di non sapere e che semplicemente si prestano a questo strano gioco delle parti.
RispondiEliminaMi convinco sempre più che abbiamo frequentemente l'abitudine a guardare nel giardino del vicino per potere assumere degli elementi utili a impostare atteggiamenti di critica talvolta disinteressata, ma, più spesso, acutamente finalizzata a alla denigrazione o addirittura alla demolizione di questo "cordiale" vicino.
RispondiEliminaIl risultato è sempre lo stesso: non ci guadagna nè il vicino, nè chi critica il vicino. Anzi, se questo ormai comunissimo e "affermatissimo" atteggiamento viene acutamente coltivato anche con un linguaggio e con argomentazioni più o meno raffinate, il risultato non può che essere quello che ognuno di noi può immaginare.
E se provassimo qualche mattina a guardare la faccia di un vicino che ci sta di fronte allo specchio, mentre ci sbarbiamo, e tentassimo con lui di avere un "volontario" dialogo di sincera critica, non pensiamo che a questa faccia, oltre a qualche rimprovero, probabilmente potremmo suggerire di conformare il suo comportamento e il suo nell'interesse di una comunità di cui siamo parte?
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