lunedì 14 gennaio 2013

NON SEMPRE IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI


Il ragionamento dell'anonimo del 12 gennaio, ore 21,00 su Castrum, “FELICE RITORNO” e che per la verità non credo si tratti assolutamente di osservatore non assiduo, è molto condivisibile.
C'è un problema di fondo però, che concerne il concetto di volontariato e di clientela, forma quest'ultima becera e meschina di fare politica, modalità purtroppo nota e diffusa ovunque poichè trova il suo humus e la sua forza nei bisogni della gente contraccambiati con il voto.
C'è sempre il rischio che anche dietro apparenti attività sociali, volontarie e gratuite, si nasconda sempre il fine ultimo "dell'assalto alla poltrona".
E' vero, bisogna analizzare la storia di ognuno e nell'analisi va incluso il dato, non di poco conto, dell'umiltà dell'uomo - autore di attività sociali, umiltà che si constata facilmente nell'assoluto diniego delle autocelebrazioni, del porsi su una bilancia in contrapposizione alle attività degli altri,nel sapere valorizzare le azioni altrui e non screditarle sempre a priori,ma soprattutto nel non rivendicare e a tutti i costi ricercare i meriti delle azioni per tenere la scena, altrimenti il fine nobile del volontariato non esiste.
Avere un nitido concetto di volontariato deve necessariamente inglobare queste silenti azioni comportamentali che tracciano la linea netta di demarcazione da ogni altra azione che, seppur volontaria e gratuita, è finalizzata a qualcosa di diverso dal fare bene sociale che di solito un uomo onesto e serio non deve mai farne motivo di vanto personale. Potremmo fare il tipico esempio del libero professionista in generale che nel prestare a disposizione degli altri, dei clienti, la propria opera intellettuale gratuitamente, in periodo elettorale va poi a richiedere il voto a quei singoli clienti che hanno usufruito della prestazione gratuita; appare ovvio che seppur di fronte ad un’ opera volontaria e gratuita siamo di fronte ad un qualcosa che non ha nulla a che vedere con il volontariato e l'essere benefattore.
Altra cosa è l'azione di chi, in forma assolutamente silenziosa e senza secondi fini, volontariamente svolge attività di utilità sociale  all'interno degli ospedali, nelle case per anziani, nelle comunità incontro, nelle chiese garantendo la socializzazione genuina dei giovani.
Sono attività che non fanno notizia e di cui gli autori mai e poi mai ne fanno motivo di vanto o di dimostrazione del proprio impegno sociale e ben che mai utilizzate per un ritorno elettorale.
A Racalmuto ci sono persone, giovani che quotidianamente svolgono attività di volontariato di ampio, AMPISSIMO respiro sociale e volutamente preferiscono rimanere nel nobile silenzio perchè schifati e sdegnati certamente da chi puntualmente, dopo avere svolto attività dall'apparente risvolto sociale, non lesinano a pretendere il pubblico ringraziamento, e che se tarda ad arrivare o non gli viene riconosciuto, non disdegnano il facile rito di puntare il dito contro quelli, anche intellettuali, che guardano il tutto dal balcone, espressione assai ricorrente per rimarcare l'importanza delle proprie azioni frutto di autocelebrazione con ovvie finalità politiche-elettoralistiche.
Il fare bene sociale per definizione non è cosa da servirsene come dimostrazioni o prove per accreditarsi la patente di capacità di gestione politica della res pubblica; concetto che certamente non appartiene a chi la pensa come l'anonimo di cui sopra, convinto che il tutto, anche le attività apparentemente con risvolti sociali, possano essere motivo di distinzione da chi magari preferisce starsene a guardare dal balcone pur di non sporcarsi l'anima nel mistificare le buone azioni sociali con l'intimo intento delle finalità politiche.
Vanno apprezzati,elogiati quanti stanno lontani dal mondo nobile del vero volontariato allorquando hanno deciso di spendersi in politica, perchè ogni azione volontaria nobile e genuina rischierebbe di essere sporcata dal fine ultimo politico elettoralistico che purtroppo la storia degli ultimi 60 anni ci dice che è meno nobile del vero volontariato davvero gratuito e davvero nobile nettamente distinto e abbondantemente distante da quell'apparente volontariato usato come mezzo per raggiungere il fine politico.
Non sempre il fine giustifica i mezzi, e certamente il mezzo dell'uso del concetto di volontariato non giustifica il fine prettamente politico- elettorale.
Clientela e populismo regnano sovrani allorquando ci si convince che le apparenti buone azioni sociali, il propagandare le proprie attività di ampio respiro sociale sminuendo o denigrando quelle altrui pur d'esaltare le proprie, ovviamente dimostrano la mancanza di quell'umiltà a cui faccio riferimento sopra, umiltà e onestà di pensiero che sono carenti allorquando si pensa di potere prendere in giro la gente nascondendo dietro le azioni sociali il fine ultimo della politica.
Non sarà un caso se la risposta di Castrum Racalmuto Domani al commento anonimo  tiene a puntualizzare con le virgolette il termine cristallina, così come non sarà un caso se dinanzi coloro i quali si vantano di avere fatto e fare buone azioni sociali di ampio respiro, la gente non ne riconosce assolutamente il nobile fine sociale.

                                                                                            VOLUTAMENTE ANONIMO

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2 commenti:

  1. Analisi perfetta, ma anche super conosciuta. In Italia, e il nostro paese non fa eccezione, quanto Lei dice è la regola e l’unico modo che i politici, o politicanti se preferisce, conoscono per fare politica. Purtroppo il consenso politico tramite il merito è sconosciuto, forse perché visti i motivi che spingono a fare politica, non può essere che così. Sperare che le cose cambiano è pura utopia, l’unica cosa che possiamo dire a codesti signori è che prendano coscienza che i cittadini fanno solo finta di non sapere e che semplicemente si prestano a questo strano gioco delle parti.

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  2. Mi convinco sempre più che abbiamo frequentemente l'abitudine a guardare nel giardino del vicino per potere assumere degli elementi utili a impostare atteggiamenti di critica talvolta disinteressata, ma, più spesso, acutamente finalizzata a alla denigrazione o addirittura alla demolizione di questo "cordiale" vicino.
    Il risultato è sempre lo stesso: non ci guadagna nè il vicino, nè chi critica il vicino. Anzi, se questo ormai comunissimo e "affermatissimo" atteggiamento viene acutamente coltivato anche con un linguaggio e con argomentazioni più o meno raffinate, il risultato non può che essere quello che ognuno di noi può immaginare.
    E se provassimo qualche mattina a guardare la faccia di un vicino che ci sta di fronte allo specchio, mentre ci sbarbiamo, e tentassimo con lui di avere un "volontario" dialogo di sincera critica, non pensiamo che a questa faccia, oltre a qualche rimprovero, probabilmente potremmo suggerire di conformare il suo comportamento e il suo nell'interesse di una comunità di cui siamo parte?
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