Riceviamo, da parte di Carmelo Mulè, una lettera indirizzata alla Commissione prefettizia. Tratta un argomento importante, il P.R.G del territorio di Racalmuto. Problema interessante che investe molti cittadini.
Spett.le
Commissione del Comune Racalmuto
Il
P.R.G., nella parte che interessa la zona industriale, è ormai scaduto da oltre
venti anni. Ora, volendo lasciare da parte i commenti, che andrebbero fatti, al
fine di snellire il ragionamento, sarebbe stato giusto, a suo tempo, quando si
è conferito l’incarico di revisione, bloccare qualsiasi attività edificatoria
nell’area interessata ed assegnare un breve tempo di sei mesi per lo
svolgimento dei lavori di revisione del piano.
Ciò
non si è fatto e quindi il piano continuò ad essere operante, nonostante tutte
le aree adibite alle attrezzature fossero ritornate, per legge, alla loro
originaria destinazione, cioè agricola.
Lasciare
operante il P.R.G. nelle sole aree adibite a strutture, in assenza delle aree
suddette, di fatto rende l’intero strumento squilibrato. Infatti, su alcune
particelle che hanno riacquistato la caratteristica della ruralità, si sono
rilasciate licenze edilizie con edificabilità agricola con residenza o sono
state destinate ad altro.
La
mancata zonizzazione, inoltre, e la volontà politica hanno fatto sì che in
molte zone agricole sorgessero opifici di carattere artigianale, commerciale o
di ricezione; cosa alquanto singolare che apre un vero e proprio conflitto, in
termini di interesse privato, tra chi oggi deve pagare l’ IMU, perché possiede
terreni in area industriale e che di fatto ha utilizzato le zone agricole per
costruire le proprie aziende.
Messe
fuori dal mercato, dunque dall’utilizzo agricolo, le aree industriali restano
zavorra per chi le possiede, oggetto di contenzioso, gravame per l’economia
familiare in favore delle casse dello Stato, del Comune e di quei cittadini e
tecnici che hanno fatto profitto con le aree agricole.
Allo
stato attuale, la costruenda strada 640 stravolge ancora una volta gli assetti
di quel territorio, mettendo in discussione la destinazione urbanistica futura
di tutta la zona in questione, oltre ai restringimenti, del piano stesso, che
per motivi tecnici e politici devono essere necessariamente operati; con il
conseguente fatto che i proprietari terrieri, domani, si troveranno con
migliaia di euro spesi in IMU e con una proprietà che, forse, non avrà nessuna
possibilità di produrre reddito adeguato.
Altra
trascurata questione riguarda la molto spezzettata proprietà fondiaria,
composta in maggior misura di piccoli appezzamenti che mai potrebbero essere
utilizzati in proprio se non accorpati da un piano complessivo di lottizzazione
che il comune avrebbe dovuto e potuto adottare, con l’aggravante che in molti
di essi insistono fabbricati rurali storici al servizio dei fondi e fabbricati
edificati con l’indice agricolo o addirittura abusivamente e oggetto di
sanatorie successive, le quali creano ancor di più una disparità oggettiva tra
chi, nel rispetto delle norme, non ha costruito e chi in dispregio delle stesse
oggi si ritrova in una situazione di privilegio.
Regolari
licenze edilizie che pongono il cittadino al riparo da ogni conseguenza, ma che
creano nel tempo situazioni di arricchimento per alcuni e di impoverimento per
altri, per non parlare dello stato di confusione che ne deriva, per il sol
fatto di ritrovare una abitazione, anche stagionale, nelle immediate vicinanze
di un’attività industriale, non v’è dubbio che una delle due dovrebbe non
esserci: tutto ciò si può solamente appellare in un modo “dissennata politica
del territorio”.
Le
dovute correzioni devono essere immediate; se ciò non avviene ne deriverà un
dispendioso ricorso al contenzioso e una continua lacerazione dei rapporti
sociali fra le parti in causa.
Carmelo
Mulè Segretario cittadino U.D.C.
Come si fa a non condividere quanto ha scritto Carmelo Mule' ? Dal suo scritto sgorgano inequivocabili verità' e concrete, quanto sagge e pacate proposte
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