Uno
dei lati positivi dell’insegnamento è senz’altro lo stare a stretto contatto
con i ragazzi. Mantiene giovani, attivi, vitali, motivati, inevitabilmente
aggiornati su molte cose. Se non si è tanto “distratti” si è testimoni diretti
del periodo più intricato, problematico, sorprendente, meraviglioso della loro
vita: la loro crescita fisica,
intellettuale, sentimentale. Un privilegio ma anche, per chi la sente, una
grande responsabilità.
Si
tratta di adolescenti e quindi esseri in divenire. In loro vi è, in nuce, l’adulto di domani. La personalità “affiora”nei comportamenti ma, anche, nelle omissioni e fragilità.
Stare tra i banchi insieme a loro significa
condividere anche le loro inquietudini. I ragazzi, se hanno qualche problema,
si aprono con chi veramente pensano meriti la loro fiducia, chi sentono
che li ascolta con attenzione e
interesse. Quando qualcosa li turba allora si confidano. Parlano.
Il
turbamento però, a volte, è anche dell’insegnante.
Capita
di sentirsi raccontare dalle ragazze(ma anche qualche ragazzo ne è coinvolto),
che, per il fatto di stare insieme con
il loro” amato”, non devono vedere più
gli amici, non devono parlare più
con questo o con quello, a prova e dimostrazione del loro AMORE. Devono dare passwords varie di cellulari,
profili facebook e quant’altro. Questo, su espressa richiesta dell’amato. Alcune,
sopportano,” per amore”, anche maltrattamenti fisici.
L’amore
diventa quindi un sentimento “a togliere”. Togliere amici, togliere libertà, togliere dignità, ecc…Questa sembrerebbe essere la “normalità”
dei tempi. Non scandalizza per niente e le ragazze accettano
questo dato di fatto. Molte, per
un tale comportamento, trovano anche giustificazioni che fanno mettere le mani
ai capelli solo a sentirle. Un bella pietra tombale sull’emancipazione
femminile, se mai c’è stata.
Faccio allora una riflessione a voce alta: se una ragazza, oggi, si mette assieme ad un ragazzo, ne diventa
proprietà? Una ragazza cerca qualcuno
che la faccia sentire amata, che la
renda felice e le dia conferme di quanto importante, unica, lei sia per l’altro. Qualcuno che le faccia
palpitare il cuore al solo pronunciare
il suo nome. Oppure, cerca un padrone, un tiranno, che decida per lei
dove deve andare, se deve andare, con chi
deve andare? La prima cosa che a
me viene in mente da dire, in questi casi,
è: “ scappa, fuggi senza perdere tempo e senza guardare indietro. Fuggi
mille miglia lontano”. Nella memoria
ancora gli echi di fatti veramente
tragici e orribili con protagoniste
ragazze.
Trattandosi
di sentimenti e di sentimenti di adolescenti il terreno è molto delicato e va
affrontato adeguatamente.
Ma,
come si devono gestire i sentimenti? Vi
è una chiara incapacità e carenza nel gestirli. Molti ragazzi pensano che stare
soli è da “sfigati”. Orribile parola, che ha preso piede e viene usata
largamente. Quindi è meglio stare in coppia e farsi maltrattare. Con buona pace
della dignità, del rispetto, dell’ amor proprio e della propria autostima. Il
concetto di libertà diventa relativo. Che tipo di rapporto ne viene fuori? Di
fiducia reciproca? Come far acquisire la
consapevolezza che alla base di tutto vi
è innanzitutto il rispetto della propria
persona e quindi la non negoziabilità della propria dignità? Esigenza primaria,
quindi, è quella di migliorare la
capacità di riconoscere, gestire e sviluppare i sentimenti.
Come soggetti abbiamo ricevuto varie
Educazioni ma, tra queste, nessuna traccia di quella sentimentale. Le famiglie in genere appaiono impreparate e
a volte non si rendono neanche conto di quale sia la realtà. A scuola non è
prevista. I ragazzi, nel doposcuola, frequentano palestre, scuole di calcio,
scuole di danza, conservatori. I genitori sono ben contenti di assecondarli in
queste inclinazioni. Chissà, ne potrebbero venire fuori sportivi, atleti,
musicisti, artisti di primo piano. Fanno benissimo. Ma, l’esigenza di dare loro
un’educazione sentimentale chi l’avverte? L’esigenza di essere un individuo
maturo anche dal punto di vista dei sentimenti, l’educazione a sentire i
sentimenti e a non stravolgerli con un controllo eccessivo. Ecco, pensiamoci un
po’ su e cerchiamo di far nascere e coltivare questa esigenza.
L’esigenza
di non confondere il Possesso con
l’Amore.
Brigida Bellomo
Non è facile, oggi, insegnare. Questo termine racchiude ben altro rispetto a una mera impartizione di nozioni. Non è vero che i docenti sono solamente quelli di una volta. Il terreno dove si muovono i novelli insegnanti è molto, ma molto più accidentato.
RispondiEliminaUna docente sfiduciata
La perdita di valori. Questo è quello che caratterizza i giovani del nostro tempo. Fedeli a stereotipi non sempre moralmente trasparenti, vivono in continua contestazione, cercando a tutti i costi lo scontro. Non hanno il senso della famiglia e preferiscono innamorarsi in maniera trasgressiva per protesta a volte verso i genitori, la società.
RispondiEliminaGentile collega, per più di trenta anni mi sono svegliato la mattina con il desiderio di raggiungere la mia scuola, i miei ragazzi. Era un piacere stare tra loro, erano uno stimolo continuo e tra loro mi sentivo un eterno Peter Pan. Poi a un tratto tutto è cambiato, la modulazione di frequenza con la quale comunicavamo è scomparsa e non riuscivamo più a sintonizzarci, niente sembrava interessarli, ipnotizzati davanti ai loro cellulari, sembravano come zombi. La società del “possesso” si era impadronita irrimediabilmente delle loro menti. Tanti i responsabili di questo fenomeno, in primis le famiglie.
RispondiEliminaComplimenti signora Brigida. Lei continua ad affrontare gli argomenti, anche più impegnativi, con garbo, eleganza e competenza
RispondiEliminaComplimenti!!! Alla Signora Brigida Bellomo un Discorso abbastanza utile
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