lunedì 21 gennaio 2013

MELE E PERE


Cammino per strada e, involontariamente ,“capto” il discorso tra due signori  fermi a parlare: “ I ragazzi di oggi hanno tutto… e non sono mai contenti!”. Mi rimane nell’orecchio l’eco di quella frase intanto che cammino. Che i ragazzi avessero tanto l’ho pensato anch’io,  tante volte. Ma, poi, riflettendoci, ho capito che non è proprio così.

Una giovane e tenera pianta necessita di cure amorevoli, di attenzioni. Necessita di essere seguita da vicino, di continuo,  se vogliamo che cresca sana e forte. Non possiamo abbandonarla alle intemperie sperando che se la cavi da sola. Potrebbe spezzarsi. Dobbiamo, poi, stare attenti e estirpare le erbacce che le crescono attorno. Non possiamo delegare ad altri questo compito, perché è nostra la responsabilità morale e perché potremmo correre il rischio di non raggiungere i risultati sperati o di ritrovarci con “altri “ risultati. Certo tutto questo implica  dedizione, sacrificio. Tempo. L’Amore, ovviamente,  è sottinteso.

I ragazzi sono inquieti, vivono il loro  tempo, o meglio, vivono il tempo così come noi glielo trasmettiamo. Tempo di inquietudini. Incertezze. Sono disorientati perché non hanno modelli  chiari a cui riferirsi,  in balia di tante cose. Bisognosi di punti fermi. I più deboli soccombono. I più forti si costruiscono una corazza e vanno avanti. Non sapremo mai  cosa c’è di interessante, unico, sotto quella corazza. Si apriranno solo a chi, loro, riterranno affidabili.

Chissà, però, se non abbiamo una parte di colpa in tutto questo. Il modello” famiglia”, così com’ è oggi, entra in discussione.I tempi odierni ci “occupano” sempre di più e ci portano ad avere sempre più impegni “esterni”. I figli vengono affidati, se fortunati, ai nonni, oppure a babysitter, asili, che li accudiscono. Quando poi crescono un po’, spesso, rimangono a casa, anche da soli.

Materialmente,   hanno tanto, troppo a volte. Hanno anche  tante cose che non hanno mai desiderato. E penso quanto sia  triste avere cose che non si é mai avuto il desiderio di avere. Di desideri, di sogni dovrebbero, invece, averne tanti perché nella nostra vita sono come l’arcobaleno, colorano,  e danno un senso ai nostri giorni. Sono stati  colmati di oggetti, tecnologia, capi di abbigliamento firmati…Ma, il dare cose materiali, forse, è stato un modo per mettere la coscienza a tacere per quell’affetto, quel tempo, che non abbiamo saputo o potuto  dare loro o perché assenti o perché troppo stanchi o perché incapaci tout court. E allora da qui il bisogno di compensare. Li abbiamo “occupati” con altro. L’ultimo gioco  elettronico, l’ultimo modello di cellulare, lo scooter…

Confondere il ”dare affettivo”  con il ”dare materiale”  per compensare  una carenza ha portato  nella famiglia  ad uno spostamento del  proprio baricentro. Se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione non possiamo meravigliarci. I ragazzi  si sono vaccinati. Hanno sviluppato, loro malgrado, una autonomia dalla famiglia. Si organizzano con gli amici con cui solidarizzano e fanno “famiglia”. E così, quell’intesa, quella complicità, quel legame affettivo , che  si dovrebbe consolidare tra genitori e figli, si sposta, instaurandosi  principalmente tra compagni di sventura. Il concetto di Rigore e Autorevolezza scade.   A casa,  ognuno impara a sbrigare le proprie cose, per conto proprio, autonomamente. Non ci si dà neanche più fastidio. Sembra tutto perfetto. Tutto organizzato e programmato. Peccato che le emozioni, i sentimenti  gli affetti non si possano programmare! Chiediamoci quante volte li abbiamo ascoltati, seguiti, incoraggiati, consolati,  rimproverati. Se hanno chiesto aiuto e abbiamo sminuito  l’importanza della richiesta non prestando la dovuta attenzione. Se eravamo troppo stanchi per ascoltare. Se eravamo altrove per sapere che avevano bisogno di noi. Di un nostro semplice abbraccio.  Ad ogni azione una reazione. Ti chiedono una volta, ti chiedono due volte. Poi, non chiedono più.  Non cercano più. Ti giri e sono già grandi .  E si scocciano di tutto. Mancano momenti di condivisione importanti.Chissà, se ci rendiamo veramente conto di quello che hanno o non hanno i ragazzi!
Barattare il “dare affettivo” con il “dare materiale” è come sommare mele con pere.

                                                                                                                  Brigida Bellomo

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3 commenti:

  1. Interessante il ragionamento, tanto interessante che mi porta indietro nel tempo quando i miei giocattoli, bellissimi, li mandava un mio grande Zio d'america e con quelli abbiamo giocato tutti i quattro figli e poi sono andati in soffitta ancora nuovi, tanto era il riguardo per essi.
    Se noi grandi oggi pensassimo alle pere e alle mele che mangiano, anche se mischiate, forse avremo fatto di più...................

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  2. Probabilmente chi ha commentato sopra non ha ben compreso l'articolo dato che i riferimenti sono poco pertinenti.
    Detto questo penso che sia perfettamente giusto e condivisibile il pensiero di fondo, molto piacevole la metafora delle mele e delle pere.
    Il bene materiale fa piacere, deve esserci, anche in piccolo.Questo però appaga solo momentaneamente e ha bisogno i una base solida di fondo che riguarda l'Affetto.
    Senza affetto la materia svanisce.....

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  3. Gentilissima Signora Brigida,
    ci ha dato una bella lezione.
    In questo periodo siamo giustamente preoccupati per l'avvenire dei nostri figli. Non ci troviamo nella condizione di assicurare loro una certa tranquillità economica. I tempi sono cambiati e sono cambiati in peggio.
    Tutta questa nostra preoccupazione è comprensibile e condivisibile. Ma questa preoccupazione nei riguardi dei figli può essere solamente limitata al fatto che essi dovranno essere più poveri di noi? meno agiati di noi? Possiamo considerare il "benestare" rapportato soltanto alla quantità della fonte economica a nostra disposizione? O non vale anche la pena di interrogarsi se, accanto ai necessari beni materiali, non abbiamo anche il dovere di offrire loro altre fonti di "ricchezza"? Certamente abbiamo anche il dovere di assicurare questa "ricchezza"! ricchezza che è rappresentata dal modo affettivo con cui esercitiamo i rapporti con i figli, dal modo con cui li ascoltiamo, dal modo con cui ci intratteniamo, dal modo con cui li rimproveriamo. Il risultato è una "ricchezza" impagabile sia per chi offre questa "ricchezza" sia per chi la riceve: anche un disegnino sgangherato della tua persona, offertoti dal bambino ti fa ritenere quel disegnino di un valore incommensurabile.
    Grazie ancora.
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