Cammino
per strada e, involontariamente ,“capto” il discorso tra due signori fermi a parlare: “ I ragazzi di oggi hanno
tutto… e non sono mai contenti!”. Mi rimane nell’orecchio l’eco di quella frase
intanto che cammino. Che i ragazzi avessero tanto l’ho pensato anch’io, tante volte. Ma, poi, riflettendoci, ho
capito che non è proprio così.
Una
giovane e tenera pianta necessita di cure amorevoli, di attenzioni. Necessita
di essere seguita da vicino, di continuo,
se vogliamo che cresca sana e forte. Non possiamo abbandonarla alle
intemperie sperando che se la cavi da sola. Potrebbe spezzarsi. Dobbiamo, poi,
stare attenti e estirpare le erbacce che le crescono attorno. Non possiamo
delegare ad altri questo compito, perché è nostra la responsabilità morale e
perché potremmo correre il rischio di non raggiungere i risultati sperati o di
ritrovarci con “altri “ risultati. Certo tutto questo implica dedizione, sacrificio. Tempo. L’Amore,
ovviamente, è sottinteso.
I
ragazzi sono inquieti, vivono il loro
tempo, o meglio, vivono il tempo così come noi glielo trasmettiamo.
Tempo di inquietudini. Incertezze. Sono disorientati perché non hanno
modelli chiari a cui riferirsi, in balia di tante cose. Bisognosi di punti
fermi. I più deboli soccombono. I più forti si costruiscono una corazza e vanno
avanti. Non sapremo mai cosa c’è di
interessante, unico, sotto quella corazza. Si apriranno solo a chi, loro,
riterranno affidabili.
Chissà,
però, se non abbiamo una parte di colpa in tutto questo. Il modello” famiglia”,
così com’ è oggi, entra in discussione.I tempi odierni ci “occupano” sempre di
più e ci portano ad avere sempre più impegni “esterni”. I figli vengono
affidati, se fortunati, ai nonni, oppure a babysitter, asili, che li
accudiscono. Quando poi crescono un po’, spesso, rimangono a casa, anche da
soli.
Materialmente, hanno tanto, troppo a volte. Hanno
anche tante cose che non hanno mai
desiderato. E penso quanto sia triste
avere cose che non si é mai avuto il desiderio di avere. Di desideri, di sogni
dovrebbero, invece, averne tanti perché nella nostra vita sono come
l’arcobaleno, colorano, e danno un senso
ai nostri giorni. Sono stati colmati di
oggetti, tecnologia, capi di abbigliamento firmati…Ma, il dare cose materiali,
forse, è stato un modo per mettere la coscienza a tacere per quell’affetto,
quel tempo, che non abbiamo saputo o potuto
dare loro o perché assenti o perché troppo stanchi o perché incapaci
tout court. E allora da qui il bisogno di compensare. Li abbiamo “occupati” con
altro. L’ultimo gioco elettronico,
l’ultimo modello di cellulare, lo scooter…
Confondere
il ”dare affettivo” con il ”dare
materiale” per compensare una carenza ha portato nella famiglia ad uno spostamento del proprio baricentro. Se è vero che ad ogni
azione corrisponde una reazione non possiamo meravigliarci. I ragazzi si sono vaccinati. Hanno sviluppato, loro
malgrado, una autonomia dalla famiglia. Si organizzano con gli amici con cui
solidarizzano e fanno “famiglia”. E così, quell’intesa, quella complicità, quel
legame affettivo , che si dovrebbe
consolidare tra genitori e figli, si sposta, instaurandosi principalmente tra compagni di sventura. Il
concetto di Rigore e Autorevolezza scade.
A casa, ognuno impara a sbrigare
le proprie cose, per conto proprio, autonomamente. Non ci si dà neanche più
fastidio. Sembra tutto perfetto. Tutto organizzato e programmato. Peccato che
le emozioni, i sentimenti gli affetti
non si possano programmare! Chiediamoci quante volte li abbiamo ascoltati,
seguiti, incoraggiati, consolati,
rimproverati. Se hanno chiesto aiuto e abbiamo sminuito l’importanza della richiesta non prestando la
dovuta attenzione. Se eravamo troppo stanchi per ascoltare. Se eravamo altrove
per sapere che avevano bisogno di noi. Di un nostro semplice abbraccio. Ad ogni azione una reazione. Ti chiedono una
volta, ti chiedono due volte. Poi, non chiedono più. Non cercano più. Ti giri e sono già grandi . E si scocciano di tutto. Mancano momenti di
condivisione importanti.Chissà, se ci rendiamo veramente conto di quello che
hanno o non hanno i ragazzi!
Barattare il “dare affettivo” con il
“dare materiale” è come sommare mele con pere.
Brigida Bellomo
Interessante il ragionamento, tanto interessante che mi porta indietro nel tempo quando i miei giocattoli, bellissimi, li mandava un mio grande Zio d'america e con quelli abbiamo giocato tutti i quattro figli e poi sono andati in soffitta ancora nuovi, tanto era il riguardo per essi.
RispondiEliminaSe noi grandi oggi pensassimo alle pere e alle mele che mangiano, anche se mischiate, forse avremo fatto di più...................
Probabilmente chi ha commentato sopra non ha ben compreso l'articolo dato che i riferimenti sono poco pertinenti.
RispondiEliminaDetto questo penso che sia perfettamente giusto e condivisibile il pensiero di fondo, molto piacevole la metafora delle mele e delle pere.
Il bene materiale fa piacere, deve esserci, anche in piccolo.Questo però appaga solo momentaneamente e ha bisogno i una base solida di fondo che riguarda l'Affetto.
Senza affetto la materia svanisce.....
Gentilissima Signora Brigida,
RispondiEliminaci ha dato una bella lezione.
In questo periodo siamo giustamente preoccupati per l'avvenire dei nostri figli. Non ci troviamo nella condizione di assicurare loro una certa tranquillità economica. I tempi sono cambiati e sono cambiati in peggio.
Tutta questa nostra preoccupazione è comprensibile e condivisibile. Ma questa preoccupazione nei riguardi dei figli può essere solamente limitata al fatto che essi dovranno essere più poveri di noi? meno agiati di noi? Possiamo considerare il "benestare" rapportato soltanto alla quantità della fonte economica a nostra disposizione? O non vale anche la pena di interrogarsi se, accanto ai necessari beni materiali, non abbiamo anche il dovere di offrire loro altre fonti di "ricchezza"? Certamente abbiamo anche il dovere di assicurare questa "ricchezza"! ricchezza che è rappresentata dal modo affettivo con cui esercitiamo i rapporti con i figli, dal modo con cui li ascoltiamo, dal modo con cui ci intratteniamo, dal modo con cui li rimproveriamo. Il risultato è una "ricchezza" impagabile sia per chi offre questa "ricchezza" sia per chi la riceve: anche un disegnino sgangherato della tua persona, offertoti dal bambino ti fa ritenere quel disegnino di un valore incommensurabile.
Grazie ancora.
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