lunedì 14 maggio 2012

“RESTA TRA MIA E TIA”


Erroneamente si pensa che il pettegolezzo sia un fenomeno maggiormente diffuso al sud, nel Mezzogiorno d’Italia, in Sicilia e soprattutto nel nostro paese. Al nord si dice “fare gossip” da noi, invece, “sparlari”.Ciascuno pensa di conoscere fatti e difetti dei propri compaesani e non solo. A volte è alimentato dalla mancanza di lavoro e, ancor di più dalla mancanza della voglia di lavoro o da un insopportabile ozio che non si riesce a vincere con nessun espediente.
Diffuso oltre che negli uomini, anche tra le nostre “comari”, viene utilizzato per mettere in evidenza difetti o manchevolezze del soggetto preso di mira o per portare alla luce eventuali fatti che farebbero arrossire anche il peggiore dei peccatori. Ed ecco che si parla di amanti, figli illegittimi, debiti, vizi, contrasti familiari e si tirano in ballo ascendenti e discendenti.
La tecnica è presto detta: la comare, essendo in possesso di notizie fresche, piccanti, non vede l’ora di recarsi dall’amica e raccontare il fatto prendendo di mira una tra le tante vittime che il paese, gratuitamente, offre a chi non ha di meglio da fare. “ Lu dicu sulu a tia ma nun lu diri a nuddu”, si esordisce così, sapendo benissimo che quella a cui si sta confidando il fatto è solo la prima di una lunga lista di amiche. E sapendo anche che questa amica, non vede l’ora di raccontare il fatto ad altre. Mi si racconta che una mattina, un’anziana signora, uscendo di casa, cadde. Subito rientrò, dolorante si mise a letto e, telefonicamente, informò le amiche dell’accaduto, raccomandando ad ognuna: “resta tra mia e tia”. Il pomeriggio si ritrovò la casa piena di gente…
Si contempla pure, un'altra tecnica, quella di andare a trovare l’amica e, con fare suadente tentare di estorcerle confidenze o fatti intimi da rivelare, poi, ad altri.
Naturalmente il passaggio del pettegolezzo dall’orecchio alla bocca, produce un arricchimento di particolari, coloriti da fatti nuovi che poco hanno a che fare con la verità.
Ciò nonostante, il pettegolezzo, non rappresenta una maldicenza, tanto meno una calunnia, ma è piuttosto il tentativo di far conoscere la vera identità dell’altro, ignota perfino al soggetto stesso. E’ un modo ideale per insinuare un dubbio nell’opinione altrui sull’immagine che un’altra persona vuole dare di sé. E’ una tensione morale, un desiderio di verità, di ristabilire secondo chi racconta ciò che è giusto, ciò che è riprovevole. Si pensa erroneamente che se sappiamo trovare il difetto nell’altro abbiamo già messo a posto i nostri. Screditare gli altri da’ a noi che parliamo un senso di onnipotenza e di amor proprio, perché noi siamo sicuramente migliori!

Racalmutese Fiero
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3 commenti:

  1. Tante persone, purtroppo,vivono di pettegolezzi. Secondo me, è una mancanza di rispetto verso gli altri.
    Carmela

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  2. Purtroppo si vive di pettegolezzi. In un tempo dove tutti vogliamo sapere di tutto e di tutti, come la tv ci insegna con i reality, il pettegolezzo è diventato l'unico svago, l'unico modo per trascinare lontano i pensieri della crisi. Un momento di svago che, difficilmente le persone si tirano indietro e difficilmente non si mette attenzione per non perdere quello che si sta dicendo su un'altra persona.
    purtroppo si vive di pettegolezzi. Spero in un cambiamento.

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  3. Sono favorevole al pettegolezzo - Pur non essendo,caratterialmente,persona che si interessa degli altri e di cio' che fanno, credo che il pettegolezzo faccia parte del nostro dna e quindi del nostro brodo cosmico che e' il nostro cervello.
    Giulio

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