sabato 31 marzo 2012

RISSA CON TOTUCCIO

Ho una rissa con Totuccio (volevo aggiungere furibonda, per rispettare il luogo comune, ma avrei esagerato): giornalista fino ma disallineato, mi ha sempre informato in anticipo sugli eventi con una esattezza che mi fa sospettare. Domani, il decreto di Napolitano ce l’avremmo bello e cunsatu e sapremo i nomi del prefetto e dei due suoi corifei che sapientemente ci rigenereranno – noi tutti racalmutesi, “stanziali” e “fuoriusciti”, vecchi e giovani (anche quelli in cerca di un lavoro ), Incolti e scrittori, giornalisti e poetastri – e per due anni al modico costo che Totuccio calcola in 288 mila euro. Questa nuova salvifica triade io ancora non so come designarla, ma la tentazione di chiamarla la Triade di Ulisse, alias NESSUNO, è tanta.
Ho cercato di diffondere i miei ammonimenti, sotto forma di proposta costituente di un’ulteriore LIIBERA ASSOCIAZIONE RACALMUTO OGGI, ma dalla prefettura di Agrigento ho avuto, il giorno dopo, il ritorno della e-mail; quella che ho mandato al Ministero dell’Interno chissà dove è andata a finire; con l’on. Cimino non sono riuscito a farmi accreditare; il CGA sembra un’incognita irraggiungibile. Povero cittadino, povero siciliano sospetto colluso sin dalla nascita, abbia pur voglia di bussare alle porte della TRASPARENZA burocratica, ma stia buono: nessuno lo c…..!
Perché litigo con Totuccio? Io la speranzella che Napolitano voglia vederci un po’ più chiaramente in queste bazzecole degli scioglimenti di organi amministrativi, mi intestardisco ad averla. Totuccio mi dice che ho le traveggole. Ed io mi irrito, anche perché in fondo credo che finirà con l’avere ragione lui ... Ragiono: se Sgarbi intimorirà un presidente e salverà Salemi, Racalmuto non potrà che venire graziato anch’esso.
Leggo in Grandangolo  quelle che dovrebbero essere le alate conclusioni della Triade di Diomede, sul piano giudiziario (TAR, art. 700 c.c.) tutto dovrebbe andare, come dicono i giuristi, de plano a favore di Racalmuto. Tutte quelle storie di mafia e politica potrebbero coinvolgere l’organo monocratico quale è stato sussunto il sindaco di un comune, non un derelitto consiglio comunale ormai forse ridotto a retorica accolta di ciarlieri senza potere alcuno. Che organo AMMINISTRATIVO  sono? non decidendo. quale infiltrazione possono ordire? Senza il fatto, quale responsabilità si può loro accollare? Sì, vi sarà il dolo, cattolicamente magari anche il peccato di pensiero, forse anche la legge (per la Triade di Diomede, anche la Costituzione), ma manca il FATTO, l’AMMINISTRAZIONE infiltrata. C’è da ridere: già, c’è un teste nelle nozze di una figlia di un ergastolano (se ho ben capito).  Se non prendo abbagli, siamo però in presenza di una sorta di storia scespiriana racalmutese, una sorta di Giulietta e Romeo di strapaese. Mi dicono che a Racalmuto anche un giovane farmacista può innamorarsi di una splendida fanciulla a prescindere dai cognomi più o meno intrappolati in questioni di giustizia. Siamo alle solite: i compari nelle nozze dei mafiosi. Davvero ho da temere: nel 1961 in quel di Modena ho ospitato, portato al celebre ristorante Fini, uno che poi si disse capomafia ed ebbe a morire per un colpo di lupara vicino Pietralonga. Si dava il caso che aveva sposato una prima cugina di mio padre ed io ben volentieri l’ho festeggiato in quel di Modena; per poco non lo facevo entrare in Banca d’Italia dove da qualche mese ero stato assunto. Chissà quale infiltrazione mafiosa ho perpetrato.
Da tempo predico il ricorso al TAR e addirittura l’intervento del pretore ai sensi dell’art. 700 el c.c. Ma quelli del mio partito da questo orecchio non ci sentono. Il sindaco da tempo si è dimesso, la giunta deliberante è sciolta da un anno, l’organo ciarliero di nulla è responsabile non avendo veri poteri decisionali … ed allora perché deve pagare la cittadina per la quasi totalità fatta da persone per bene? Perché privare Racalmuto d un diritto costituzionale quale quello di scegliersi con libere votazioni i propri amministratori? Perché un partito che vuole giustizia, che lotta per il popolo egemone, che non si fa irretire dalle azzurre connivenze, non si strappa le vesti di fronte a siffatte mutilazioni costituzionali, dinanzi a vere e proprie vulnerazioni della democrazia? Mistero! Ma forse no,
Calogero Taverna
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venerdì 30 marzo 2012

Quando i commissariati di Racalmuto avevano nomi prestigiosi


Lascio Racalmuto nelle ambasce (naturalmente dei soliti noti). In piazza si aspetta altro: tre bravi giustizieri pronti a menare botte da orbi tra i biascicanti sussurri delle monache della Badia. Un giornalista locale si ricorda il mio numero di telefono e mi interpella come ormai avvalorato storico del paese. Non è questa la prima volta che Racalmuto viene commissariato per mafia? E’ sicuro che gli darò conferma positiva, visto il can can che stampa siti TV blog hanno blaterato su ispirazione dei nostri validissimi corrispondenti. Debbo deluderlo. Potrei iniziare dai conclamati Matrona presi sotto bersaglio dal gesuita Nalbone dell’epoca per certi bravacci fatti venire da Bagheria. Episodi sapidissimi che la vulgata racalmutese ignora o finge di ignorare. Che dire del barone Tulumello, l’uomo uscito dalle “patrie galere” per essere il mandante (invero poi assolto) di una tale guardia campestre, rea dell’uccisione di un coniglio della riserva baronale di Bellanova? Quella guardia si chiamava Martorelli; era parente di Sciascia e questi ne scrive sia pure con tante sbavature storiche.
Ma la grande vicenda del commissariamento del comune per mafia risale  al 1923. E.N. Messana ne fa a pag. 366 una rievocazione ma come al solito è faziosa ed imprecisa. Potrei fare nome e cognome, citare il decreto di Vittorio Emanuele III e di S.E. il Cavaliere Benito Mussolini. A quest’ultimo si voleva dare la cittadinanza racalmutese per rabbonirlo (a qualche attore di varietà noto per essere del terzo sesso la cittadinanza la si darà qualche mezzo secolo dopo, ma almeno qui c’era solo la voglia di applaudirlo a piazza Castello. Comunque vizietto pertinace quello della cittadinanza facile).
Il nome del commissariato per abigeato non lo farò per non turbare i pronipotini, ora tutti presi da furore antimafia. Se le colpe dei padri non debbono ricadere sui figli, figuriamoci gli abigeati dimoranti nelle terre delle Anime Sante se li possiamo ora addebitare ai figli dei figli dei figli. E quanto a parentele sgradite, pochi ricordano che un tale sodale nella gestione del comune dei tanto lodati Matrona, dovette lasciare cariche e paese (almeno temporaneamente) per una malversazione che fatti i debiti  adeguamenti dalle lire di allora all’euro di oggi, soverchia le annunciate malversazioni che la Triade di Diomede avrebbe in serbo per Quadrangolo. Così almeno mi dicono.
Taccio del siluramento del Gerarca Fascista Macaluso, impallinato  dal capo della locale MVSN  fascista, un tale avvocato, fortunato accusatore di uno sverginamento di una casellante di minore età, per aver solo 20 anni undici mesi e 29 giorni.
Nel dopoguerra, i commissariamenti ci sono stati apparentemente per risse tra lor signori democristiani, realmente non so essendo indisponibili le carte dell’Archivio Centrale di Stato.
Calogero TAVERNA
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giovedì 29 marzo 2012

RACALMUTO NEI REGISTRI PARROCCHIALI


Col trepido ricordo della mia prima gioventù trascorsa a Racalmuto, mi sono applicato alla decifrazione delle carte d’archivio della Matrice, risalenti al XVI e XVII secolo.Quando, giovanissimo, ho consultato per la prima volta gli atti di battesimo e matrimoniali, ho potuto percorrere all’indietro la mia ascendenza, per parte paterna, sino alle soglie del XVIII secolo: il diligente archivio parrocchiale lo consentiva.Dopo, lavoro e personali interessi mi hanno portato lontano da quelle ricerche, rimanendomi solo vaghe nostalgie e nebulose idée.Negli anni novanta, libero ormai dagli assilli di una professione, ho potuto riannodare il discorso sulla documentazione racalmutese conservata presso la Matrice di Racalmuto, interrottosi, circa mezzo secolo fa.Me lo consentì l’Arciprete, don Alfonso Puma.Prete sensibile e aperto alle cose della cultura, mi accordò fiducia dandomi libero accesso ai delicati e preziosi registri della lontana comunità parrocchiale.Gli sono profondamente grato e lo ringrazio con la stima di sempre, sentendo più intensa l’antica amicizia che mi legò a questo sacerdote, zelante nella sua missione eppure non chiuso in fanatismi e pregiudizi.Se dalle mie ricerche qualche luce è venuta fuori sugli eventi del passato racalmutese, all’Arciprete Puma va dato il dovuto merito.Ne sottolineamo, oltre alla riconosciuta bontà d’animo, una intelligenza, una modernità ed una disponibilità culturale, che senza nulla togliere alle prerogative del suo militante sacerdozio, lo arricchirono d’ascendente oltre i limiti dei fedeli e dei parrocchiani.La collaborativa apertura di padre Puma ci ha messo in condizione di studiare gli atti più antichi dell’archivio parrocchiale, iniziando da un quinterno cucito e non rilegato e risalente al 1554.Vi abbiamo rintracciato 105 atti di battesimo.Dovrebbero essere le più antiche trascrizioni documentali della Matrice di Racalmuto.Partendo dalla dodicesima indizione ‘anticipata’ – gli archivisti di Racalmuto usavano il sistema ‘greco’ nella sua versione originaria bizantina che faceva decorrere l’indizione dal 1° settembre - , il vetusto quinterno ci certifica dei battesimi dei nostri antenati dall’8 di dicembre 1553 al 30 di agosto 1554.Mancano dunque i mesi di settembre, ottobre e novembre del 1553.La media mensile dei battesimi di quell’anno si attesta su quota undici: risultano assenti all’appello, pertanto, 30/35 neo battezzati a mezzo del XVI secolo.Altri atti di battesimo di quel secolo possiamo ricavarli da altri sparsi quinterni, del tipo di quello prima descritto: liso e consunto il quinterno relativo al 1564, questo appare più un resoconto contabile che un registro ecclesiastico dei battesimi (eppure ci fornisce dati su battesimi solenni e su quelli ‘bassi’: 2 tarì i primi, 1,20 i secondi).

Calogero TAVERNA
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DROGHE LEGGERE CONSEGUENZE PESANTI


L’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani suona sempre come un campanello d’allarme, è sintomo di malessere interiore, di disagio sociale che richiama tutti i soggetti ad un’azione di coordinamento, attraverso una politica della prevenzione, ma soprattutto dell’ascolto.
Occorre tenere alta l’attenzione verso quei giovani, anche in difficoltà, coinvolgendoli nella vita associativa per dare loro la possibilità di beneficiare di uno scambio di esperienze e di cultura. A questo si dovrebbe aggiungere l’attuazione di programmi di sostegno alle famiglie, interventi nelle scuole e sul territorio attraverso politiche integrate tra le istituzioni.
La nostra posizione  a riguardo è netta: siamo per il divieto assoluto di ogni tipo di droga, e per cercare di allentare con tutte le nostre forze questi disagi attraverso le nostre attività. E’ improrpio parlare di droghe leggere o pesanti, esistono la droga, la dipendenza da essa e le conseguenze pesanti.
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mercoledì 28 marzo 2012

CALOGERO TAVERNA SI AUTOCRITICA PER UNA RIFLESSIONE SULLA RACALMUTO DEL MOMENTO


Ho stralciato dal mio RACALMUTO NEI MILLENNI un giudizio su Racalmuto e sui racalmutesi. Essendo un libro stampato a mie spese, scrivo nel modo che mi è congeniale: farà arrabbiare i vari don Ferdinando, i tantissimi politicanti coraggiosi che si sbizzarriscono nelle contumelie sol perché pavidamente possono ripararsi dietro l’usbergo anonimo. Quante lettere non firmate ho trovato nell’ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO o in quello SEGRETO DEL VATICANO! Antica tabe racalmutese divenuta ora profluvio di imbecillità in qualche blog locale. Se uno controbatte chi ti offende per un'inezia, ecco che ti aggrediscono ANONIMAMENTE con celie invocando l’accademia della Crusca. Taluno, poi, diviene carduccianamente "poeta vulgo sciocco " come dire "pitocco" e si sdilinguisce in improbabili rime forzate dialettali. Racalmuto si è librata in alto quanto a benessere, comodità, igiene …. Mi sembra molto degradata quanto a cultura di massa e quanto a classe politica.! Forse davvero la moneta cattiva ha cacciato quella buona.
 
 
Da Calogero Taverna, RACALMUTO NEI MILLENNI, pag.195
Il Genio racalmutese sillabò che il senso di quella vita era una lontananza "dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione". Una Racalmuto né libera né giusta; una Racalmuto nel grembo della follia, dunque. Altro che paese della ragione … Né ammaliati da sopraffine galassie delle paesane rimembranze e neppure inceppati da brame campanilistiche di vicenduole congetturate a maggior gloria del paese del sale e dello zolfo abbiamo voglia di cogliere davvero molti di quegli sprazzi di inconsueta intelligenza di cui (l’affermiamo senza tema di smentita) è ricca Racalmuto e non abbiamo pudori a fare riaffiorare le propensioni al crimine, all’omicidio, alle perversioni all’usura, agli illeciti arricchimenti….. perché ciò si addice ad una comunità di uomini né angeli né demoni, ma un po’ dell’una un po’ dell’altra natura; di un popolo che non avendo mai avuto bisogno di eroi (per non avere guai)di guai ne ha avuti tanti per non avere ! avuto bisogno di eroi.
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LE SETTE PIAGHE....NON D'EGITTO

Il clima che stiamo vivendo in questo periodo, rappresenta uno dei momenti storici più bui che la quasi totalità dei paesi sta attraversando.Le certezze, in tutti i campi, vengono meno e si respira un clima di assoluta instabilità.Si sta per attuare la riforma del lavoro che, se non fatta bene, porterà, da una parte occupazione giovanile, favorendo, anche, il lavoro a tempo indeterminato a scapito del precariato,  dall'altra il rischio di una nuova schiera di disoccupati, gli over 50.Il nodo più spinoso riguarda i licenziamenti e il diritto, da parte del lavoratore al reintegro nel posto di lavoro.Nessuno dovrebbe rimanere senza reddito e senza la possibilità di venire ricollocato.A queste preoccupazioni, si aggiunge anche un'ulteriore pressione fiscale che, a partire da aprile 2012, secondo una stima della Federconsumatori, rappresenterà un esborso annuo per le famiglie italiane di € 1133,00.Che dire, non facciamo in tempo a guarire da una piaga che....ne spunta subito un'altra.
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martedì 27 marzo 2012

PERCHE' DICO NO AL RICORSO


Lo scioglimento del Consiglio Comunale deve essere momento di riflessione tra le forze politiche che devono passare al vaglio critico gli ultimi vent'anni di attività. Come ho letto nell'articolo di La Licata, questa analisi già avrebbe dovuto impegnare l'intera collettività e i partiti da tempo.
Avverto nel paese un orientamento di segno opposto. Si comincia a ventilare l'ipotesi di attivarsi per proporre ricorso avverso il decreto di scioglimento.
Questa scelta è legittima ma, allo stesso tempo, sarebbe la migliore per perdere una occasione, quella di fermarsi, appunto, a ragionare. Tralascio il merito delle motivazioni, che non conosco, adottate dalla Commissione Ispettiva e l'opinione che ho della normativa che disciplina la materia, per evidenziare che il fermo necessario, di diciotto mesi prorogabili per altri sei, è da cogliere come opportunità per superare una asfittica fase politica, delineare un significativo progetto di rilancio del nostro Paese, liberando tutte le energie positive e le capacità di ripresa, in un clima di sereno confronto.
Con il ricorso è possibile passare al vaglio tutti gli eventuali punti critici del decreto di scioglimento e dell'atto presupposto (la relazione ispettiva) ma, a mio modesto parere, sarebbe opportuno, invece, che i partiti e la società civile si impegnino a scandagliare, con forte tratto autocritico, le ragioni per le quali Racalmuto, oggi, si trova ad affrontare questo momento buio. Dall'individuazione dei punti di debolezza e, poi, possibile rialzarsi più irrobustiti e così “vedremo poi se questi mali valgano per una loro propria forza o solo per la nostra fiacchezza”.

                                                                        Avv. Carmelo Brucculeri
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BEATI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’


Beati gli uomini di buona volontà che hanno il coraggio di saper osare sempre, comunque e nonostante tutto per il bene, il vero, il giusto. Di loro, probabilmente, non sarà il regno dei cieli, ma almeno avranno ipotecato un posto nel ricordo di molti come uomini che hanno avuto le idée e le hanno tradotte in fatti.Certo non assisteremo, nel caso della libera associazione "Racalmuto Oggi", a mielose lettere o untuose parole di buonismo verso tutti, ma potremo contare, sicuramente, su un nuovo modo di fare per ottenere.La situazione che si è delineata a Racalmuto è questa: il consiglio comunale sciolto per mafia, questo è un dato di fatto. Ne prendiamo atto, ma non continuiamo a piangere sul latte versato e cerchiamo soluzioni fattive per tentare di venir fuori da questa situazione. Non abbiamo la pretesa di riuscire ma l’ostinazione di tentare sì!

Racalmutese Fiero
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LIBERA ASSOCIAZIONE "RACALMUTO OGGI"


Oggi 26 marzo 2012, alle ore 20, nei locali gentilmente messi a disposizione dalla CIA, si è riunito il comitato promotore della LIBERA ASSOCIAZIONE "RACALMUTO OGGI"
Scopo ed intento dell'associazione è di promuovere ogni iniziativa utile al superamento dell'attuale crisi amministrativa-
Cittadini racalmutesi ed oriundi si associano, senza distinzione di fedi di ideologie di militanze politiche di concezioni filosofiche di appartenenze sociali di classe di razza di colore di stato civile di cittadinanze, per concertare difese legali e farne seguire azioni congrue quali un paese di enormi potenziali culturali come RACALMUTO sa congegnare e attuare.
Lasciando a chi lo vuole il TENACE CONCETTO - che nel linguaggio del suo autore equivale a stupidità pertinace - questa LIBERA ASSOCIAZIONE vuol programmare sofisticati percorsi per scongiurare:
a) immeritate privazioni del costituzionale diritto al voto. Se colpevoli vi sono vanno individuati e per il principio insito nella carta dei diritti dell'uomo vanno perseguiti uti singuli, previo rispetto delle guarantigie di legge e concedendo ampia facoltà di difesa, ad iniziare con la procedura delle contradeduzioni;
b) far quindi dichiarare nullo ogni atto amministrativo, anche prodromico, se privo di serio e comprovato accertamento delle responsabilità, ivi compresa l'effettuazione del contraddittorio a chiusura di un'indagine ispettiva;
c) preordinare misure per le opportune consultazioni circa la nomina di eventuali commissari, che andranno scelti previo concerto con gli organismi o le associazioni (quale la presente) locali, sempre che immuni da coinvolgimenti di qualunque sorta;
d) porre in atto strutture consultive, costituite da personalità di grande esperienza nei diversi settori, per la debita dialettica con chiunque venga chiamato ad amministrare questo nostro martoriato Paese.
Dopo ampia discussione, si è pervenuti alle seguenti decisioni:
a) costituire la libera associazione come sopra denominata;
b) aprire le adesioni senza preclusioni di sorta;
c) dare incarico per la redazione di uno statuto e di un regolamento ispirati ai principi ed alle peculiarità di cui sopra;
d) nominare intanto i responsabili provvisori degli organi sociale e cioè:
sig Francesco CARRARA, presidente;
sig. Luigi CAPITANO, direttore;
sig. Alfonso LO SARDO, segretario;
sigg. Salvatore PALERMO, Gioacchino CARLINO, Calogero TAVERNA, membri dell'Organo di Controllo;
e) scegliere come sede provvisoria i locali di Calogero Taverna in via Gramsci, s.n. - 92020 RACALMUTO.
Alle ore 21 la seduta è sciolta
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lunedì 26 marzo 2012

IL LUTTO SI ADDICE AD ELETTRA?

Lasciamo stare l'alta letteratura e diciamo che a nostro avviso non si addice a Racalmuto. Qualcuno  voleva esporre le bandiere listate a lutto. Gli dico che Racalmuto invece gongola. Pensa che giustizia sarà fatta: naturalmente ognuno pensa che la giustizia colpirà il suo vicino, il suo compagno di banco al consiglio comunale, il suo vecchio nemico, il potente di un tempo che non gli ha fatto il favore contra legem che lui pretendeva e via di questo passo. La coscienza tranquilla è figlia di cattiva memoria, diceva qualcuno. A Racalmuto mi pare che un'assoluta smemoratezza è diventata malattia endemica. IO CHE CREDO DI SAPERNE TANTO, TROPPO PER AVERE  SPULCIATO UN MARE DI CARTE, dovrei ridermela ma la questione è molto dolorosa per riderci sopra. "Fuoriuscito" di lungo corso non ho nulla da temere da una nuova triade (non più di Diomede, ma di Ulisse, come dire NESSUNO): mi beccherò il massimo dei massimi dalla combinazione   ICI-IMU, sperpererò i risparmi di sessanta anni di attività con  discreti stipendi e pensioni per avermi voluto fare una casetta a Bovo  ..... ma poco male! Ed i miei compaesani sono tanto ricchi da non temere nulla, sono davvero a posto con la metratura denunciata al catasto, con l'obbligo  di passare al catasto urbano le dirute loro casette (o casermoni) di campagna, specie se si tratta di aziende agricole dismesse?

Intanto- a mio totale scorno, visto che non credo tanto a perniciose infliltrazioni mafione nell'ultima composizione del consiglio comunale - dodici camion disseminati in punti lontano fra loro ed una rimessa-magazzino, contemporaneamente, in una notte tra domenica e lunedì, vengono sapientemente combusti (permettetemi il preziosismo linguistico, perché chi ha orecchie da intendere, comprende). Appena si sciolge un consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, gli ignoti MAMMASANTISSIMA non si curano dell'atavico adagio CALATI JUNCO CA PASSA LA CHINA e si fanno beffa di tutti quei manipoli altolocati dell'Antimafia che ho visto mangiare nei vari ristoranti di Castrofilippo. Altro che il mio romanzetto LA DONNA DEL MOSSAD! Ma che c'è di vero? 
Calogero Taverna
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STABILIZZAZIONE DEI PRECARI

Cominciamo ad occuparci di un tema che ci sta molto a cuore: la stabilizzazione dei precari al Comune di Racalmuto.L'amministrazione si avvale del precariato per mandare avanti l'attività. Senza tale forza, l'espletamento amministrativo, rischierebbe un rallentamento con ripercussioni negative su tutta la comunità.La  classe politica nazionale dovrebbe occuparsi, finalmente e seriamente, della stabilizzazione di questi lavoratori che da molti anni vivono una situazione lavorativa inaccettabile con rilevanti preoccupazioni anche a carattere familiare.La Regione, in attesa di una normativa che regoli e stabilizzi la situazione dei lavoratori precari, dovrebbe continuare a farsi carico degli oneri finanziari per consentire che tali lavoratori possano continuare a svolgere la loro attività con dignità e serenità.
COMINCIAMO, TUTTI,  A REAGIRE E A LAVORARE PER COSTRUIRE ASSIEME UN FUTURO MIGLIORE PER RACALMUTO.
IL BLOG E' APERTO A TUTTI, SENZA NESSUN CONDIZIONAMENTO.
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domenica 25 marzo 2012

FRANCESCO MERLO E LA TEORIA DEL PESSIMISMO

Leggo l'articolo di Francesco Merlo, giornalista della "Repubblica" e non posso fare a meno dal dissentire per i contenuti "rassegnati".E' vero, questa è una pagina poco edificante per Racalmuto, ma in questo modo si annulla quello che è insito in ogni siciliano: l'imperioso desiderio di riscatto.Sembra, da quello che leggo,che  l'unica possibile conseguenza sia l'accettazione remissiva a ciò che, inevitabilmente è successo.Se questi sono i pensieri dei racalmutesi e non credo, allora non ci sarà futuro per il Paese. Toglieremo, in questo modo, la speranza ai giovani, espressione di democrazia e futuro delle generazioni, toglieremo la voglia di fare, di parlare e di voler mutare le cose.Toglieremo speranza alle famiglie che, in questo momento (e sarebbe il caso di parlarne e di cominciare a fare qualcosa nel rispetto della legalità), temono per il loro posto di lavoro, mi riferisco ai precari dell'unica azienda, mal funzionante ma in attività, che opera a Racalmuto: il Comune.E smettiamola di citare sempre Leonardo Sciascia addossandogli, a volte, anche pensieri che non avrebbe avuto.A differenza di qualcuno, pochi spero, a me piace guardare oggi, il monumento antimafia, non come la statua al perdente ma                 come il simbolo del riscatto.

Racalmutese Fiero
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FACCIAMO CHIAREZZA


La decisione di scioglimento del consiglio comunale avviene a seguito della relazione della commissione di accesso che ha il compito di accertare se vi siano collegamenti, diretti o indiretti, con la criminalità organizzata oppure condizionamenti che compromettano la libera determinazione degli organi elettivi.
Lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa costituisce l’atto più rilevante attraverso il quale lo Stato interviene in situazioni di illegalità e degrado amministrativo. Lo scioglimento viene disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.
Lo scioglimento del Consiglio comunale comporta la cessazione dalla carica di consigliere, di assessore e di sindaco. Il decreto di scioglimento conserva i suoi effetti per un periodo da dodici a diciotto mesi prorogabili fino ad un massimo di ventiquattromesi in casi eccezionali.
Con il decreto di scioglimento è nominata una commissione straordinaria per la gestione dell’ente, la quale esercita le attribuzioni che le sono conferite con il decreto stesso. La commissione è composta da tre membri scelti tra funzionari dello Stato, in servizio o in quiescenza, e tra magistrati della giurisdizione ordinaria o amministrativa in quiescenza. La commissione rimane in carica fino allo svolgimento del primo turno elettorale utile.Vista la natura straordinaria, e non sanzionatoria, di questo provvedimento si ritiene sufficiente la sola presenza di "elementi" su "collegamenti" o "forme di condizionamento" che consentano di individuare la sussistenza di un rapporto fra gli amministratori e la criminalità organizzata, ma che non devono necessariamente concretarsi in situazioni di accertata volontà degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata, né in forme di responsabilità personali, anche penali, degli amministratori. Lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose non esige né la prova della commissione di reati da parte degli amministratori, né che i collegamenti tra l'amministrazione e le organizzazioni criminali risultino da prove inconfutabili; sono sufficienti, invece, semplici "elementi" di un collegamento e/o influenza tra l'amministrazione e i sodalizi criminali, ovvero è sufficiente che gli elementi raccolti e valutati siano “indicativi” di un condizionamento dell’attività degli organi amministrativi e che tale condizionamento sia riconducibile all’influenza ed all’ascendente esercitati da gruppi di criminalità organizzata. 
È da affermarsi, dunque, l’autonomia del provvedimento di scioglimento rispetto all’esito di procedimenti penali aventi ad oggetto fatti e comportamenti degli amministratori.
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sabato 24 marzo 2012

E ADESSO RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE

Alcuni dicono che è il paese della ragione smarrita, altri che questa è una pagina nera della storia di Racalmuto, come se qualcuno avesse dovuto prendere un treno e questo treno gli fosse sfilato sotto il naso.Si doveva andare al voto a tutti i costi? O è preferibile che si faccia piazza pulita di tutte le macerie e si cerchi di risorgere, come l'araba fenice, da queste ceneri? Adesso c'è una vera opportunità, guardare avanti, vedere una possibile alba di speranza e alimentare il buono che c'è a Racalmuto.Sì, perchè di buono, in questo Paese contraddittorio, ce n'è!Bisogna riconquistare, a tutti i costi, la fiducia dei racalmutesi, bisogna alimentare speranze concrete nei giovani, bisogna agire nel senso della legalità, bisogna trasmettere la cultura del senso civico.Molti usano il termine "politica", a volte, in maniera impropria.La politica è fatta dagli uomini e di uomini che, a Racalmuto, in questo momento così cruciale, debbono mettere da parte ogni intento che non sia di interesse collettivo e superare gli ostacoli, tracciando il cammino verso una vera rinascita, verso un futuro migliore.Se questo non accadrà, la pagina nera, la ragione smarrita, avranno il sopravvento.Nel 1956 Sciascia scriveva quanto lontana fosse la vita del paese dalla ragione, vogliamo esserne certi: nel 2012 qualcuno scriverà:QUESTO E' IL PAESE DELLA RAGIONE RITROVATA

Racalmutese Fiero
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LETTERA AD UN ANZIANO LETTORE DEL MIO PAESE (ma lucido ed arzillo ancor più di me)

Carissimo Pippo, scriveva un tale che racalmutese fiero originale non è: facta, non verba. Figurati se non son d’accordo; da vetero comunista tutt’altro che pentito non posso che cercare di rispondere al Che fare? di un certo LENIN. Che fare?

Frattanto costituiamo un comitato civico vigilante e propositivo. Vi dovrebbero far parte over 70 (con qualche eccezione come quella del mio amico Fiero). Tu che il greco lo apprezzi come me, devi esserne il Presidente, il Priamo insomma di quel consiglio di anziani dell’Iliade: …. L’uno e l’altro prudenti,/sedevano – gli Anziani – presso le porte Scee:/ per la vecchiaia avevano smesso la guerra, ma parlatori/ nobili erano, simili alle cicale, che in mezzo al bosco/ stando sopra una pianta mandano voce fiorita. (Iliade, libro terzo, vv. 148-152).

E quel consiglio, forte di pensionati bankitalia, secit, magistratura, ministeri, multinazionali – molti fuoriusciti, ma qualcuno stanziale – saprebbero richiamare alla saggezza “missi dominici” ed eroi in seconda iliaci; gonnelle d’alto bordo e politici insensi; e corpi militari supponenti. Soprattutto, ora (a Consiglio comunale bello e liquidato), a chi avrà il bastone del comando, tra gli spettri monacali della Badia, saprà suggerire, sollecitare, correggere, far scegliere, far provvedere, far progettare, fare adempiere etc.

E visto che non si vota più, inventiamoci un simbolo a futura memoria elettorale con cartigli del tipo
CONSIGLIO DEGLI ANZIANI - CASTRUM ET UNIVERSITAS TERRAE RACALMUTI




Il simbolo? Una stilizzazione del campanile, del castello , del castelluccio e del teatro imbracato, come da una foto di Giuggiu di Falco. Anche fra 18 mesi più sei, noi non vinceremo ma gli inciuci a sinistra verranno sbaragliati. Purtroppo ad avere la meglio sarà qualche mio diletto amico, per convenienza passato al partito dei preti: gli cadrà sul collo un paese stremato dalle amputazioni delle metastasi dei burocrati. Avrà dalla sua parte le preghiere delle anime pie e tutti quanti ci salverà. Auguriamocelo per universale interesse personale, senza distinzione di fede e di credo politico. Non ci resta nessuna altra speranza.

Calogero Taverna
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venerdì 23 marzo 2012

SCIOLTO IL CONSIGLIO COMUNALE DI RACALMUTO PER MAFIA

Il Cdm scioglie il Consiglio comunale di Racalmuto

L'assessore regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, Caterina Chinnici, ha partecipato al Consiglio dei ministri che si è riunito stamattina a palazzo Chigi. La Regione è stata invitata in quanto è stato deciso, su proposta del ministro dell'Interno, lo scioglimento del Consiglio comunale di Racalmuto , dove sono state riscontrate forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata.cL' amministrazione, che sarebbe dovuta andare al voto il 6 e 7 maggio, ovviamente sarà cancellata dall'elenco dei comuni interessati alla consultazione. La gestione amministrativa del Comune sarà assicurata da una commissione straordinaria, composta da tre membri, nominati con decreto del presidente della Repubblica, che resterà in carica da un anno a diciotto mesi, prorogabili di ulteriori sei mesi.

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RACALMUTO DOMANI.....?

Le voci che circolano in queste ore  parlano di un imminente scioglimento del consiglio comunale.Questo è l'argomento principale che domina nelle discussioni in piazza.Dei politici, nessuna traccia.Molti preferiscono non esporsi in questo momento di grande incertezza.Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, a dibattiti, congetture di alleanze e, soprattutto, tante  promesse di impegno per migliorare la situazione di Racalmuto.Nei blog non si parlava d'altro.Fitti scambi di opinioni, critiche e attacchi all'uno o all'altro possibile candidato a sindaco.Adesso, la sensazione che si ha, è che la situazione sembra essere in stallo e tutto appare ridimensionato; anche i commenti sui blog, specialmente quelli a carattere politico, sono notevolmente diminuiti.Cosa ne sarà, a questo punto di Racalmuto domani? Se il consiglio comunale verrà sciolto, cosa faranno i personaggi che mostravano buoni propositi e davano soluzioni ai problemi annosi del paese? Non vorremmo calasse il sipario su una situazione che tale rimarrà con o senza commissari. Vorremmo vedere la continuità di impegno e di proposte, vorremmo che "la campagna elettorale a Racalmuto non si spegnesse mai", ma proseguisse fino alle prossime elezioni imminenti o ritardate e oltre.Non vogliamo ascoltare il silenzio, vogliamo sentire le voci di tutti quelli che tengono a questo meraviglioso, a volte contraddittorio Paese. Non vogliamo aspettare il risveglio pochi mesi prima future elezioni, con rispolvero di vecchi personaggi o inconsistenti figure  nuove imbellettate da grandi risolutori di problemi.
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giovedì 22 marzo 2012

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I GIOVANI E LA GLOBALIZZAZIONE DEL LAVORO


L’odierna Unione Europea  è  eccessivamente fondata sull’aspetto economico, essa permette la libera circolazione dei cittadini, ampliando così le scelte lavorative dei giovani. Al giorno d’oggi sperare di trovare un buon lavoro in Italia è quasi impossibile. I ruoli di maggiore prestigio, infatti, sono ricoperti, da tanti anni, dalle stesse persone, impedendo ai giovani di fare le dovute esperienze. Inoltre i giovani sono sempre meno tutelati, e così un laureato pur di entrare nel mondo del lavoro, è costretto ad accettare un contratto a breve termine, o a volte anche in nero, guadagnando una cifra irrisoria e lavorando tante ore, senza neppure avere la certezza che, una volta finito il periodo di prova, il contratto gli venga rinnovato. È indubbio che in Italia ci siano personalità in grado di emergere a livello internazionale, ma è vero anche che non si fa nulla per trattenere nel nostro paese questi giovani con tante idee per il futuro. Oramai, siamo cittadini del mondo, per cui dobbiamo essere sempre pronti ad un possibile lavoro all’estero, il lato negativo è che il lavoro fuori della propria nazione non rappresenta un’alternativa ma una necessità. Per questo motivo frequentare, nei giusti tempi di studio, una buona università, e conoscere almeno due lingue straniere, oggi è di fondamentale importanza. Il lavoro, si sa, manca, per questo i giovani espatriano per vivere attivamente la loro vita lavorativa, per non aspettare che il lavoro bussi alle loro porte, ma per aggredire la società moderna e, magari, per crearsi un’attività. Già, perché se il lavoro manca non deve però mancare la voglia di lavorare né l’ambizione. Tuttavia anche le università con le loro aule caotiche e i pochi fondi a disposizione per espandere gli orizzonti e le possibilità degli studenti, concorrono a convincere i giovani a puntare su un paese che creda in loro. In breve, vi è una sorta di ostracismo nei confronti dei giovani. Se l’esilio è volontario, deciso cioè non per cause esterne, il lavoro all’estero può essere un’ottima scelta, utile anche per fare esperienza. Inoltre in questo caso un eventuale lavoro all’estero, unito ad una buona conoscenza della lingua, rappresenta un vantaggio anche qualora il giovane decida di tornare nella propria nazione. In questo modo le esperienze all’estero rappresenterebbero un eccellente cv, e quindi la quasi certezza di ottenere un posto di lavoro. E' evidente, quindi, che il lavoro all’estero sarebbe un’ottima esperienza, non un’alternativa obbligatoria alla difficoltà di occupazione italiana. Riguardo questo punto, ci viene da pensare ai militari italiani impegnati in missioni di pace, giovani che non trovando lavoro hanno deciso di rischiare la propria vita pur di portare a casa uno stipendio, per non sentirsi persi o falliti. Sappiamo però, che troppe volte nelle loro case, oltre al loro stipendio, è arrivata anche la tragica notizia. In sintesi il lavoro all’estero non è sempre una fuga, può invece rappresentare la volontà di affermare se stessi e la propria nazione in uno scenario lavorativo mondiale.
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mercoledì 21 marzo 2012

REGALPETRALIBERA GIUSEPPE BRUCCULERI SCRIVE:POLITICA - Difesa morale contro il malcostume e gli imbrogli.RISPONDE RACALMUTESE FIERO



Non mi stancherò mai di ripeterlo:mi sorprenderebbe alquanto se qualcuno dichiarasse di non volere il bene di Racalmuto, di non voler respirare "aria pulita" e di non mostrare intenti lodevoli per il....futuro.
Mi sconforta constatare una atavica indolenza che ci costringe a crogiolarci nel dolore, a reputare responsabili solamente quelli che...ci hanno preceduti.Ma noi, cosa abbiamo fatto? Ci siamo mai proposti come promotori di nuove iniziative, di progetti che potessero rappresentare l'alternativa alla cattiva politica?
E adesso, oltre ad elencare quello che è stato e quello che, molto genericamente, bisognerebbe fare, abbiamo mai descritto i progetti, analizzando i punti di forza, quelli di debolezza e abbiamo mai tracciato i percorsi per raggiungere gli obiettivi?Se nello svolgimento della mia attività, non avessi proposto idee e non avessi messo in atto dei progetti, descrivendo in maniera dettagliata i percorsi, sarei già stato decapitato, annientato.Il senso dell'amministrare è sovrapponibile a quello del buon padre di famiglia, che ha figli, comprende le necessità, conosce le priorità, sa dove reperire l'occorrente per mandare avanti la propria famiglia.
Questo è il vero modo di fare politica nuova.


Racalmutese Fiero
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BISANZIO BRUCIA..…


Da ospite romano, da "fuoriuscito" che ama più che Racalmuto i racalmutesi, assisto ai conciliaboli della locale classe politica, al vagheggiare di questa o quella coalizione, alla supponenza di questo, all’insolenza di quello: uno spreco di parole, poi, da non dire: si invoca Paolo VI e per Racalmuto pare che possa essere da aiuto persino Francesco Saverio Nitti. Spunta la candidatura a sindaco del grande giornalista di Racalmuto, il PD in una prolungata crisi di identità ansima e non sa esprimere un suo candidato. Il PDL gioca con le correnti capeggiate da questo o quel noto personaggio. Gli ex fascisti non riescono a raggrumare una lista e pretendono aliene compiacenze. I sedicenti giovani vogliono una lista tutta per loro e come apporti politici invocano il lavoro presso l’unica azienda operante: il Comune. Pare che il problema del teatro sia vitale. Le donne o plaudono a questo o a quello o per il resto hanno l’atavico riserbo. E fra tanto strilli, invettive, capannelli dei soliti noti.
Il mio amico Racalmutese Fiero mi chiede obiettività e continenza espressiva. Si dà il caso che io sia francamente sfiduciato, pessimista, soprattutto annoiato nei vari forum al Macello (già saepe respondunt nomina rebus, spesso i nomi rispecchiano le cose). Davvero si discute del sesso degli angeli mentre Bisanzio brucia. Se sono bene informato, Roma ha condannato il locale Consiglio Comunale, nell’istruttoria degli uffici ministeriali. Le speranze di andare al voto sono proprio al lumicino. Quello che c’è da fare è inventare responsabili gruppi di pressione di tipo anglosassone per tallonare, controllare, pungolare la nuova triade commissariale.
Questo blog sta cercando di rodarsi per un’ambizione del genere. Un invito agli spiriti eletti racalmutesi, ovunque si trovino, a scriverci, a collaborare, a proporre ma senza i veli dell’anonimismo, con la debita compostezza del linguaggio, con visioni che trascendano le ripicche personali o gli astii ideologici.
Racalmuto conta 8900 cittadini stabili: la quasi totalità è gente esemplarmente civile ed integerrima; non ha nulla a che fare con la mafia. Ribadisco: la mafia a Racalmuto è solo una marginale escrescenza delinquenziale. Mi pare che sia sorta una specie di millantato credito anche là con chi per beneficiare ancor di più dei benefici di legge avalla la diceria di essere chissà chi nella stramba gerarchia di quel mondo. Ma il giusto non paghi troppo per le colpe del peccatore. La quasi totalitaria maggioranza silenziosa delle persone per bene sappia uscire dalla atavica ritrosia e con i fatti, col voto, con le parole sbaragli la cattiva politica.

 Calogero TAVERNA
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LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Personalmente non ho una simpatia incondizionata per le rivoluzioni. La storia ci insegna che spesso le rivoluzioni si accompagnano a dolorosi bagni di sangue e alla costruzione, sulla base di utopie costruite a tavolino, di veri e propri inferni sulla terra. Gli uomini hanno una natura contraddittoria e sembra che l'esistenza umana mal sopporti un surplus di pianificazione e di perfezione.
Tuttavia è innegabile che l'economia, che il capitalismo ha portato a trionfare nella maggior parte dei Paesi del mondo, abbia prodotto e stia tuttora producendo degli effetti secondari inquietanti, che preoccupano ormai buona parte dell'opinione pubblica.
La maggior parte di noi apprezza le conquiste scientifiche e tecniche, i raggiungimenti in termini di ricchezze e comodità conseguiti in Occidente durante la gloriosa evoluzione della sua economia, che tanti benefici ha prodotto, lasciando per strada purtroppo anche tante vittime. 
Come apprezza il febbrile dinamismo che caratterizza l'homo economicus: tutti ammiriamo il dipendente stakanovista, l'imprenditore che produce merci sempre nuove, il self made man che sa salire nella scala sociale per merito del lavoro indefesso e dell'abilità personale. Ma qualcosa nell'edificio della vincente e globalizzata economia capitalistica sembra vacillare. L'organizzazione della vita occidentale lascia insoddisfatta una parte crescente di cittadini e consumatori. Nuove aspirazioni e nuovi bisogni si sono fatti strada progressivamente nella coscienza collettiva negli ultimi decenni. 
Se non una vera e propria rivoluzione nel modo produrre e di organizzare l'esistenza, pur invocata da molti, molti di noi reclamano un deciso cambiamento di rotta a livello globale.

Il parossistico sviluppo dell'economia, l'inseguimento della crescita economica a qualsiasi costo, l'ossessione per l'incremento del Prodotto Interno Lordo hanno provocato problemi che rischiano di trasformarsi in catastrofi: inquinamento dell'aria e dell'acqua, desertificazione di intere regioni, diffusione delle piogge acide, cambiamenti climatici indotti dall'effetto serra, riduzione dello strato di ozono, estinzione di molte specie viventi, carestie, sovrappopolazione.
A livello sociale aumenta il divario tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo, tra chi ha troppo e chi non ha il necessario. Nelle città aumentano la violenza, la solitudine, l'insicurezza e la mancanza di valori morali di riferimento. Anche nell'ambito delle popolazioni più ricche, il senso di appartenenza a una comunità e la solidarietà sono soffocate dalla corsa al profitto e all'interesse personale. L'ideologia della crescita e del consumo illimitati sta mettendo in crisi i sistemi di welfare dei Paesi più evoluti. La spesa sanitaria, per esempio, indotta da uno sviluppo tecnologico che non accetta limiti, sta diventando insostenibile per molti Stati un tempo modello di buona amministrazione.

Sono in pericolo la sopravvivenza della specie e la qualità della vita. I cultori delle scienze sociali ci assicurano che la felicità individuale non è proporzionale al guadagno: oltre un certo reddito sono altre le circostanze che determinano la soddisfazione personale. L'accumulo di denaro non sembra in grado di rispondere pienamente alle esigenze umane più profonde.

Senza falsi e azzardati moralismi è forse giusto invocare un cambiamento che metta in primo piano, nell'ambito della produzione e delle esistenze individuali, la qualità a scapito della quantità. Occorre una critica responsabile e costruttiva al consumismo imperante che ci sta sommergendo di rifiuti, che ci obbliga a ritmi di lavoro insostenibili, che sta esaurendo le risorse del pianeta. Occorre una partecipazione autenticamente democratica dei cittadini al governo della cosa pubblica. Bisogna cominciare a ragionare in termini globali, superando le logiche utilitaristiche e nazionaliste.

Senza sovvertimenti radicali che rappresentano altrettanti salti nel buio, molto si può e si è incominciato a fare, sul piano della salvaguardia dell'ambiente e della solidarietà sociale. Molti cittadini hanno compreso che la crescita illimitata è un mito pernicioso, non costituisce più un obiettivo legittimo e auspicabile. Come ha fatto notare un eminente economista, Giorgio Ruffolo, in un suo recente scritto, "Solo i conti in banca crescono al ritmo assurdo degli interessi composti, gli alberi e i bambini a un certo punto si fermano, i primi per verdeggiare di più, gli altri per ragionare meglio (si spera)". 

Soprattutto sono tanti coloro che hanno acquisito la consapevolezza che preservare il nostro pianeta per consegnarlo integro alle future generazioni, affinché ne possano godere la bellezza e l'integrità delle risorse, è un imperativo morale cui non si può derogare.
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martedì 20 marzo 2012

Nasce il nuovo blog: Castrum Racalmuto Domani

L'intento è quello di fornire ai racalmutesi e non uno strumento imparziale dai contenuti obiettivi.
L'idea nasce dalla profonda passione per Racalmuto del dott. Calogero Taverna, uomo di fine cultura e storico impareggiabile, conoscitore delle tradizioni e delle realtà passate e presenti della comunità racalmutese.
Il blog è aperto a tutti, nessuna distinzione.
Non verranno pubblicati gli articoli che ledono la dignità delle persone o che abbiano contenuti razzisti o volgari.
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