Ricordo
perfettamente gli anni della mia infanzia, quando la vita scorreva
semplicemente e ci si accontentava di quel poco che quei tempi, poco esigenti,
offrivano. Non c’erano molti svaghi in città e i pomeriggi, dopo i compiti,
venivano trascorsi in parrocchia. Tra un tantum ergo e una messa in latino, il
tempo trascorreva nelle sagrestie. Si
giocava a calcio balilla o a ping pong o ci si cimentava in interminabili
partite a monopoli.
Tanti
i ragazzini che frequentavamo la Chiesa, quasi tutti chierichetti, era l’unico
luogo che permetteva a genitori e preti di sottrarci alla strada. Spesso
facevano la loro apparizione i seminaristi, ne ricordo in particolare due,
inseparabili, sempre assieme a parlare fitto, fitto tra loro. A volte ci
spostavamo in un altro fabbricato adiacente la sagrestia. Una sala
rettangolare, buia con in fondo un palco. Mi affascinava poter salire sulla
scena e improvvisarmi attore, recitando frasi sconnesse o spezzoni di commedie mal
ricordate.
Ogni
tanto quel palco si accendeva di tante luci e veniva calcato da giovanotti più
grandi che mettevano in scena spettacoli per lo più comici. Stavamo a guardare
ammirati quegli imberbi attori che ci apparivano come i migliori esistenti
sulla piazza. Quasi con una certa invidia sognavamo di potere un giorno
recitare anche noi sul palcoscenico di quel teatrino parrocchiale. Queste
strutture non avevano pretese, gli spettacoli erano a costo zero e gli
spettatori, ancora piccoli, non si accorgevano certo di qualche scena recitata
male. Per un quartiere, un paese, quei teatrini hanno rappresentato il
diversivo alle giornate, alle domeniche di tanti ragazzi che non potevano o non
avevano voglia di spendere poche lire. Spettacoli a costo zero! Divertimento
assicurato!
Adesso
sarebbe impensabile rimettere in scena quegli spettacoli così semplici o
riaprire quei piccoli teatrini parrocchiali che ospitavano, all’occorrenza,
anche le scolaresche. I tempi sono cambiati, reclamano organizzatori preparati,
introdotti, il pubblico è diverso e gli spettacoli si sono perfezionati, non
saranno a costo zero ma la qualità, la platea competente, le esigenze di cassa,
impongono ritmi e offerte per tutti i gusti, per palati da intenditori e
nell’ottica di ritorni economici. I teatrini parrocchiali restano nella memoria
di chi rimane un sognatore, un inguaribile nostalgico, un eterno, arrogante,
pretenzioso, immodesto bambino.
Racalmutese Fiero
Le Apparizione dei SEMINARISTI erano TRE, sicuramente il terzo non lo conosci, forse l'unico che ha chiuso con il Teatrino Parrocchiale.
RispondiEliminaUn Carmelitano sin dalla Nascita
Prete. Gentiluomo che sostiene di conoscere la giusta direzione per raggiungere il Paradiso, e pretende di estorcerci un pedaggio per quel tratto di strada.
RispondiEliminaSe il prete non è un attore per natura, lo diviene ex professo. Ama la mise en scène, il ruolo e il travestimento, il camouflage: il suo carisma.
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