Qualcuno si chiede,
più che chiedere, a cosa sia servito questo blog. E oltre a porsi la domanda,
azzarda pure calunnie, risposte e soluzioni, inerpicandosi in spiegazioni o
processi alle intenzioni su quello che si proponeva il blog e quale risultato
avrebbe ottenuto e cosa avrebbe disatteso. Poi, gratuitamente, vengono messe
nella bocca del “saccente gestore” frasi che denotano stizza e che suonerebbero
semplicisticamente come esortazioni a non leggere quello che non piace,
inoltrandosi in consigli sull’opportunità di scrivere o meno.
Un modo più che
meschino di annientare una voce libera, preoccupazione più che interpretazione
di ostacolo a futuri, improbabili disegni, che se trovassero attuazione,
rappresenterebbero un danno per il paese. Un modo di agire e una mentalità che
denotano un chiaro retaggio infimo e meschino dai quali appare evidente
l’impossibilità di liberarsi e di comprendere ciò che questo strumento ha
creato, operato in solo un anno di attività. Il blog, senza pretesa alcuna,
credo abbia messo a confronto il
pensiero di ognuno e sia servito a mettere in discussione chi, con
coscienza, maturità e intelligenza ha voluto autonomamente riflettere rivedendo
atteggiamenti e
pensieri, modificando modi di pensare e di agire. E’ chiaro che non ha captato
le simpatie generali; a qualcuno è piaciuto, ad altri meno. Però, alla fine è
stato motivo di confronto con se stessi.
Ho sempre pensato che val sempre la pena mettere in atto
l’altruismo. Impegnarsi per il paese, la famiglia, gli amici, anche i
conoscenti. Spinti dal rammarico per fatti comuni che turbano, si è propensi ad
adoperarsi per far sì che nulla precipiti in situazioni ancor più incresciose,
ma possa risolversi in fatti positivi sintomo di inequivocabile rinascita. Un
risveglio di una coscienza che ispiri mentalità nuove adattabili ad azioni di
vero, produttivo, disinteressato e sincero rinnovamento. E così mi sono
ritrovato, a volte – dire spesso potrebbe sembrare presuntuoso – a colloquiare,
consigliare, “ammonire”, pienamente coinvolto nei problemi altrui. All’inizio
ho avuto la sensazione che l’interlocutore capisse, preoccupato si compenetrasse
in quelli che potessero essere i risvolti futuri, facesse ammenda e mostrasse
sintomi di ravvedimento .
Questo è stato il
momento in cui il mio io ne ha tratto maggiore soddisfazione; recuperare situazioni,
far comprendere a qualcuno errori
commessi, mentalità sorpassate, atteggiamenti inopportuni, esagerati, mi ha
ripagato da ogni fatica o tempo impiegato. Poi, mi sono accorto che il lavoro a
monte, fatto di tante discussioni, opposizioni, punti di vista opposti,
tentativi di convergenze e quanto altro, a volte si è infranto miseramente in
pretestuosi ragionamenti, distorte interpretazioni e, seppur ancor lontano dai
vecchi modi, ha finito per raggiungerli
rapidamente. E qui, diciamolo pure, la delusione mi ha attanagliato, il
personaggio mi è scaduto e il mio pensiero si è rivolto alle persone a lui
vicine incolpevoli o tanto ree da non essere riuscite a dire basta e troncare
sul nascere quello che prima, poteva essere vanagloria per una improbabile
ambizione, ma che rischia di diventare adesso un volontario quanto incosciente
tuffo nel precipizio.
Fortunatamente non è
stato sempre così. Qualcosa è cambiato, tanti gli atteggiamenti modificati,
adattati a una civile quanto fattiva convivenza e convergenza di un unico
intento: la rinascita di Racalmuto. Ne è valsa la pena.
Racalmutese Fiero
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