Molti,
erroneamente, la chiamano festa della donna, ma non è una festa. Penso, anzi,
non ci sia nulla da festeggiare. Non certo la violenza fisica, psicologica,
sessuale, economica, educativa, di cui ancora oggi è fatta oggetto la donna in
molte parti del mondo. Non certo la
violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato attraverso
condotte misogine. Il femminicidio, lo
stalking. La barbarie vive e cammina accanto a noi. Le cronache a questo
proposito ci raccontano storie orribili, che colpiscono le nostre coscienze.
Storie di brave ragazze perseguitate, uccise da ex fidanzati. Storie di mogli,
di compagne, di figlie, di sorelle che hanno in comune il fatto di aver voluto
decidere delle proprie vite. Ogni due
giorni, in Italia, viene uccisa una donna da chi, invece, dovrebbe amarla e
rispettarla. O lasciarla semplicemente vivere
in pace.
Nulla
da festeggiare quindi, ma RICORDARE sì.
Ancora oggi, in molte parti del mondo, i diritti garantiti alle donne non sono gli stessi che
vengono garantiti agli uomini. Accade in
Pakistan, Nigeria, Sudan, Arabia e molti altri paesi ancora. Anche in quei
paesi in cui le leggi assicurano uguaglianza e parità per entrambi i sessi,
come i paesi occidentali, vi è una
colpevole carenza nella loro
applicazione.
Ma
ricordare nella giusta maniera, oggi, sembra un esercizio difficile. Specialmente se, nel corso degli anni, è
prevalsa la tendenza a svilire,
banalizzare, adattare ogni cosa ad un uso non proprio “nobile”. Commerciale. La
nostra è una società gravemente affetta da consumismo e tende a trasformare
tutto in consumo. Una giornata da ricordare si deforma e diventa una festa da
pianificare. Il contorno diventa piatto principale. Materia per ristoranti,
pizzerie, pasticcerie e fiorerie che,
per l’occasione, trasformano anche l’umile e semplice mimosa nella regina dei
fiori(almeno nei prezzi). Un business. Una sorta di san Valentino bis per sole donne. Forse, quando l’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite istituì, nel 1997, la “Giornata Internazionale
della Donna”, riconoscendo l’urgenza di eliminare tutte quelle discriminazioni
che le impedivano una piena e paritaria partecipazione alla vita sociale e
civile , e ribadendo l’importanza del ruolo che riveste, non aveva in mente proprio
questo.
La
GIORNATA della donna è diventata quindi, per molti, la FESTA della donna. Da aggiungere a quella
della mamma, del papà…ecc… L’attenzione si allontana dalla condizione
femminile e si sposta sulla festa che si
risolve, solitamente, in una cena. Si
avverte il disagio di mancare un’occasione importante. Ma, come è possibile
che il tutto si riduca ad una cena,
rigorosamente “al femminile”, magari con
spettacolo a tema? Ancor di più colpisce
sapere di certi comportamenti. Alcune, in nome di un’apparente uguaglianza,
ne travisano il significato e scimmiottano nei comportamenti gli
esponenti del sesso opposto. Così facendo non acquistano o conquistano parità. Perdono soltanto la
loro peculiarità: l’essere donna. Sono le stesse a cui si sente dire che, se
una ragazza viene molestata e indossa la minigonna, se l’è cercata. La violenza NON HA e NON PUO’ avere
giustificazioni.
Nulla
in contrario alle cene, ovunque le si voglia fare, ma, non lasciamoci
distrarre. Per passare una serata assieme alle amiche non è certo necessario
aspettare l’8 marzo. Lo si può fare, e lo si fa, in qualsiasi momento. Non
bisogna invece perdere l’occasione per ribadire
l’importanza dell’applicazione e dell’osservanza di diritti conquistati e
pagati ad un prezzo altissimo. Sin dai tempi della caccia alle
streghe. I diritti sono delle tenere
piante da difendere e custodire affinché possano mantenersi vivi, crescere e
fortificarsi. Bisogna, se necessario, reclamarli ad alta voce, ricordarli a chi
tende a dimenticarli. Basilare il diritto alla vita e all’integrità
psico-fisica. La parità, scritta su di un pezzo di carta e non praticata, suona
come una tragica beffa. Una farsa. A
ricordare tutto questo, forse, passa anche la voglia di cenare. Che quest’anno l’otto marzo sia un
proficuo e fruttuoso Otto Marzo di riflessione per tutte le donne e gli uomini
di buona volontà.
Brigida Bellomo
LE DONNE
RispondiEliminaDonne che ci tirano fuori dai guai
Donne che non si arrendono mai
Donne che soffrono tanto
Poi all'improvviso il sorriso sostituisce il pianto
Donne che vengono maltrattate
Per cose che poi son cavolate
Donne piene d'amore
per questo hanno un gran cuore
Donne che tornando a casa
dovrebbero trovare tanto amore
e invece trovano solo dolore
Donne in cerca di speranza
Che sperano in una vacanza
Che sperano in una nuova vita e
in una gioia infinita
Autore: Domenico, 10 anni
La cosa più triste è la consapevolezza dell'ignoranza che ci circonda! Vedere vanificato, in banali cene e regali, ma soprattutto falsi auguri, il sacrificio DI VITE UMANE per difendere quella che chiamiamo DIGNITA'. Il problema sta nel volere a tutti i costi OMOLOGARSI a queste "usanze", che chissà quale idiota ha escogitato. Cosa ancor peggiore sono quelle "donne" che, come sopra, giustificano la violenza solo perché "indossando una minigonna se l'è cercata" e certo, se lo meritava!! Ma tu che oggi esci a festeggiare, sfiorando livelli pietosi nei discorsi più infimi, cosa hai in più di chi se l'è cercata??... Il nostro handicap è quello di essere ormai totalmente farciti di quello che ci propinano i media! Non siamo più capaci di scelte proprie, ma solo di seguire inutili mondanità!!!
RispondiEliminaSimona