mercoledì 13 febbraio 2013

La diaspora della banda di “l’armisanti”


Mentre lavoro al computer ascolto la radio;  quella mattina trasmettevano vecchie canzoni anni sessanta. Quando misero in onda quella di Ricky Shayne  “ uno dei MODS”,  il mio cervello è andato in tilt.  Luoghi, facce si accavallarono e quasi mi venne da piangere.
 
 “ Dopo dieci anni ho rivisto l’amico Bob”, recita la canzone, parla di una di quelle bande di Liverpool di moda in quegli anni.  Facevo parte anch’ io di una banda,  la banda di ”l’armisanti”.  Via delle anime sante è una traversa di via Roma che porta in aperta campagna, verso il passaggio a livello di “lu iudì”.
 
Il nostro territorio di guerra confinava con quelli di “lu carminu” con i quali avevamo buoni rapporti , li aiutavamo sempre contro quelli di “lu bastiuni” e quelli di “la guardia” con i quali eravamo perennemente in guerra.     Quante avventure, quante battaglie! Altro che la guerra dei bottoni, noi facevamo sul serio.  Tante volte sono tornato a casa con la testa rotta e mia madre disperata nel vedermi insanguinato mi gridava:  “ chi facisti la mamma?” e io puntualmente rispondevo “cadivu mammì”.   Stavamo insieme tutti i giorni, la strada era la nostra palestra di vita, dove abbiamo sviluppato gli anticorpi che ci avrebbero protetto  nella vita di tutti i giorni.
 
La diaspora dei componenti la banda di “l’armisanti” è iniziata dopo la scuola media.   Io per studiare ero costretto ad andare fuori paese  e a vivere in stanza in famiglia.   Quando l’estate tornavo per le vacanze apprendevo che qualcuno era partito:   Diego e Lillo Criminisi , erano andati a lavorare in Germania, come pure Nicolò e Lillo Buscarino, i fratelli Diego, Giovanni e Carmelo Bufalino si erano trasferiti in un paese ai confini con la Svizzera, Bilasino Emmanuele era andato a lavorare all’ospedale di Catania, altri in Canada e in Belgio; finiti gli studi, anch’ io per lavoro sono emigrato a Milano. Dopo dieci anni, come nella canzone di Ricky, ho sperato  di incontrare qualcuno di questi miei fratelli guerrieri, forse un giorno……….. .

                                                                                                               Roberto Salvo
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11 commenti:

  1. La banda di li Carminu, la più numerosa e più forte. Un affettuoso abbraccio
    Angelo Marchese

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  2. Caro amico "Roberto" molti non sanno come si facevano le guerre tra rivali "Bande dei quartieri".Erano i sassi che insanguinavano i nostri corpi. I giochi semplici " la mazza cu lu muzzu" un bastone più lungo che fermava il lancio dell'avversario di un pezzo di legno molto pioccolo e poi si misurava la distanza calibrata per vincere."La Tuortula" che girava sul palmo della mano o a terra lanciandola con la mano tramite un filo di spago che le dava l'energia necessaria alla rotazione concentrica, come una sorte di forza di attrito a una energia cinetica; il gioco con le piccole monete di rame da "dieci lire" giocando "a munti" che consisteva, per vincere, nel lanciare la moneta che non doveva oltrepassare una linea orizzontale disegnata a qualche metro di distanza da dove si faceva la battuta."a lu parmu" dove si lanciava la moneta a terra a distanza e il palmo della mano doveva coprire le due monete per vincere.A un gioco di squadra chiamato "a vinticincu e vidi ca viegniu" per saltare dopo una piccola rincorsa nel dorso dei compagni avversari che stavano chinati a formare una sorte di trenino piegati con il corpo a novanta gradi, e una volta sopra quando non resistevano più al peso, la parola "scarica canali" permetteva di liberarsi dal peso, ma si ritornava poco dopo a subire il peso degli avversari, se no se qualcuno toccava il pavimento faceva perdere la propria squadra e doveva stare giù a tenere addosso la squadra avversaria.Il gioco del nascondersi e battere in un punto preciso del muro dicendo il nome seguito da una frase come: "Roberto ti vitti ,tingolato", "Matteo, ti vitti tingolato" , turiddru, ti vitti tingolato", Maria, ti vitti tingolata, Rosa ti vitti tingolata". "Lilla, ti viti tingolata", ma si doveva cercare il posto dove si nascondevano i compagni di gioco e tornare in tempo, prima degli avversari nel punto di battuta, contando da uno a dieci coprendosi il viso.
    Non c'era il tabu dei giochi tra ragazza e giovanotto, si eravamo tutti compagni di gioco anche certe volte con malizia e sincero scherzo, e se ogni tanto si allungava una mano per sfiorare il "lato B", o il petto di una bambina adolescente di otto o nove anni,compagni di gioco,si arrivava qualche ciaffone , ma finiva tutto li. Era una forma di vita da palestra da strada.Le carrelle realizzate con una tavolozza in legno di forma rettangolare, con le tre ruote, cuscinetti di motore, con le palline e certe volte magari con rotelle di ferro provenienti dalle officine ferroviaria senza le palline ma che ci facevano divertire tanto.Le gare lungo le discese ripide, si sfecciava come saette.Ti Ringrazio Roberto SALVO, sono ritornato indietro di tanti anni.I miei figli non possono mai immagginare queste cose, li racconterop anche ai miei Nipoti, se mai arrivano.Era un'altro modo di vivere.Non c'era l'esigenza del motorino che si ha oggi già a 14 anni, noi a 14 anni eravamo già uomini. Ricordo che la domenica si andava ad affittarci la bicicletta "lu Zi Pasquali a la Matrici" ogni ora di nolo costava cinquanta liri. Poi l'avvento "dei motorini chiamato CIAO" andavano a Grotte li c'era "MUZZUNI" che l'affittava per centocinquantalire per ogni ora, erano senza le marce bastava dare gas con l'accelleratore e via si correva.Poi magari si tornava a Racalmuto a piedi o dal lato della strada provinciale " di lu patreterno" o dal lato "Di lu firriu stazioni" contenti e soddisfatti.Questo pero succedeva almeno mezzo secolo fà.
    Grazie ROBERTO.

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  3. Facevo parte della banda di lu carminu. Anche io sono tornato con la testa rotta a casa, grazie per avere risvegliato i miei ricordi. Oggi i ragazzi non vivono più in strada purtroppo, vedo i miei nipoti che si rimbecilliscono tutti i giorni davanti alla playstation.

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  4. Caro compagno guerriero Roberto, hai dimenticato di parlare della nostra jungla dove ci riunivamo nascosti dalle piante, dove mangiavamo la pianta del CALACITO e organizzavamo le spedizioni per andare a rubare le nespole, le ciliegie e li pumizza. Mi chiamo Lillo, ma tutti mi chiamavate Bonca. un grande abbraccio.

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    1. Carissimo fratello Bonca, ricordi? Per ben due volte ti ho sfidato per toglierti il titolo di vice capo, e purtroppo entrambe le volte mi hai battuto. Spero che sei ancora forte come allora. Ti abbraccio, Roberto

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  5. quanti bellissimi ricordi a l armisanti giocando a chi saltava piu lontano dal piccolo ponte,era per noi anche un luogo di caccia dove andavamo armati di flobert in cerca di qualche passero ,oppure essendo una discarica paravamo li ngagli miezzu lu fumieri,e ogni povero passero preso era una gioia che si provava e immancabilmente la sera finiva ni la brascera cu la carta oliata erano i tempi che si andava da toto vartuliddru a comprare 150 lire di salsiccia ( pi spinnu ) raccomandandocci di darcela abbunnata grazie roberto di avere risvegliato in me questi bei ricordi e complimenti per l articolo cordialissimi saluti giuseppe emmanuele

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    1. ciao lillo ( bonca ) c era ancora una figura di spicco riguardo la jungla , era carmelo cipolla che chiamavamo ( bomba ) un salutone a tuo fratello nino ( guara )quante volte gli ho prestato la mia vespa 50 pi ghiri a passari di la carusa a la baruna saluti a tuo fratello salvatore a tua sorella e penso con grande affetto a lu zi viciu tuo padre ,quando avevate i buoi in fondo del cortile sono peppe mastro bilasi e saluto con grande affetto te e tutta la tua famiglia ciao lillo . giuseppe emmanuele

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  6. Cari amici di "l'Armisanti". Sono il più piccolo e rispetto voi. Ma sono CARMELITANO. Sento elogiare tanto LILLO BONCA, ma chi è? Mi piacerebbe conoscere il passato del nostro paese, senza il quale, sono convinto, non può esserci futuro.
    Angelo Marchese

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  7. Caro Angelino, Lillo era il nostro portiere nella squadra di calcio di via Roma. Era così bravo nel tuffarsi senza paura alcuna che lo abbiamo chiamato Bonca, come il grande portiere Brasiliano, credo.

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    1. Grazie Roberto. Non sai la gioia che provo quando racconti questi fatti e anche quando Salvatore racconta i bei giorni trascorsi alla Noce o a Garamoli.
      Un forte abbraccio
      Angelo Marchese

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  8. Che bella rimpatriata :)

    Non facevo parte della banda,ricordo bene sia i giochi sia le guerre...

    Un saluto a tutti

    Liddu Pignatieddu

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