sabato 23 febbraio 2013

QUANTI PASTI AL GIORNO AI BAMBINI?

Numerosi ricerche internazionali sulle abitudini alimentari evidenziano che fino al 30% dei bambini salta la prima colazione. In Italia la colazione in genere si fa, ma male: secondo l’Istituto superiore di sanità, la percentuale dei bambini che non mangia appena svegli è relativamente bassa, pur con sensibili variazioni regionali (dal 6% in Veneto al 18% in Sicilia). Più di un quarto (il 28%), però, fa una colazione qualitativamente sbilanciata. Poco equilibrate anche le merende di metà mattino e del pomeriggio. È importante, invece, educare i bambini a fare 5 pasti al giorno, in modo che abbiano sempre energie a disposizione e non arrivino troppo affamati ai pasti principali. “La colazione deve fornire il 15-20% del fabbisogno giornaliero, il pranzo il 40%, la cena il 30%, mentre per gli spuntini basta solo il 5%” spiega il professore Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’ECOG, l’European Childhood Obesity Group.

Colazione, merenda, pranzo, spuntino pomeridiano, cena. Perché è così importante educare i bambini a mangiare 5 volte al giorno?

“Perché l’organismo umano non funziona come un’automobile: con l’auto si fa il pieno e poi si viaggia finché il carburante dura, mentre l’uomo, così come ogni mammifero, se assorbe in un unico pasto le calorie quotidiane le accumula, non le smaltisce e ingrassa. Per questo il fabbisogno calorico giornaliero va suddiviso in più pasti. Ma c’è una seconda ragione”.

Quale?

“Alcuni di questi pasti – e in particolare la colazione – hanno la funzione fondamentale di assicurare energie di pronto uso dopo ore di digiuno, quali quelle notturne. Nei bambini in età scolastica, poi, la colazione e la merenda di metà mattina sono importanti per evitare cali di rendimento sui banchi, mentre lo spuntino pomeridiano contribuisce a non arrivare alla cena con una fame eccessiva, che i più piccoli tenderebbero a soddisfare mangiando in maniera quasi compulsiva, senza dare al cervello la possibilità di avvertire i segnali di sazietà, aumentando così il rischio di obesità”.

Spesso le difficoltà maggiori i genitori le hanno la mattina. Come invogliare i bambini a mangiare appena svegli?

“Il modo migliore è dare l’esempio: se il bambino vede che il papà beve solo il caffè e che la mamma non prende nulla, sarà meno propenso a fare colazione. Spesso, però, la colazione si salta perché sono gli stessi genitori a dire di non avere tempo. È una scusa che non regge: basta apparecchiare la tavola la sera prima, perché per riscaldare e bere il latte non ci vogliono più di cinque minuti”.

Ma esiste la colazione ideale?

“No, non esiste. Certo, va benissimo quella all’italiana con latte o yogurt e un prodotto da forno, ma non a tutti i bambini piace il dolce, quindi bisogna assecondarli nei gusti”.

E se i bambini si rifiutano proprio?

“Non tutti i bambini riescono a mangiare subito, ma hanno bisogno di ‘svegliarsi bene’. In questi casi la colazione si potrebbe frazionare in due momenti, dando a casa il latte o anche un succo di frutta e rimandando i biscotti o la fetta di ciambellone magari lungo il tragitto verso la scuola”.

Che regole vanno invece seguite per il pranzo e per la cena?

“Le porzioni naturalmente variano a seconda dell’età e da bambino a bambino, ma è bene che ci siano sempre frutta e verdura e che si segua una certa varietà sia nei pasti giornalieri che nella dieta settimanale. Questo è anche un modo per non ripetere eventuali errori nella composizione dei pasti e mitigarne gli effetti”.

Quali altri errori bisogna evitare?

“L’errore più diffuso, che facciamo tutti a causa dei ritmi di una società obesiogena, è rendere la cena il pasto principale della giornata. Ciò comporta un sovraccarico di calorie, che non vengono bruciate e si trasformano in grasso”.

E di pomeriggio che devono mangiare i bambini?

“Devono mangiare poco e sano, in modo da arrivare a quel 5%. Lo spuntino può essere un frutto, uno yogurt, un piccolo panino con prosciutt, o perfino con salame o mortadella, se il bambino non ha problemi di peso”.

Prof. Andrea Vania
Pediatra
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