domenica 18 novembre 2012

MAI DIRE CLANDESTINO


Domani, 19 novembre, al Castello Chiaramontano, il seminario dal titolo: “Mai dire clandestino”, organizzato da Malgrado Tutto.

Il nostro non è un Paese razzista.. Non c’è dubbio tuttavia, che vi siano state, a volte, delle intolleranze verbali verso chi, per fuggire a una guerra, alla miseria o alla oppressione, ha deciso di espatriare e fissare la dimora in questi nostri luoghi.

Del resto, tutta l’Italia non può essere definita una nazione xenofoba, anche se, schieramenti politici del nord hanno fatto della lotta contro l’immigrazione un obiettivo pretestuoso, finendo poi per privilegiare altri temi. Tuttavia c’è una  stigmatizzazione dello straniero e un disagio prodotto dal faticoso impatto tra residenti e immigrati. Qui sta il nodo cruciale dell’intero problema.

Una preoccupazione collettiva nei confronti dello straniero, tanto più in una fase di acuta crisi economica, è un sentimento, per certi versi spiegabile:  erroneamente si pensa che lo straniero tolga lavoro ai residenti in una realtà marcata profondamente dalla crisi occupazionale. In verità, gli stranieri che giungono nel nostro paese, si adattano a svolgere lavori che, noi residenti, rifiutiamo di svolgere. C’è inoltre, una questione di linguaggio che, separando due opposti fratelli, favorisce il termine  per l’identificazione di chi è in posizione, in maniera supponente, di inferiorità: clandestino. Un meccanismo, a volte istintivo che porta l’uomo al rifiuto del nuovo o del diverso. Quello che succedeva, ad esempio, negli anni sessanta con i nostri migranti , forzati a cercare lavoro al nord e mortificati nella loro dignità di uomini nel leggere i cartelli affissi negli usci dei bar: “vietato l’ingresso a meridionali e cani”.  Vengono chiamati clandestini quanti sbarcano sulle nostre coste e mostrano i loro volti alla curiosità dei residenti e di noi tutti, privi di ogni cosa e totalmente disarmati,  semi nudi, febbricitanti e comunque assolutamente inermi. Per questi esseri umani, abusiamo troppo spesso del termine clandestino. Che fa pensare, soprattutto, a una  figura  che agisce nell’ombra e, dalla quale, ci sentiamo minacciati.

Racalmutese Fiero

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