martedì 12 giugno 2012

Più forte dei mitra


In paese pochi la conoscono, pochissimi ne hanno sentito parlare, se cercate su Google la trovate associata all’ospedale di un paese del nisseno. Eppure è nostra concittadina, appartenente ad una speciale genia di racalmutesi. Già! Racalmuto, prima ancora che di altre categorie più remunerative a parlarne e a scriverne, è terra di eretici e di santi. Ma, al di là delle categorie e dei giudizi religiosi, vogliamo ricordare una figura straordinaria per indurci a riflettere che la vita non solo privata ma anche pubblica ha il senso che noi le diamo; che vogliamo darle, nonostante tutto.

            Nata a Racalmuto il 7 novembre 1914 da genitori di modeste condizioni economiche, condizioni che con i nostri parametri di oggi definiremmo povertà ma allora erano condizioni diffuse di dignitosa sopravvivenza,  suor Cecilia, al secolo Angela Basarocco, crebbe nel clima tipicamente e mediamente religioso dei nostri piccoli centri agricoli.

            Fin da ragazza manifestò una particolare sensibilità per le pratiche religiose e disponibilità ad aiutare il prossimo: “segni” evidenti di una autentica vocazione religiosa. Fu accolta come probanda nella Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, fondata da Don Pietro Bonilli. Senza eccessivi ripensamenti, emise i voti definitivi alla fresca età di ventun anni.

            In sintonia con le finalità della Congregazione, spese tutta la sua esistenza nell’Ospedale di Niscemi dove svolse il suo ministero di consacrata. Attività che letteralmente la consumò. A Niscemi ancora oggi dire suor Cecilia è come dire “Ospedale”. La sua vita si identifica con l’Ospedale in tutte le varie fasi che la struttura ospedaliera ha attraversato: dall’Ospedale-infermeria privo di ogni basilare servizio a quello odierno efficiente e spazioso, dal ricorso alle fontanelle per il rifornimento idrico alla gestione di macchinari sofisticatissimi.  Oltre cinquant’anni di presenza assidua e ininterrotta, fatta di fedeltà e fatica quotidiana, l’hanno resa un simbolo. Episodi di fede e di coraggio alimentano la sua leggenda.

            L’episodio di coraggio. Siamo nel 1943. Sbarcati gli americani a Gela, alcuni soldati tedeschi trovano rifugio nell’Ospedale di Niscemi: qui suor Cecilia era rimasta sola a soccorrere tanti feriti militari e civili, fra i pericoli delle incursioni aeree. Tutti gli altri erano fuggiti tentando di mettersi al sicuro. Scoperti dai soldati americani, i tedeschi divennero mira dei loro fucili mitragliatori, destinati a immediata carneficina. Suor Cecilia, che era un donnone, irruppe senza pensarci due volte e col suo corpo fece scudo ai tedeschi, gridando in faccia ai soldati che tenevano i mitra spianati: “Non è possibile! Non è giusto!”. Nessuno comprese  le parole, ma gli anglo-americani avvertirono la forza morale di quel gesto, e rinunziarono all’impresa.

            L’episodio di fede. Risale alle circostanze della sua morte: epilogo luminoso di tutte le sue virtù. Qualche mese avanti l’anniversario del cinquantenario di professione religiosa, il corrispettivo delle “nozze d’oro” per le persone sposate, si manifestarono in suor Cecilia le avvisaglie di un male incurabile. Nonostante ciò, si celebrò la lieta ricorrenza il 25 marzo 1985. Suor Cecilia, dissimulando la mortale angoscia, offrì all’altare un vassoio con i “ferri” a lei tanto familiari. Il giorno successivo, col riserbo che le era proprio, in gran segreto si sottopose all’intervento chirurgico. Fu operata proprio con gli stessi ferri che aveva offerti il giorno avanti durante la messa, nella stessa sala dove aveva assistito centinaia di pazienti. Volle apparecchiare la sala operatoria con le sue stesse mani.

            Morirà poco più di un anno dopo, il 20 ottobre 1986.

            Di questa suora, che si vedeva poco nel suo paese d’origine, che ha voluto essere seppellita nella “sua” Niscemi, si può dire ciò che è stato scritto sugli ultimi momenti di vita di San Giuseppe Calasanzio: “Non mai si vide Giuseppe tanto giulivo, e contento, che in quest’ultima infermità, che dovea rompere i lacci della sua spoglia. Non sapea saziarsi di parlar sempre di Dio, e della gloria del paradiso”.

La suggestiva citazione ricade nello stile agiografico, è vero, ma in tempi così poco propensi all’agiografia  classica ci è parso opportuno rievocare un inedito personaggio sicuramente “positivo” attraverso alcuni fatti per meditarci su, consapevoli che a ben altre “agiografie” ci hanno  abituato o vorrebbero abituarci opportunisti pennivendoli e uomini di spettacolo.

Ma anche per un paventato timore abbiamo voluto ricordare suor Cecilia Basarocco: non vorremmo che  in tempi di ristrettezze economiche e “razionalizzazione della spesa”, il dimensionamento o la cancellazione delle piccole strutture ospedaliere cancellasse l’ospedale di Niscemi polo d’eccellenza e la memoria di suor Cecilia a cui esso è intestato.  Come è avvenuto già da tanto per l’ospedale di Racalmuto e del suo fondatore Ferdinando Martino.


                                                                                               Piero Carbone
                                                                       
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14 commenti:

  1. Madre Angela, così la chiamavo, l'ho conosciuta. Una grande donna con una profonda fede.
    Maria Carmela

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  2. Piero Carbone ci porta a conoscenza di personaggi e fatti poco noti o sconosciuti, dimostrando una profonda conoscenza di Racalmuto.
    Giovanni

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  3. Piero tira sempre dal cilindro qualcosa di veramente interessante.

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  4. Complimenti sempre, Piero!
    Angelo

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  5. Mi ritrovo a pensare ogni settimana: vediamo cosa scriverà Piero Carbone.
    Mi piace leggere i suoi post
    Maria Luisa

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  6. Mi complimento con il prof Carbone che con i suoi articoli arricchisce un blog già interessante.
    Lia

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  7. Grazie Piero.Il paese ha bisogno di conoscere che qualche compaesano è capace di gesti simili, di aver vissuto onestamente per il prossimo.

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    1. Grazie Angelo per il commento.
      Il blog è sempre a disposizione per i tuoi interessantissimi articoli.
      Piero Carbone e il sottoscritto, ne saremmo ben lieti.
      A presto
      Salvatore Alfano

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  8. Una piacevolissima testimonianza inedita di Piero Carbone. Uno scritto che inorgoglisce quanti sentono di appartenere a questo paese.
    Vincenzo

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  9. aspettando l'eretico.grazie per questa bella storia
    Lillo Mendola

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  10. Bello questo articolo di Piero Carbone sulla vita di Suor Cecilia Basarocco, donna ricca di umanità e coraggio.
    Assunta

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  11. La Sicilia, ricca di contraddizioni e di contrasti, è costellata di persone di questo spessore, che spesso sono offuscati da ben altra gente. Grazie Piero, che ci racconti di tanta eccellenza!
    Aurelio

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  12. Mi piace l'impostazione: a proposito del "tenace concetto" di cui Sciascia parlò a proposito e di cui tanti parlano a sproposito:

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  13. Grazie per avermi dato l'opportunità di conoscere questa grande Compaesana onore e privilegio della nostra amata terra che vanta le origini di Padre Giuseppe Elia Lauricella.
    Maria Lauricella

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